Il secondo giorno del corso di formazione per i formatori ha visto i 13 partecipanti dei tre continenti (Africa, Europa, America) impegnati in una lunga e approfondita analisi della realtà della formazione nell’Istituto soprattutto riguardo agli anni del noviziato e del post noviziato. Il corso si svolge nella casa generalizia a Roma, dal 2 al 17 settembre.
La condivisione ha evidenziato aspetti positivi e spazi di problematicità che riguardano le personalità degli studenti che arrivano ai nostri centri con tutto il bagaglio di tante positività ma anche di situazioni da redimere proprie di questi tempi, i metodi della formazione da rinnovare, il ruolo e la preparazione dei formatori per i quali la solo buona volontà non basta più per essere dei saggi accompagnatori di queste generazioni.
Li ha aiutati in questo processo di analisi e di interpretazione di quanto era emerso il padre Méthode Gahungu, sacerdote diocesano di origine burundese con studi in Scienze dell’Educazione fino al Dottorato (1998) presso l’Università Pontificia Salesiana a Roma dove attualmente fa parte dell’Istituto di Pedagogia Vocazionale di cui è il Direttore. Le sue pubblicazioni riguardano soprattutto l’indirizzo progettuale (progettare, programmare e valutare, formazione iniziale e permanente, formazione inculturata e interculturale) con applicazione alla formazione presbiterale e religiosa.
In questo video realizzato dal Segretariato per la Comunicazione, Prof. Méthode Gahungu ci presenta una sintesi di ciò che è stato discusso durante la sessione della mattinata del terzo giorno.
* Padre Josephat Mwanake, IMC, Comunità formativa di Porta Pia a Roma
Benvenuti a questo video dedicato a Giuseppe Allamano, una figura straordinaria nel campo della formazione. Oggi abbiamo il privilegio di essere guidati da Padre Piero Trabucco, dell’Istituto Missioni Consolata (IMC), che ci presenterà l’Allamano nel suo ruolo di formatore. Giuseppe Allamano dedicò tutta la sua vita a formare e ispirare, inizialmente i sacerdoti diocesani, e successivamente i missionari e le missionarie della Consolata.
L’Allamano trascorse la sua vita immerso nell’ambito formativo, aiutando i giovani sacerdoti a crescere nel cammino della santità. Con la stessa dedizione, preparava i suoi missionari per le sfide della vita missionaria, instillando in loro lo spirito necessario per affrontare le difficoltà che avrebbero incontrato. Diceva spesso: “Lo spirito ve lo do io”, una frase che riassume il suo impegno e la sua passione nel formare individui pronti a portare avanti la loro missione con fede e coraggio.
Prepariamoci quindi a scoprire di più su questa figura straordinaria e sul suo inestimabile contributo alla formazione religiosa e missionaria.
* Suor Stefania Raspo, MC. Originalmente pubblicato in: www.missionariedellaconsolata.org
Durante il rinnovo dei voti (24 aprile 2023) nella casa di formazione di Abidjan, Costa d’Avorio, padre Matteo Pettinari aveva condiviso queste parole durante l’omelia, da cui emerge che la vocazione missionaria della nostra famiglia IMC si intreccia con la fedeltà al Vangelo, come vero ed unico orizzonte.
«Era il 24 aprile dell'anno 1900 quando l'Allamano depose sull'altare la lettera in cui chiedeva al vescovo l'approvazione della nostra famiglia missionaria. Quel giorno era la festa di San Fedele da Sigmaringen, il primo martire della giovane Congregazione di Propaganda Fide. Un cappuccino che l'Allamano aveva voluto fosse ricordato anche nelle nostre Costituzioni, dove veniva definito come “speciale protettore” della nostra famiglia missionaria. Perché ? Perché era rimasto fedele alla sua vocazione missionaria fino al dono della vita.
E oggi l'Istituto vuole che ricordiamo i missionari martiri che, con il loro sangue, hanno testimoniato la loro fedeltà a Cristo e alla missione. E allora quale giorno migliore per festeggiare il rinnovo della professione religiosa ? Consacrati da Dio per la missione ad gentes: questa è la nostra vocazione!
Vedi qui il video dell'omelia di padre Matteo Pettinari il 24 aprile 2023.
Se andiamo ai testi liturgici di questo giorno, vediamo che Stefano, pieno di grazia e di potenza, della grazia e della potenza di Dio, tra il popolo compiva prodighi e segni luminosi (cf. Atti 6, 8). La missione di Stefano si svolge tra la gente.
Nel numero 73 delle nostre Costituzioni, alle quali tra poco farete la promessa di conformare la vostra vita, si legge: «Vogliamo essere presenti in modo semplice e fraterno alle persone con cui lavoriamo, attraverso contatti personali e attenzione ai loro problemi e bisogni concreti; per questo la conoscenza delle lingue locali è essenziale». Voglia Dio concedere che i segni luminosi che realizziamo tra la gente siano quelli di parlare la lingua della gente e vivere la vita semplice e fraterna della gente.
