Il centro di spiritualità Resurrection Garden a Nairobi, in Kenya, ha riunito il venerdì 23 agosto 2024 famiglie, amici, seminaristi, sacerdoti e religiosi di varie congregazioni per l'ordinazione di sette nuovi diaconi (cinque IMC e due Redentoristi) e di un nuovo sacerdote, il diacono Titus Gichohi, missionario della Consolata che stava prestando servizio pastorale in Polonia.
I missionari della Consolata ordinati diaconi sono stati: Antonio Isolindo, Samuel Kangiri Mwangi, Bene Baskalis Nebiyu, Joseph Bakabo Kpudu e Bernard Malich Okelo e insieme a loro anche i due seminaristi della Congregazione dei Redentoristi, Pius Juma Owino e Fredrick Omondi.
La celebrazione è stata presieduta dal nuovo vescovo coadiutore della diocesi di Isiolo, monsignor Peter Makau, IMC. Queste sono le prime ordinazioni da lui celebrate da quando è stato consacrato vescovo il 27 luglio 2024.
Nella sua omelia, il vescovo ha sottolineato che il ministero diaconale e sacerdotale conformano la nostra vita a quella di Cristo per “santificare il popolo di Dio. Noi sacerdoti siamo chiamati ad annunciare il Vangelo, ad essere pastori del popolo di Dio e a celebrare la sacra liturgia del sacrificio del Signore, l'Eucaristia”.
Mons. Peter Makau ha spiegato che attraverso il sacramento dell'Ordine riceviamo la triplice funzione di essere re per governare (servire), sacerdoti per santificare il popolo di Dio e profeti per insegnare al popolo la Parola di Dio, sull'esempio di Cristo, il buon Pastore. Anche noi siamo chiamati ad essere buoni pastori, sempre pronti a dare la nostra vita come Gesù ha dato la sua per l'umanità”.
Il vescovo coadiutore della diocesi di Isiolo ha poi richiamato l'attenzione sul fatto che “diventare re e sacerdote può essere relativamente facile, ma diventare profeta o essere una voce profetica, a volte diventa più difficile. Essere re, essere sacerdote è un privilegio, ma essere profeta è una grande sfida”.
Secondo Mons. Makau, le domande incluse nel rito dell’ordinazione e pronunciate dal celebrante ci ricordano “la nostra identità, la nostra consacrazione. Siamo chiamati a proclamare il Vangelo, a essere pastori del popolo di Dio e ad essere profeti”.
Mons. Peter Makua durante l'ordinazione sacerdotale del diacono Titus Gichohi, IMC.
I sette nuovi diaconi si presentano all'assemblea
Il Beato Giuseppe Allamano, che sarà dichiarato santo il 20 ottobre 2024, è una occasione per ricordare che la santità si ottiene facendo la volontà di Dio e mettendo in pratica i due principali comandamenti dell'amore: amare Dio e amare il prossimo (Mt 22,36-40). La vita di santità che il Beato Giuseppe Allamano ha vissuto in parole e opere, l'ha insegnata e trasmessa ai missionari e alle missionarie della Consolata. Di seguito vorrei mettere in evidenza gli elementi chiave del suo insegnamento sulla santità.
La ragione principale dell'esistenza delle due comunità della Consolata è la santificazione dei loro membri. Il Beato Giuseppe Allamano lo ha ribadito in innumerevoli occasioni: “Il fine primario dell’Istituto è la santificazione dei suoi membri. Chi viene qui, viene per abbracciare questo fine. Se volete davvero farvi santi, l’Istituto ve ne dà i mezzi. (Così vi voglio, n. 2). Ciò significa che la ragione fondamentale dell'esistenza della Famiglia della Consolata è la ricerca della santità e la santificazione dei suoi membri e delle persone a cui sono inviati.
Il Beato Giuseppe Allamano diceva: “Siete qui per essere Missionari e Missionarie della Consolata. Non potete esserlo se non vivendo e operando in conformità al fine dell’Istituto, che è la santificazione dei membri e la conversione dei popoli. (...) Sbaglierebbe chi dicesse: «Sono venuto per farmi missionario e basta!». No, non basta affatto. Non bisogna cambiare i termini: prima la nostra santificazione, poi la conversione degli altri. Missionari e missionarie sì, ma santi. (Così vi voglio, n. 3). L'Istituto è una famiglia dove i missionari crescono nella santità per poterla testimoniare nel loro impegno missionario.
Dio è la fonte della santità. Infatti, Gesù ha detto: “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5,48). La fiducia totale in Dio è il fondamento della santità e l'abbandono nelle mani di Dio è la condizione primaria della santità. Ecco perché nessuno può essere santo senza una fiducia assoluta in Lui. Il beato Giuseppe Allamano lo ha detto chiaramente: “ Il segreto di tutti i santi fu questo: confidare in Dio e diffidare di sé, senza scoraggiarsi per i propri limiti (...) Non scoraggiarci, ma confidare sempre, in ogni occasione; confidare soprattutto dopo le nostre mancanze, purché ci sia in noi la buona volontà di amare Dio e di servirlo con perfezione. (Così vi voglio, n. 12).
