Materiale per la celebrazione della Giornata e del tempo di Quaresima

Il 24 marzo 2025 celebriamo la trentatreesima Giornata dei Missionari Martiri. In questo giorno vogliamo ricordare in particolare tutte le missionarie e i missionari che hanno donato la propria vita nell'annuncio del Vangelo e nel servizio ai prossimi.

In questa giornata di preghiera e di solidarietà, la loro testimonianza di vita vissuta alla luce della Parola incarnata nella quotidianità delle genti con cui l’hanno condivisa, ci richiama a vivere la nostra fede con autenticità. L’esempio dei tanti missionari, testimoni di una vita piena, ci incoraggia nel rinnovare il nostro impegno nell’aiuto ai più bisognosi, nella lotta alle ingiustizie e nel prendere posizione davanti a atti di prepotenza, ricordandoci che anche nelle situazioni umane più drammatiche può accendersi una luce di Speranza.

Video testimonianze

Questo giorno in cui tutta la comunità ricorda i propri missionari caduti coincide con il giorno dell’uccisione di San Oscar Romero, Arcivescovo di San Salvador, avvenuta nel 1980. Il suo impegno accanto al popolo salvadoregno in lotta contro un regime indifferente alle condizioni dei più deboli e dei lavoratori e la sua figura così vicina e attenta agli ultimi, lo resero un punto di riferimento. La sua figura affascina ancora oggi i giovani, perché capace di incarnare un simbolo di una vita cristiana attenta alla preghiera e alla Parola, così come all’attenzione per le sorelle e i fratelli rimasti ai margini della società.

Dal suo esempio il Movimento Giovanile Missionario, oggi Missio Giovani, lanciò l’idea di istituire la Giornata dei Missionari Martiri per ricordare tutti coloro che mettono la propria vita al servizio del Vangelo e degli ultimi.

20250318MartiriIn questo anno abbiamo scelto come tema della giornata “Andate e invitate”, in riferimento al brano del Vangelo di Matteo che ci ha accompagnato durante tutto l’ottobre missionario. Nella parabola raccontata da Gesù, questo rappresenta un comando che il re dà ai suoi servi nel momento in cui gli invitati non si presentano al banchetto e quindi decide di invitare tutti, anche coloro che stanno ai crocicchi delle strade. In particolare, la sottolineatura dei due verbi “andate” e “invitate” ci ricorda che, sull’esempio dei missionari, “la missione è un andare instancabile verso tutta l’umanità per invitarla all’incontro e alla comunione con Dio. Instancabile! Dio, grande nell’amore e ricco di misericordia, è sempre in uscita verso ogni uomo per chiamarlo alla felicità del suo Regno, malgrado l’indifferenza o il rifiuto” (Messaggio del Santo Padre Francesco per la XCVIII Giornata Missionaria Mondiale 2024).

La foto scelta per il manifesto della Giornata dei Missionari Martiri è stata scattata da Padre Dario Dozio in un villaggio della Costa d’Avorio e ci racconta proprio questo: quello che vediamo è l’immagine di un offertorio durante la celebrazione eucaristica, fatto delle cose essenziali per la vita di ogni giorno e questo ci ricorda come i missionari offrono la loro vita in modo da dare a ciascuno l’essenziale. La frutta, la verdura e il cibo che vediamo donati sotto l’altare vengono condivise con la comunità, proprio come i missionari condividono la loro vita e l’essenzialità della quotidianità con le persone che hanno accanto. Ognuno nella comunità, nonostante il contesto umile e difficile, ha contribuito portando come offerta qualcosa di essenziale per la loro vita e frutto del lavoro quotidiano della terra di ciascuno. Nella condivisione anche di poco, tutti avranno l’essenziale per vivere. Un gesto di una vera offerta della comunità, per noi un simbolo di un servizio missionario che si dona per la vita di tutti e si arricchisce nella condivisione con gli altri.

Quest’immagine di un offertorio così vivo e ricco ci richiama a una essenzialità nella nostra vita, il cui centro è Cristo, per il quale i missionari e le missionarie scelgono di condividere la vita con i popoli e donarla nello spezzare la Parola e la quotidianità insieme a chi è dimenticato, oppresso o emarginato.