Vedete, siamo qui per voi, il Consiglio della Delegazione è arrivato per questo giorno da tre angoli della Costa d'Avorio e anche l’animatore è qui per voi. Preghiamo, affinché possiate impregnarvi di questo spirito della nostra famiglia missionaria, del nostro carisma e viverlo.+
Questi amici della diaspora, è da loro che viene la persecuzione a causa della gelosia. Nel cuore di questa persecuzione, nel cuore di questa gelosia che si era scatenata contro di lui e lo aveva ucciso, Stefano era rimasto come “un angelo” (cf. Atti 6, 15). Tutto questo non toccava, però, il cuore della sua vita, della sua vocazione, ma rimase deciso ad annunciare il Vangelo di Cristo, fino alla fine.
La nostra preghiera, il nostro augurio è che non troviate mai scuse intorno a voi per giustificare ciò che non è dentro di voi. Cercate Gesù a motivo di Gesù. Preghiamo affinché la vostra professione religiosa sia una ricerca quotidiana di Gesù Cristo, per amore di Gesù Cristo: tutto per il Vangelo, tutto per il Vangelo! La vostra vita, la vostra consacrazione, la vostra donazione alla missione sia ogni giorno, sempre e ovunque per il Vangelo!»
* Padre Ariel Tosoni, è missionario nella Costa d’Avorio.
La situazione attuale e futura della missione ad gentes esige dei missionari qualificati per svolgere con competenza il servizio pastorale e professionale. Dopo la formazione di base l’Istituto Missioni Consolata prevede due periodi di studi per qualificare i suoi membri: il ciclo di licenza e il corso di dottorato.
Padre Ashenafi Yonas Abebe è uno dei 17 giovani missionari della Consolata provenienti dall'Etiopia. Al termine del noviziato in Kenya, ha studiato teologia a Bogotá, in Colombia. Nel 2008, appena ordinato sacerdote nella diocesi di Hosanna in Etiopia, Ashenafi ha fatto parte del primo gruppo di missionari della Consolata che ha iniziato la nuova presenza IMC in Polonia a Kielpin nella diocesi di Varsavia.
Dopo 15 anni di lavoro in Polonia, giudicati dal padre come una bella esperienza, nel 2023 viene trasferito alla comunità della Casa Generalizia a Roma per iniziare i suoi studi di Storia della Chiesa nella Pontificia Università Gregoriana.
Vedi il video realizzato da Fratel Adolphe Mulengezi
Mi chiamo Giacomo Rabino, sono Missionario della Consolata e sono originario della città di Asti in Piemonte. Fra i ricordi della mia infanzia. Ho conosciuto i Missionari fin dalla mia più tenera infanzia: quando andavo all’asilo frequentavo una scuola dell’infanzia diretta dalle Missionarie della Consolata e così, ascoltandole che ci parlavano delle missioni dell’Africa ho sognato che un giorno anch’io sarei potuto essere Missionario della Consolata.
Ho frequentato la scuola elementare sempre ad Asti e ho maturato ancora un po’ la mia vocazione missionaria fino al giorno in cui decisi di entrare al seminario minore della Consolata per la formazione. Tutti gli studi li ho fatti a Torino fino alla mia ordinazione nel 1967.
Dopo l’ordinazione ero stato inviato a Londra per imparare l’inglese e prepararmi così per la mia prima missione: il Tanzania dove ho lavorato per tre bellissimi anni. Ero molto felice nella parrocchia di Mdabulo nella diocesi di Iringa impegnato nell’animazione e formazione giovanile.
Ma poi dopo solo tre anni hanno pensato in me per la formazione e nel 1973, dopo un tempo di preparazione a Roma, ho raggiunto la Spagna dove alla fine rimasi ben 17 anni: come maestro dei novizi -prima a Zaragoza e poi a Valladolid-; poi come superiore provinciale e per concludere ancora una volta formatore nel teologico di Madrid.
Era il 1990 quando sono potuto tornare in Tanzania e ho lavorato ancora nella diocesi di Iringa. Mi sono trovato molto bene nella nuova missione ma poi, qualche anno dopo, mi hanno ancora invitato a lavorare in Europa, ancora una volta in formazione, e questa volta nel seminario teologico di Bravetta.
Ho sempre obbedito a quello che hanno deciso i miei superiore e obbedendo mi ho potuto fare bene e serenamente il mio lavoro.
Attualmente lavoro nella parrocchia di Sadani con la missione particolare di seguire i giovani nelle scuole primarie e secondarie nel territorio parrocchiale. lavoro bene con i giovani e mi sento molto a mio agio condividere con loro un cammino di fede e crescita umana.
In questo corso per missionari anziani ho portato con me il simbolo di una madonna con il bambino sulle braccia: è un regalo che avevo ricevuto in Spagna già un bel po’ di anni fa. Maria è stata colei che ha portato e cresciuto il Salvatore e l’ha consegnato all’umanità perché la salvi. È stata quindi la prima missionaria del Padre che ha portato Gesù al mondo. È lei che ci accompagna in missione dandoci la mano di fare conoscere il suo Figlio Gesù alla gente nella situazione in cui si trovano. Grazie al suo Sì la ricordiamo quotidianamente, come le donne che vedo pregare il rosario nella missione.
In questo corso abbiamo imparato ad affrontare gli anni della vecchiaia serenamente, dando quello che possiamo ancora dare ed accetando una situazione nella quale non possiamo più avere la stessa energia di qualche anno fa. È andato molto bene e sono felice della formazione ricevuta.
* P. Thomas Mushi è Missionario della Consolata, Studente di Diritto Canonico a Roma, e ha intervistato il P. Giacomo Rabino presente al corso dei missionari con 50 anni di ordinazione.