Nel nome del Padre, del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen.
Dio nostro Padre, ti ringraziamo per aver annoverato Giuseppe Allamano tra i Beati della Chiesa. Egli ha fatto risplendere tra di noi la tenerezza della tua paternità; ha onorato Maria Consolata come madre piena d'amore e ispiratrice della Missione tra i popoli.
Ti chiediamo ora di donare alla Chiesa la gioia di venerarlo tra i santi come testimone esemplare dell'annuncio di Gesù e del suo vangelo. Umilmente ti supplichiamo di esaudire per sua intercessione quanto il nostro cuore, con fiducia, ti chiede. Per Cristo nostro Signore. Amen.
Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male.
Amen.
Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte.
Amen.
Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio ora e sempre nei secoli dei secoli.
Amen.
Beato Giuseppe Allamano, prega per noi.
L'anno 2024 è stato dichiarato dal Santo Padre, Papa Francesco, come l'Anno della Preghiera. La preghiera è un pilastro fondamentale nella sequela di Gesù Cristo. Il discepolo missionario di Gesù Cristo deve essere una persona di preghiera.
La preghiera è uno degli aspetti che il Beato Giuseppe Allamano ha sottolineato ai missionari della Consolata: la loro vita è totalmente inseparabile dalla preghiera e lo spirito di preghiera fa parte della vita quotidiana delle comunità locali in cui i missionari della Consolata vivono. È un aspetto indispensabile della loro vita personale e apostolica.
Il Beato Giuseppe Allamano sottolinea che lo spirito di preghiera deriva direttamente dalla disposizione di Gesù Cristo di pregare costantemente (cfr. Lc 18,1). Essere rivestiti dello spirito di preghiera dimostra maturità nella sequela di Gesù Cristo e nell'apostolato missionario.
Il Signore Gesù è l'esempio supremo di preghiera; è la principale autorità in materia di insegnamento della preghiera. Gesù Cristo ci ha lasciato la preghiera più grande e potente dell'universo: il “Padre Nostro” (Mt 6,9-13). Ha raccontato una parabola per mostrare la necessità di pregare sempre e incessantemente (Lc 18,1-8). Gesù pregava molto in compagnia dei suoi discepoli (Mt 26,36-38); nel silenzio e nella solitudine cercava la comunione con il Padre (Mc 1,35).
San Paolo ha imparato da Gesù l'importanza della preghiera. Seguendo l'esempio di Gesù, egli esorta i discepoli di Gesù a pregare senza sosta (cfr. 1 Tes 5,17) “con ogni sorta di preghiere e di suppliche nello Spirito, e a vegliare con ogni perseveranza e supplica per tutti i santi” (Ef 6,18).
I santi della storia della Chiesa ci hanno lasciato anche il più grande esempio di preghiera e di intimità con Dio. Una delle principali virtù dei santi è una profonda vita di preghiera. Sant'Agostino d'Ippona diceva che “senza la preghiera la vita dell'anima non può essere conservata; la preghiera è la chiave che apre le porte del cielo”. San Giovanni Crisostomo ricordava che “l'uomo più potente è colui che prega, perché si rende partecipe di Dio” e per San Tommaso d'Aquino “la preghiera continua è necessaria per entrare in paradiso; lei ci ottiene la grazia non per i nostri meriti ma per la misericordia di Dio che si è impegnato ad ascoltare coloro che gliela chiedono”. Santa Teresa d'Avila diceva: “La preghiera di intimità con Dio non è altro che morire a tutte le cose del mondo e gioire in Dio solo. Chi cessa di pregare è come se si gettasse all'inferno, senza bisogno dei demoni”. Sant'Alfonso Liguori diceva: “Chi prega si salva, chi non prega è senza dubbio condannato, lo dico e lo ripeterò sempre: finché viviamo la nostra salvezza è nella preghiera”.