Nel cammino di questa Quaresima, accompagnati dai tanti missionari testimoni del Vangelo, insieme vogliamo ricordarli nella preghiera, impegnarci nelle nostre realtà alla luce del loro esempio e offrendo anche noi un contributo concreto frutto del nostro digiuno, per sostenere progetti di assistenza e sviluppo lì dove mancano le opportunità per un futuro più chiaro e dignitoso.

* Elisabetta Vitali è Segretaria nazionale Missio Giovani.

Materiale per la preghiera e l’animazione della Giornata

Veglia missionari martiri 2025

Adorazione Eucaristica

Via Crucis 

Missionari uccisi nel 2024_ Dossier Fides

Locandina con banner scrivibile

Progetto 117_CUBA: “Giovani missionari, seminatori di speranza

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Mons. Oscar Romero

Otto sacerdoti e cinque laici. Il maggior numero in Africa e America.

«Possiamo domandare: come avete fatto a sopportare tanta tribolazione? Ci diranno questo che abbiamo sentito in questo brano della seconda Lettera ai Corinzi: “Dio è Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione. È stato Lui a consolarci!”».

Abbiamo scelto le parole che Papa Francesco ha pronunciato nella Cattedrale di Tirana durante il suo Viaggio Apostolico in Albania del 2014 per introdurre il consueto report annuale dell’Agenzia Fides sui missionari e gli operatori pastorali uccisi nel mondo nel 2024.

Come accade oramai da tempo, l’elenco annuale proposto da Fides non include solo i missionari e le missionarie ad gentes in senso stretto, ma considera le definizioni di “missionario” e “missionaria” in un orizzonte più ampio e punta a registrare tutti i cattolici coinvolti in qualche modo nelle opere pastorali e nelle attività ecclesiali che morti in modo violento, anche se non espressamente “in odio alla fede”.

Per questo si preferisce non usare il termine “martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimoni”, per non entrare in merito al giudizio che la Chiesa potrà eventualmente dare su alcuni di loro attraverso i processi di canonizzazione.

I numeri

Nel 2024, stando ai dati verificati dall’Agenzia Fides, nel mondo sono stati uccisi 13 “missionari” cattolici, di cui 8 sacerdoti e 5 laici. Anche quest’anno in Africa e in America si registra il numero più alto di operatori pastorali uccisi: cinque in entrambi i continenti. Negli ultimi anni sono l’Africa e l’America ad alternarsi al primo posto di questa tragica classifica.

Nel dettaglio, in Africa sono stati uccisi in tutto 6 uomini (2 in Burkina Faso, 1 in Camerun, 1 nella Repubblica Democratica del Congo e 2 in Sud Africa), 5 in America (1 in Colombia, 1 in Ecuador, 1 in Messico e 1 in Brasile) e due in Europa (1 in Polonia e 1 in Spagna).

Dossier a cura di Fabio Beretta

Come evidenziano le informazioni, certe e verificate, sulle loro biografie e sulle circostanze della morte, i missionari e gli operatori pastorali uccisi non erano sotto i riflettori per opere o impegni eclatanti, ma operavano dando testimonianza della loro fede nella ordinarietà della vita quotidiana, non solo in contesti segnati dalla violenza e dai conflitti.

Le notizie sulla vita e sulle circostanze in cui è avvenuta la morte violenta di queste persone ci offrono immagini di vita quotidiana, in contesti spesso contrassegnati dalla violenza, dalla miseria, dalla mancanza di giustizia. Si tratta spesso di testimoni e missionari che hanno offerto la propria vita a Cristo fino alla fine, gratuitamente.

Tra gli operatori pastorali uccisi nel 2024 figurano anche Edmond Bahati Monja, coordinatore di Radio Maria/Goma, e Juan Antonio López, coordinatore della pastorale sociale della Diocesi di Truijllo e membro fondatore della pastorale di ecologia integrale in Honduras.

Edmond, che viveva in una zona del Nord Kivu scossa dall’avanzata del gruppo armato M23, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco da un gruppo di uomini armati vicino alla sua casa nel distretto di Ndosho, alla periferia di Goma. L’esercito regolare congolese, per accrescere le difese della città, ha stretto alleanze di circostanza con altri gruppi armati ed ha fornito armi anche a alcune milizie denominate Wazalendo (“Patrioti” in Swahili). La presenza di gruppi armati irregolari ha però accresciuto i crimini violenti all’interno di Goma, con rapine e omicidi all’ordine del giorno. Il caso dell’uccisione di Edmond Bahati, coinvolto in inchieste su questioni locali e su questi gruppi armati, è legato anche alla passione con cui conduceva il suo lavoro. In due anni sono almeno una decina gli operatori dei media assassinati a Goma e dintorni. Bahati aveva effettuato inchieste sulle violenze dei gruppi armati nella regione.