Evangelizzazione e santità sono inseparabili. Il beato Allamano ha ripetuto in molte occasioni la stretta relazione tra evangelizzazione e santità: le anime si salvano con la santità . Volere, cioè, far buoni gli altri senza esserlo noi è volere l’impossibile. Nessuno può dare ciò che non ha. Potremmo amministrare un sacramento anche se non siamo santi; ma convertire persone, no. Dio ordinariamente non concede di toccare i cuori a chi non è unito a Lui (Così vi voglio, n. 3). Pertanto, l'annuncio di Gesù Cristo è reso più efficace dalla santità di vita dei missionari.
La santità evangelizza più di qualsiasi metodo pastorale, perché porta le persone all'incontro con Cristo attraverso la testimonianza dell'evangelizzatore. L'evangelizzazione attraverso la santità di vita permette alle persone di vedere Dio in colui che annuncia la Buona Novella. Giuseppe Allamano chiarisce a questo proposito: Non basta l’abito e non bastano le parole a dimostrarvi veri missionari e missionarie, ci vogliono le opere. Sono queste che rendono testimonianza di voi davanti alla gente. (Così vi voglio, n. 7).
La santità si vive nelle piccole cose
Il beato Giuseppe Allamano proponeva di vivere la santità nell'esperienza ordinaria, quotidiana: La santità che io vorrei da voi non è fare miracoli, ma fare tutto bene. Leggiamo nel Vangelo che, dopo il miracolo operato da Gesù della guarigione del sordomuto, le folle meravigliate esclamarono: «Ha fatto bene tutte le cose» (Mc 7,37) Con queste parole la gente fece di Gesù il più bello degli elogi, perché affermarono che non solo nelle cose straordinarie, ma anche nelle ordinarie e comuni faceva tutto bene. (Così vi voglio, n. 5).
La santità è la vocazione di tutti i discepoli di Cristo e la sequela di Cristo ci porta alla santità. La canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, che avverà il 20 ottobre di quest'anno, ricorda ai missionari e alle missionarie della Consolata che la ragion d'essere della loro vocazione missionaria è la costante ricerca della santità.
* Lawrence Ssimbwa, IMC, parroco di San Martin de Porres a Buenaventura, Colombia.
Nipote di san Giuseppe Cafasso per parte di madre, Giuseppe Allamano nasce a Castelnuovo d'Asti il 21 gennaio 1851. Frequenta il ginnasio a Valdocco e, come educatore, vanta nientemeno che don Bosco. A 22 anni è ordinato sacerdote a Torino e subito incaricato della formazione dei giovani seminaristi. A 29 è rettore del santuario mariano della città, dedicato alla «Madonna Consolata», e formatore del giovane clero al Convitto ecclesiastico.
Il 29 gennaio 1901 fonda a Torino l'Istituto dei Missionari della Consolata. L'8 maggio 1902 partono per il Kenya i primi quattro missionari, due sacerdoti e due fratelli coadiutori, seguiti, alla fine dello stesso anno, da altri quattro sacerdoti e un laico. Nel 1910 Allamano fonda le Missionarie della Consolata.
Muore a Torino il 16 febbraio 1926. La sua salma è conservata e venerata nella Casa Madre dei Missionari della Consolata, a Torino. Il Fondatore dei missionari e delle missionarie della Consolata è stato beatificato da Papa Giovanni Paolo II il 7 ottobre 1990 e la sua festa è stata fissata per il 16 febbraio, giorno del suo ritorno alla Casa del Padre.
Durante il Concistoro Ordinario Pubblico del lunedì 1° luglio 2024, Papa Francesco ha annunciato che la canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano si terrà domenica 20 ottobre 2024 a Roma, giornata missionaria Mondiale.
* Video realizzato dall'equipe Comunicazione per la Canonizzazione
La missionaria della Consolata colombiana, Suor Cecilia Pedroza Saavedra, vive accanto alla casa natale del Beato Giuseppe Allamano, in Castelnuovo Don Bosco.
La religiosa ci racconta chi è il Fondatore per lei e per la nostra famiglia missionaria. “Un richiamo a vivere sempre secondo il suo spirito nel carisma che lui ci dà”. La fedeltà carismatica...
* Video realizzato dall'equipe Comunicazione per la Canonizzazione
In continuità alla preparazione per la canonizzazione del Beato Giuseppe Allamano, pubblichiamo la terza riflessioni dal titolo “Il Fondatore e la Missione”. L’invito è quello di “ascoltare un Padre che ama i suoi figli e figlie, seduti attorno a Lui, sentendolo vicino e presente nelle nostre vite e nei cammini della missione” in vista del grande evento il prossimo 20 ottobre 2024 a Roma e Torino.
La prima riflessioni pubblicata il 16 giugno ci invitava a meditare sul Fondatore e la “sua Consolata”. La meditazione per il 16 luglio 2024, a sua volta, evidenziava l'amore del Beato Allamano per l'Eucaristia. Questa terza riflessione presenta “Il Fondatore e la Missione”
“La missione fu per Padre Fondatore un sogno e una vocazione, che Egli realizzò secondo i piani di Dio, sempre attento a comprendere la sua Volontà. Giuseppe Allamano nasce, infatti, in un’epoca di forte fervore missionario. Ha l’occasione, da giovane, di incontrare Fra Guglielmo Massaia, Cappuccino diventato famoso per la sua incredibile attività di evangelizzazione nel Kaffa (Etiopia): l’Etiopia e la missione resteranno per sempre nel cuore del Fondatore”, ricorda la meditazione dalle due Direzioni Generali IMC – MC per il 16 agosto 2024 che pubblichiamo di seguito.
Percorso spirituale 16 agosto 2024: “Il Fondatore e la Missione”