Il Beato Giuseppe Allamano non ha mai smesso di insegnare ai suoi missionari l'importanza dello spirito di preghiera. Seguendo l'esempio di Gesù Cristo, anche lui visse in spirito di preghiera e la sua vita sacerdotale fu una chiara testimonianza di vita di preghiera. Anche la fondazione dei Missionari e delle Missionarie della Consolata è stata frutto del suo spirito di preghiera. Ecco alcuni dei suoi insegnamenti sullo spirito di preghiera:
Si tratta dell'importanza della contemplazione. Secondo il Catechismo della Chiesa Cattolica, “la preghiera contemplativa è un semplice sguardo su Dio nel silenzio e nell'amore. È un dono di Dio, un momento di pura fede, durante il quale chi prega cerca Cristo, si abbandona alla volontà d'amore del Padre e raccoglie il suo essere sotto l'azione dello Spirito. Santa Teresa di Gesù lo definisce come un rapporto intimo di amicizia; essere spesso soli con colui che sappiamo che ci ama” (CIC-C #571)
Il beato Giuseppe Allamano, a proposito del raccoglimento, afferma che “è necessario vivere raccolti, evitando la dissipazione e tenendoci alla presenza di Dio. Il raccoglimento è assolutamente necessario per poter trarre profitto da quello che si fa; altrimenti ci restano quelle specie di oasi che sono le pratiche spirituali, ma fuori di quelle tutto è arido. Quando poi non possiamo tenere la mente fissa in Dio, basta riferire le nostre azioni a Lui e tutto diventa preghiera. Ecco in che cosa consiste lo spirito di preghiera, che aiuta molto la vita interiore.(Così vi voglio, n. 181).
Il Fondatore invita i Missionari e le Missionarie della Consolata ad essere uomini e donne di contemplazione: “un missionario e una missionaria devono essere capaci di mantenere il raccoglimento in tutti i luoghi; saper passare dallo studio o dal lavoro alla preghiera; tenersi uniti a Dio con un’elevazione del cuore continua, o almeno frequente; insomma esercitare tutto il loro impegno e insieme pregare. Se non hanno questo spirito, non saranno mai buoni missionari e buone missionarie. Potranno illudersi di esserlo, ma non lo sono. Fortunati voi se procurerete di avanzare sempre più nella vita interiore, con lo spirito di raccoglimento e di preghiera!” (Così vi voglio N. 181).
Il raccoglimento interiore si basa sulla fede e la preghiera silenziosa è un'occasione per abbandonarsi a Dio che abita in noi. Non si tratta di ragionare su Dio, ma di stare da soli con Lui in silenzio, e Dio opera il suo lavoro di vasaio nell'anima per plasmarla secondo la sua volontà.
La vita di preghiera consiste nell'essere abitualmente alla presenza di Dio e in comunione con Lui. Questa comunione di vita è sempre possibile perché, attraverso il Battesimo, siamo diventati un solo essere con Cristo (Romani 6,5). La presenza di Dio è sempre immensa, perché “in Lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17,28). Per questo il beato Giuseppe Allamano afferma che “l’ideale è che giungiamo a vivere continuamente alla presenza di Dio, che è uno dei mezzi più efficaci di santificazione (…) Ora, quando si cammina alla presenza di Dio, si fanno le cose bene, con perfezione” (Così vi voglio, n. 181).
Essere alla presenza di Dio significa considerare che Gesù Cristo è presente nei nostri templi, cappelle e oratori. Lo attesta il beato Giuseppe Allamano: “egli è nel SS. Sacramento con la Sua reale presenza, e reale è la presenza nostra davanti a Lui, perché la distanza per Lui non conta. Renderci dunque abituale e familiare la presenza di Gesù Sacramentato. Egli guarda me e io guardo Lui, e i nostri sguardi si incontrano nell’amore” (Così vi voglio, n. 182). Quindi, essere permanentemente alla presenza di Gesù Cristo è una chiara manifestazione dello spirito di preghiera.