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Un fermo immagine dal Video sulla vita di Juan Antonio López, ambientalista assassinato in Honduras

Juan Antonio López, invece, era noto per il suo impegno per la giustizia sociale, e attingeva forza e coraggio dalla sua fede cristiana. Il crimine è avvenuto poche ore dopo una conferenza stampa in cui, insieme ad altri leader della comunità, aveva denunciato i presunti legami tra membri dell’amministrazione comunale di Tocoa e la criminalità organizzata. L’omicidio di López si inserisce in un contesto di crescente repressione contro i difensori dei diritti umani in Honduras. Papa Francesco, durante l’Angelus del 22 settembre, ha sottolineato l’importanza di proteggere coloro che difendono la giustizia. “Mi unisco al lutto di quella Chiesa e alla condanna di ogni forma di violenza”, ha detto. “Sono vicino a quanti vedono calpestati i propri diritti elementari e a quelli che si impegnano per il bene comune in risposta al grido dei poveri e della terra”, ha aggiunto il Pontefice, ricordando l’eredità di López come uomo di fede che ha dato la vita per gli altri.

Dal 2000 al 2024 il totale dei missionari e operatori pastorali uccisi è di 608. «Questi fratelli e sorelle possono sembrare dei falliti, ma oggi vediamo che non è così. Adesso come allora, infatti, il seme dei loro sacrifici, che sembra morire, germoglia, porta frutto, perché Dio attraverso di loro continua a operare prodigi, a cambiare i cuori e a salvare gli uomini» (Papa Francesco, 26 dicembre 2023, festa liturgica di Santo Stefano protomartire)

Originalmente pubblicato in: www.fides.org

Ogni volta che pensiamo o parliamo dei santi, l'idea che ci viene in mente è quella di eroi. Consideriamo i santi come eroi, e giustamente. È tuttavia importante differenziare il concetto mondano di eroismo da quello cristiano, se vogliamo attribuire correttamente le giuste qualità ai nostri fratelli e sorelle che sono in cielo.

Per cominciare, il concetto di eroismo è stato utilizzato per la prima volta in campo etico da Aristotele. Fu propagato nel cristianesimo da Sant'Agostino, che lo applicò ai martiri. I martiri furono chiamati eroi perché scelsero di morire invece di peccare. In questo modo, hanno sconfitto il diavolo. In altre parole, la capacità dei martiri di superare la tentazione di voler salvare la propria vita ad ogni costo era paragonata alla sconfitta delle forze del male sempre determinate a portare fuori strada le persone. Per questo i santi erano considerati vincitori.

Con la fine delle persecuzioni, altre persone, che non erano state martiri, iniziarono a essere associate al martirio. Il fatto di vivere correttamente la vita cristiana e quindi di superare le proprie debolezze faceva sì che i cristiani comuni fossero in qualche modo martiri. Venivano chiamati confessori. Si trattava di persone che, a differenza dei martiri che avevano testimoniato Cristo attraverso la loro morte, testimoniavano Cristo attraverso la loro vita virtuosa.

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Purtroppo, il fatto che il concetto di eroismo sia stato ripreso dal contesto pagano comportava molti rischi. Ad esempio, come era possibile paragonare i martiri e gli altri santi agli eroi pagani, la maggior parte dei quali erano considerati eroi per il loro potere di distruzione dei nemici, per la loro vendetta sui precedenti oppressori e per la loro forza di eliminare gli avversari?

In secondo luogo, l'idea degli eroi rischiava di allontanare i santi dalla vita ordinaria dei cristiani. A volte si rischiava di elevare i santi ad altezze irraggiungibili, isolandoli dalla fraternità cristiana. In questo modo quasi si mitizzavano i santi. Peggio ancora, questo concetto di eroismo metteva in ombra l'essenza della santità dei cristiani comuni, presentando l'idea che per essere santi bisognava fare cose straordinarie invece di vivere una vita cristiana ordinaria, aperta e generosa alla grazia di Dio. Questa visione delle cose non facilitava la fruizione della santità. Al contrario, la faceva apparire come un dono inimitabile e con meno significato per la vita dei poveri peccatori.

