Senza tenerezza non si può correggere
Ez 33,7-9. Il Profeta aiuta, avvisa, ammonisce, lancia appelli.
Rm 13,8-10. L'unico debito che non si riesce mai a pagare del tutto è la caritá.
Mt 18,15-20. La correzione fraterna deve essere fraterna.
Il titolo della Parola Divina oggi è: discorso ecclesiastico. Si riferisce a come parliamo, trattiamo e ci relazioniamo nella Chiesa. Gesù ha una certa visione propria della Chiesa. Non ne ha mai parlato esclusivamente, come facciamo noi, come fosse territorio a parte, come fosse un feudo, un tribunale dove si pronunziano sentenze inappellabili; nemmeno come tempio dove tutto deve essere bello, impeccabile e procedere in modo ordinato e solenne. Nemmeno ha previsto un tipo di azienda speciale in cui importa solo il rendimento. Gesù sognava la Chiesa come una famiglia. Non mi sembra che abbiamo il diritto di sottoporre la nostra Chiesa, oggi, qui a delle logiche estranee al Vangelo e lontane dall’amore: logiche della efficacia, logiche della autorità sinonimo della parola potere, logiche di una sapienza troppo distante dalle strade della carità. Gesù parla di correzione fraterna. Parla di famiglia dove dobbiamo adattarci e crescere in vista di una convivenza ottima o almeno serena. Nella linea discendente vediamo reciprocità ma nella linea collaterale, la famosa linea fraterna è come la linea gotica, resistenza fino allo sbandamento. La reciprocità è frutto di solidarietà, e questa viene se c’è uguaglianza che procede dalla libertà. Allora nella famiglia si cresce assieme e si realizzano le promesse matrimoniali: che i segni indispensabili e sempre presenti siano amore e fedeltà, anche nelle situazioni avverse. Perciò la famiglia, la tinta fraterna è anteposta a qualsiasi forma associativa che si riferisca alla chiesa. Perché la chiesa corpo di Cristo è unità, santità, apertura, ascolto, statura di Cristo. Deve cambiare la bocca e l’ascolto, il fare e il camminare, lo stare e l’assieme. La testa vuole essere riservata a Cristo, che è il capo, la autorità, il pensiero e la volontà precisa e chiara e generosa e piena di amore fino all’ultimo. Una fede che non lascia vedere la passione di Gesù, come quella di San Pietro è una fede sporca. Gesù dice perfino che Pietro è come satana. La passione di Gesù è di innalzare la persona non schiacciarla. Far soffrire, far del male, offendere, spegnere la carità non può venire dalla fede. Quando la carità è malmenata e deformata, allora manca completamente la fede. Se vediamo solo nemici, avversari, estranei, allora non abbiamo una fede che ci faccia vedere bene.
L’Evangelista, attento alle dinamiche della comunità cristiana, enumera alcune regole basilari sulla correzione fraterna e sulla preghiera in comune. Dobbiamo riconoscere che ci vuole più umiltà in chi corregge che in chi riceve la correzione. L’altra regola che presiede il vivere della comunità è la forza che riveste il “pregare assieme”. È scritto: pregare in sinfonia, quindi fa capire che la preghiera non è soltanto espressione del rapporto che ci lega a Dio, ma anche del rapporto vicendevole e a questo titolo possiede una straordinaria efficacia.