Non dobbiamo essere semplicemente persone che meditano, ma dobbiamo farlo con passione. La meditazione con passione è il fondamento dello spirito di preghiera nei discepoli del Signore. La meditazione quotidiana è sempre il fuoco con cui si accende l'anima e ha come scopo la conoscenza profonda della Parola di Dio che ci permette di conoscere la sua volontà e di aderire ad essa, imitando la vita di Cristo e dei santi. Il beato Giuseppe Allamano è molto chiaro su questo punto: “vorrei che tutti vi convinceste dell’importanza della meditazione o preghiera mentale, ne prendeste affetto e ve ne formaste l’abitudine a farla bene e con gusto. Essa è necessaria per acquistare lo spirito di pietà, crescere nell’amore di Dio e per evitare il peccato (…) Inoltre, è necessario fare del bene agli altri” (Così vi voglio, n. 179).
Il beato Giuseppe Allamano è stato un discepolo missionario di Gesù Cristo caratterizzato dalla preghiera. La sua vita è stata una testimonianza di preghiera e di totale fiducia nel Signore. Per questo motivo ha esortato con forza i missionari della Consolata a essere persone di preghiera tanto nella preghiera personale come nell’apostolato. In questo anno sulla preghiera indetto da Papa Francesco, gli insegnamenti del Beato Giuseppe Allamano sullo spirito di preghiera continuano a illuminare la vita dei missionari della Consolata e di tutti i discepoli missionari di Gesù Cristo nel loro incontro quotidiano con il Signore.
* Padre Lawrence Ssimbwa, IMC, parroco di San Martin de Porres a Buenaventura, Colombia.
Nel 2009 la Casa Madre dei Missionari della Consolata, Corso Ferrucci 14, Torino, ha compiuto 100 anni. Essa fu voluta espressamente dall’Allamano, iniziata nel 1907 e inaugurata nel 1909. L’Allamano la frequentò con regolarità, considerandola il luogo più adatto per curare la formazione missionaria dei suoi figli.
Tra i tantissimi scritti che padre Francesco Pavese ci ha lasciato, continuiamo ad attingere informazioni interessanti relative ai tempi, all'opera e alla spiritualità del Beato Allamano, al lavoro delle Missionarie e dei Missionari nelle varie parti del mondo. In questo scritto ci viene narrato il sorgere delle due Case Madri a Torino. Buona lettura!
(Pietro Trabucco, IMC, Castelnuovo don Bosco)
Oggi, nel nostro Istituto Missioni Consolata, si celebra la Festa dei Fratelli. Quando è nata e perché? Ecco le parole del Beato Fondatore.
Sono andato a spigolare fra i testi del Beato Allamano e ho scoperto che proprio lui stesso ha voluto che si celebrasse la festa dei Fratelli del nostro Istituto proprio nella festa di S. Giuseppe che fino ai tempi del Fondatore era celebrata il mercoledì dopo la seconda domenica di Pasqua. Successivamente Papa Pio IX, l’8 dicembre 1870, istituì la Solennità di S. Giuseppe, Sposo della Beata Vergine Maria, da celebrarsi il 19 marzo.
La memoria di S. Giuseppe Artigiano, invece, fu inserita nel Calendario Liturgico, come memoria per tutta la Chiesa, da Papa Pio XII, nel giorno 1º maggio1955. Fu a quest’ultima che venne finalmente associata la festa del patrocinio di S. Giuseppe per i Fratelli e quindi in questa data l’Istituto vive con gioia la tradizione lasciataci dal Fondatore.
Con il vocabolario originale, dove i Fratelli sono ancora chiamati Coadiutori, ecco le parole del Beato Fondatore, come riportate nelle Conferenze Spirituali e poi riprese nel libro “L’Allamano e i Fratelli” curato da Padre Gottardo Pasqualetti:
“S. Giuseppe è protettore di tutti, chierici, Coadiutori e sacerdoti: guai a chi non ha devozione a S. Giuseppe! In particolare, avete fatto bene ad inaugurare questa festa, come quella particolare dei Coadiutori [1]. Non c’è esempio migliore di S. Giuseppe; egli è il nostro maestro e ci deve proteggere in modo particolare. È il più gran santo. La Chiesa lo ha costituito il patrono universale di tutto il mondo. Pare perfino che abbia fatto un torto a S. Pietro e S. Paolo che erano sacerdoti, mentre S. Giuseppe non lo era. Per voi Coadiutori deve essere un santo orgoglio, che la Chiesa abbia preferito un santo che non era sacerdote per costituirlo patrono di tutta la Chiesa.