Lo sfondo del concetto neotestamentario di santità ed eroismo, tuttavia, è diverso dall'eroismo pagano. L'eroe cristiano è colui che, nello sforzo di seguire Gesù, è capace di rinnegare sé stesso, prendere la propria croce ogni giorno e seguire Cristo (Lc 9,23). Il cristiano appartiene a Cristo (Fil 3,12). La sua vita è un mistero di comunione con Cristo. Ogni cristiano è crocifisso con Cristo nel battesimo. La morte di Cristo sulla croce è stata un segno di quanto ci ha amato. Oggi, gli eroi cristiani sono coloro che sono in grado di amare Cristo e i suoi fratelli e sorelle nello stesso modo in cui lui ha amato. Quindi, per essere eroi nel nostro tempo, dobbiamo fare due cose.

In primo luogo, dobbiamo valorizzare la "quotidianità" o la vita di ogni giorno. È facile vivere pienamente e con gioia brevi momenti belli della nostra fede, solo come "un fuoco del momento". Altra cosa è invece vivere il nostro impegno cristiano quotidiano ogni giorno, ogni settimana, ogni mese e per anni. È per questo che Gesù ha parlato di prendere la nostra croce ogni giorno. Richiede costanza, una pazienza duratura e una determinazione incrollabile. È questo il senso della fedeltà.

In secondo luogo, per essere veri eroi in senso cristiano, dobbiamo andare oltre la pratica comune di ogni altro cristiano, nel vivere le virtù cristiane. Il piccolo passo al di là della pratica comune indica l'effetto dello Spirito Santo in noi, perché mostra ciò che non avremmo potuto raggiungere con le nostre capacità. In altre parole, andare oltre la pratica comune di ogni altro cristiano, richiede la collaborazione con lo Spirito del Signore. Chiediamo al Signore di continuare a ispirare le nostre vite per essere eroi cristiani del nostro tempo.

* Padre Jonah M. Makau, IMC, frequenta il corso in Cause dei Santi, a Roma.

Nella Quaresima i cristiani di Roma hanno la possibilità di rivivere la Via Crucis di Gesù verso Gerusalemme in sintonia con la crisi climatica e il grido della Terra, particolarmente con i martiri della Panamazzonia.

Venerdì 15 marzo alle ore 15.30, nel Giardino Laudato Si’ delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret (via Santa Maria in Cosmedin 5), vicino alla Bocca della Verità a Roma, si svolgerà la Via Crucis missionaria “Martiri della Terra”: l'esperienza panamazzonica, tenuta in diverse lingue (italiano, portoghese, spagnolo, francese, inglese) per facilitare la partecipazione di diverse comunità, Congregazioni religiose, Istituzioni, Organismi di volontariato internazionale, gruppi, associazioni e movimenti. L'iniziativa è promossa dalla Commissione Uisg – Usg Giustizia, Pace e Integrità del Creato (Gpic), dall’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese della diocesi di Roma, Terra e Missione e Movimento Laudato Si’.

Nell'occasione sarà inaugurata la Mostra "Passione Amazzonia" con l’esposizione dei disegni di Padre Ezechiele Ramin, ucciso in Brasile il 24 luglio 1985.  In esposizione 12 pannelli che alternano le immagini della Passione di Cristo alle scene di vita dei popoli dell’Amazzonia. La Mostra, a cura di Terra e Missione, della famiglia Ramin e della famiglia comboniana, la settimana prossima sarà visitabile all'Università Auxilium delle Salesiane, via Cremolino, 141 Roma e poi sarà trasferita nella diocesi di Porto-Santa Rufin.

20230312ViaCrucis2A pochi giorni dalla 32esima Giornata dei missionari martiri, il prossimo 24 marzo, numerosi sono gli appuntamenti organizzati nelle diocesi di Roma e di Porto-Santa Rufina per ricordare il sacrificio di Ezechiele Ramin, detto Lele, e di quanti hanno abbracciato nella vita la croce del martirio in missione per la Casa Comune. Quindi, sabato 23 marzo dalle 9 alle 13, alla Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium” si svolgerà il convegno “Custodi del giardino”, che sarà incentrato sul tema “I martiri della giustizia ambientale e lo sfruttamento delle risorse”.

