Paolo Manna è sicuramente stato un missionario che ha saputo precorrere i tempi. Quello che lui diceva e proclamava, una chiesa che fosse davvero tutta missionaria, era una sensibilità molto rara e scarsa. Nella sua vita ha scritto tantissimo e una delle sue preoccupazioni era quella di avvicinarsi ai sacerdoti e ai seminaristi. Lui scriveva ai seminari e spesso le sue lettere non erano lette o erano censurate.

Prima di diventare il missionario che è stato in Italia Paolo aveva vissuto 13 anni di missione in Birmania (Oggi Myanmar). La sua salute non gli ha permesso di stare più tempo. Nel 1907 diceva di se stesso che era un missionario fallito. Poi seppe reagire e tutto lo zelo e l’impegno missionario che profuse nella sua vita è frutto di questa crisi, magari comune in tanti missionari, che seppe superare e trasformare in una opportunità per un progetto perfettamente missionario pieno di buoni frutti che sarebbero poi maturati nella teologia missionaria e nell’ecclesiologia del Vaticano II. La stessa che vediamo nell’orientazione che il papa Francesco oggi sta trattando di dare alla sua chiesa.

Paolo Manna è stato anche un grande formatore. I suoi resti riposano a Ducenta nei pressi di Napoli dove fondò un importante seminario missionario. La comunità del Pime è nata a Milano ma Paolo Manna, nella sua preoccupazione missionaria che rompeva ogni tipo di frontiere, vedeva il bisogno di raggiungere anche i seminari del sud Italia e, in ultima analisi, tutti i seminari del mondo. Rispondendo a un criterio ecclesiologico del suo tempo, affermava che se un parroco aveva spirito missionario... tutta la comunità cristiana avrebbe avuto lo stesso spirito e la stessa preoccupazione per tutta l’umanità.

Alla base del suo impegno e del suo zelo c’erano fondamentalmente due certezze: l’opera evangelizzatrice è prima di tutto nelle mani di Dio, per cui la missione ha una importante dimensione contemplativa, ma poi questa getta le sue radici nel cuore dell’uomo quando questo impara ad avere una profonda sensibilità per ogni fratello che, anche se non cristiano, è al centro delle preoccupazioni di Dio.

Quasi alla fine della sua vita, dopo anni di scritti e riflessioni, Paolo Manna diceva che la missione si può sintetizzare in tre verbi: Andare, Predicare e Rispettare. Il profondo rispetto per le culture è anche quello una caratteristica dello zelo missionario di Paolo Manna.

Giovanni Paolo II, il 4 novembre del 2001, giorno della sua beatificazione, così descriveva la sua santità: “nel Padre Paolo Manna, noi scorgiamo uno speciale riflesso della gloria di Dio. Egli spese l'intera esistenza per la causa missionaria. In tutte le pagine dei suoi scritti emerge viva la persona di Gesù, centro della vita e ragion d'essere della missione. In una delle sue Lettere ai missionari egli afferma: "Il missionario di fatto non è niente se non impersona Gesù Cristo... Solo il missionario che copia fedelmente Gesù Cristo in se stesso... può riprodurne l'immagine nelle anime degli altri" (Lettera 6). In realtà, non c'è missione senza santità, come ho ribadito nell'Enciclica Redemptoris missio: "La spiritualità missionaria della Chiesa è un cammino verso la santità. Occorre suscitare un nuovo ardore di santità fra i missionari e in tutta la comunità cristiana" (n. 90).

*P. Dinh Anh Nhue Nguyen è segretario generale PUM; Sr. Monika Juszka è segretaria nazionale POSI Polonia; Don Armando Nugnes è Rettore del Pontificio Collegio Urbano. Appunti della tavola rotonda tenuta nel Collegio Urbano di Roma il 15 gennaio 2023

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Breve profilo biografico

Il beato Padre Paolo Manna, del PIME, nacque ad Avellino il 16 gennaio 1872 e morì a Napoli il 15 settembre 1952; con la santità della vita e la passione missionaria dell’anima, è stato veramente la coscienza missionaria della Chiesa del ventesimo secolo, un vero cuore missionario per la Chiesa e per il mondo, come il grande apostolo Paolo di cui portava il nome e nel cuore la stessa passione per Gesù Cristo e il suo Vangelo.

Padre Manna donò la vita per l’evangelizzazione dei non cristiani, prima come missionario in Birmania (l’attuale Myanmar), che fu costretto a lasciare per malattia a soli 35 anni. Da allora si dedicò interamente alla diffusione dell’ideale missionario, con la parola e con gli scritti. Nel 1916 fondò l’Unione Missionaria del Clero.

Padre Paolo Manna evangelizzava soprattutto con la stampa. Scrisse diversi libri che sono fondamentali per capire la natura missionaria della Chiesa e l’obbligo per tutti i battezzati di realizzarla. Rifondò Le Missioni Cattoliche, oggi Mondo e Missione, e fondò tre riviste, che animano tuttora la Chiesa verso l’ideale della missione: nel 1914, Propaganda Missionaria, un giornale popolare, con lo slogan che è impegno di vita cristiana: “tutti propagandisti”, oggi diremmo: tutti animatori missionari; nel 1919 pubblicò una rivista per i giovani: Italia Missionaria; nel 1943 l’ultima sua rivista, che indirizza alle famiglie: Venga il tuo Regno. 

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