Questo vi deve insegnare ad amare il lavoro, a fare bene il vostro lavoro, a corrispondere alla vostra vocazione. Se corrisponderete bene alla vostra vocazione voi potrete anche essere superiori ai sacerdoti, avrete più merito e chissà che in Paradiso non avrà più merito un Coadiutore di tanti sacerdoti! Quanti Coadiutori si sono fatti santi! S. Pasquale Baylon, S. Alfonso Rodriguez non erano mica sacerdoti; eppure, si sono fatti santi.
Dovete pensare che siete missionari, e dovete avere un santo orgoglio di appartenere alla classe di S. Giuseppe. È vero che qui in comunità facciamo una sola cosa, siamo tutti uguali, tutti Fratelli. Ma voi Coadiutori avete meno responsabilità, mentre i sacerdoti e chierici avranno da rendere più conto a Dio.
In una congregazione c’è questo di bello, che si coopera tutti insieme a fare il bene, meritano tutti lo stesso: tanto chi scopa, come chi lavora o studia, purché si faccia solo quello che l’obbedienza ci comanda. Fortunati voi Coadiutori che potete abitualmente avere il lavoro in mano!
Conchiudendo, a S. Giuseppe dobbiamo chiedere delle grazie, ed amare il lavoro. Un missionario che non abbia questa parte di preparazione, che non sappia e che non abbia voglia di lavorare non è un vero missionario. Infatti, in principio che si va giù e che non si sa ancora la lingua, che si fa? Si lavora un poco e lavorando un poco quegli uomini là, ci dicono delle parole e ci insegnano la lingua. Non si può andare a predicare senza lavorare… Come se un missionario andasse giù e dicesse: “Ah, io voglio solo predicare e non lavorare… “e difatti tutti i nostri sacerdoti che vanno giù cominciano a lavorare. E poi ce n’è bisogno sempre del lavoro. Se in una missione c’è un superiore che non sa lavorare che cosa farà? Se non sa lavorare lui, come farà a fare lavorare gli altri? Quindi il lavoro bisogna saperlo e volerlo fare. Ai chierici è anche più necessario il lavoro. Io credo che per prepararsi a partire per l’Africa la migliore cosa da fare è quella di imparare a prendere amore al lavoro: imparare e saper fare un po’ di tutto …
Dunque, ringraziamo e preghiamo S. Giuseppe. Ed ora resta approvata la festa dei Coadiutori e fissata pel Patrocinio di S. Giuseppe.”
(Beato Giuseppe Allamano, Conferenze IMC, III, 563-565 – 15 aprile 1921, in Pasqualetti Gottardo [a cura], Il Fondatore e i Fratelli, EMC, 2014, pp. 55-56).
A tutti voi confratelli Fratelli,
auguri di ogni bene e che il Signore vi benedica,
vi mantenga perseveranti nella vocazione missionaria
per intercessione del Grande S. Giuseppe, Artigiano.
Fratel Adolphe Mulengezi e Fratel Gaetano Borgo nel suo "laboratorio" a Certosa di Pesio. Foto: Archivio IMC
* Padre Pedro José da Silva Louro, IMC, Segretario Generale.
Conosciamo tutti il forte legame che l’Allamano ha sempre avuto con l’opera del Cottolengo in Torino. Inoltre, per quasi un ventennio, le Suore del Cottolengo (Vincenziane) hanno collaborato con i nostri primi Missionari in Kenya. Quest’anno si celebra il 90° anniversario della Canonizzazione di San Giuseppe B. Cottolengo. In occasione della sua festa liturgica (30 aprile), ripercorriamo la relazione del Fondatore con questo grande santo della carità e la sua opera che può essere anche per noi, oggi, fonte di ispirazione e di fiducia nella Provvidenza. Buona lettura.
(Padre Pietro Trabucco, IMC, Castelnuovo don Bosco)