Memoria dei martiri

Percorrendo il cammino di Gesù, insieme ad aspetti della realtà e dei diritti violati in Amazzonia, le 15 stazioni della Via Crucis missionaria fanno memoria di 13 martiri della Panamazzonia: Marçal de Souza Guarani, Josimo Moraes Tavares, Vicente Cañas, Ines Arango, Galdino Pataxó, Alcides Jimenez, Dorothy Stang, Alejandro Labaka, Oscar Romero, Ezechiele Ramin, Rodolfo Lunkenbein, Simão Bororo e Chico Mendes.

Nel testo di presentazione gli organizzatori spiegano le motivazioni dell'iniziativa: “Abbiamo preparato questa Via Crucis come segno speciale per vivere il cammino intrapreso da Gesù per rappresentare il modo in cui Cristo si incarna attualmente nel territorio e nella sua gente, riuscendo a vivere, morire e risuscitare nella regione panamazzonica. La speranza pasquale della risurrezione di Cristo nella Panamazzonia, nella Chiesa e in ciascuno dei nostri cuori si rinnovi con i passi che compiremo oggi”.

Questa celebrazione della Via Crucis riprende il lavoro portato avanti dall’équipe della “Casa Comune” nata in occasione del Sinodo per l’Amazzonia nel 2019. Apprezziamo il cammino percorso da quando Papa Francesco ha pubblicato l’Enciclica Laudato Si’ (2015), ha voluto lo svolgimento del Sinodo sull’Amazzonia e pubblicato l’esortazione Querida Amazonia (2019), ha indetto l’anno speciale del 5° anniversario della Laudato Si’ (2020), ha stimolato il lancio della Piattaforma di iniziative Laudato Si’ (2021), ha voluto che la Santa Sede firmasse il trattato di Parigi sul clima (2022), ha pubblicato Laudate Deum (2023) e si è coinvolto direttamente nella COP28 a Dubai (2023).

Insieme ai Martiri della Terra, “ricordiamo insieme il cammino percorso da Gesù, e possiamo immaginarlo camminare al nostro fianco, attraversando ogni situazione dolorosa della nostra Panamazzonia, affinché, ispirati dalla sua parola, sappiamo individuare i nuovi cammini per la nostra Chiesa”.

* Redazione con informazione dall’équipe "Casa Comune" e del sito della Diocesi di Roma.

Di seguito, pubblichiamo il testo integrale della Via Crucis missionaria “Martiri della Terra” (Italiano)

 

 Via Crucis missionaria “Martiri della Terra” (Spagnolo)
Via Crucis missionaria “Martiri della Terra” (Portughese)

 

Cari fratelli e sorelle!

Queste parole appartengono all’ultimo colloquio di Gesù Risorto con i suoi discepoli, prima di ascendere al Cielo, come descritto negli Atti degli Apostoli: «Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (1,8). E questo è anche il tema della Giornata Missionaria Mondiale 2022, che come sempre ci aiuta a vivere il fatto che la Chiesa è per sua natura missionaria. 

Fermiamoci su queste tre espressioni-chiave che riassumono i tre fondamenti della vita e della missione dei discepoli: «Mi sarete testimoni», «fino ai confini della terra» e «riceverete la forza dallo Spirito Santo».

1. «Di me sarete testimoni» 

È il punto centrale, il cuore dell’insegnamento di Gesù ai discepoli in vista della loro missione nel mondo. Tutti i discepoli saranno testimoni di Gesù grazie allo Spirito Santo che riceveranno: saranno costituiti tali per grazia. Ovunque vadano, dovunque siano. L'identità della Chiesa è evangelizzare.

La forma plurale sottolinea il carattere comunitario-ecclesiale della chiamata missionaria dei discepoli. Ogni battezzato è chiamato alla missione nella Chiesa e su mandato della Chiesa: la missione perciò si fa insieme, non individualmente, in comunione con la comunità ecclesiale e non per propria iniziativa. Non a caso il Signore Gesù ha mandato i suoi discepoli in missione a due a due; la testimonianza dei cristiani a Cristo ha un carattere soprattutto comunitario. Da qui l’importanza essenziale della presenza di una comunità, anche piccola, nel portare avanti la missione.

Ai discepoli è chiesto di vivere la loro vita personale in chiave di missione: sono inviati da Gesù al mondo non solo per fare la missione, ma anche e soprattutto per vivere la missione a loro affidata; non solo per dare testimonianza, ma anche e soprattutto per essere testimoni di Cristo. I missionari di Cristo non sono inviati a comunicare sé stessi, a mostrare le loro qualità e capacità persuasive o le loro doti manageriali. Hanno, invece l'altissimo onore di offrire Cristo, in parole e azioni, annunciando a tutti la Buona Notizia della sua salvezza con gioia e franchezza, come i primi apostoli.

Perciò il vero testimone è il “martire”, colui che dà la vita per Cristo, ricambiando il dono che Lui ci ha fatto di Sé stesso. «La prima motivazione per evangelizzare è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, l’esperienza di essere salvati da Lui che ci spinge ad amarlo sempre di più» (Evangelii gaudium, 264).

Infine, a proposito della testimonianza cristiana, rimane sempre valida l’osservazione di San Paolo VI: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni» (Evangelii nuntiandi, 41). Perciò è fondamentale, per la trasmissione della fede, la testimonianza di vita evangelica dei cristiani.

Nell'evangelizzazione, perciò, l'esempio di vita cristiana e l'annuncio di Cristo vanno insieme. L'uno serve all'altro. Sono i due polmoni con cui deve respirare ogni comunità per essere missionaria. Esorto pertanto tutti a riprendere il coraggio, la franchezza, quella parresia dei primi cristiani, per testimoniare Cristo con parole e opere, in ogni ambiente di vita.

2. «Fino ai confini della terra» 

Esortando i discepoli a essere i suoi testimoni, il Signore risorto annuncia dove essi sono inviati: «A Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra» (At 1,8). Emerge ben chiaro qui il carattere universale della missione dei discepoli. Si mette in risalto il movimento geografico "centrifugo", quasi a cerchi concentrici, da Gerusalemme, considerata dalla tradizione giudaica come centro del mondo, alla Giudea e alla Samaria, e fino "all'estremità della terra". Esso ci dà una bellissima immagine della Chiesa "in uscita" per compiere la sua vocazione di testimoniare Cristo Signore, orientata dalla Provvidenza divina mediante le concrete circostanze della vita. 

L’indicazione “fino ai confini della terra” dovrà interrogare i discepoli di Gesù di ogni tempo e li dovrà spingere sempre ad andare oltre i luoghi consueti per portare la testimonianza di Lui. Malgrado tutte le agevolazioni dovute ai progressi della modernità, esistono ancora oggi zone geografiche in cui non sono ancora arrivati i missionari testimoni di Cristo con la Buona Notizia del suo amore. D’altra parte, non ci sarà nessuna realtà umana estranea all’attenzione dei discepoli di Cristo nella loro missione. La Chiesa di Cristo era, è e sarà sempre “in uscita” verso i nuovi orizzonti geografici, sociali, esistenziali, verso i luoghi e le situazioni umane “di confine”, per rendere testimonianza di Cristo e del suo amore a tutti gli uomini e le donne di ogni popolo, cultura, stato sociale. 

3. «Riceverete la forza dallo Spirito Santo» 

Annunciando ai discepoli la loro missione di essere suoi testimoni, Cristo risorto ha promesso anche la grazia per una così grande responsabilità: «Riceverete la forza dello Spirito Santo e di me sarete testimoni» (At 1,8).

(Il giorno di pentecoste comincia) l'era dell'evangelizzazione del mondo da parte dei discepoli di Gesù, che erano prima deboli, paurosi, chiusi. Lo Spirito Santo li ha fortificati, ha dato loro coraggio e sapienza per testimoniare Cristo davanti a tutti.

Come «nessuno può dire: "Gesù è Signore", se non sotto l'azione dello Spirito Santo» (1 Cor 12,3), così nessun cristiano potrà dare testimonianza piena e genuina di Cristo Signore senza l'ispirazione e l'aiuto dello Spirito. Perciò ogni discepolo missionario di Cristo è chiamato a riconoscere l'importanza fondamentale dell'agire dello Spirito, a vivere con Lui nel quotidiano e a ricevere costantemente forza e ispirazione da Lui.

Cari fratelli e sorelle, continuo a sognare la Chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria delle comunità cristiane. E ripeto l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!» (Nm 11,29). Sì, fossimo tutti noi nella Chiesa ciò che già siamo in virtù del battesimo: profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra. Maria, Regina delle missioni, prega per noi!

Messaggio completo in ITALIANO e INGLESE

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