Le donne cercavano Gesù morto per dargli i loro oli profumati, le loro lacrime. Quello che vuole Gesù è vita, mani e piedi, occhi e bocca, intelligenza e cuore. Lo cercavano e pensavano che era il giardiniere: lo era e anche era l’ammalato, anche il povero, e anche il clandestino sociale, il non visto dalla società. Gesù ci viene incontro, ma vivo, per dirci che definitivamente è dei nostri, ha scelto noi, che è proprio vero che ha offerto e consegnato il suo corpo e il suo sangue, la sua vita e la sua parola, la sua ragione e visione, come aveva detto nell’ultima cena. Incredibile. Tutti avevano partecipato in diretta alla morte di Gesù. Le folle avevano perfino fatto liberare un brigante al posto di Gesù. Sapevano che sarebbe stato condannato a morte. Il centurione pagano constatò la morte esclamando: ‘’era davvero il figlio di Dio’’. Il mattino di Pasqua alcune persone sono andate a cercare Gesù nel sepolcro. Nella tomba non c’è più. Gesù è vivo. E tutti quelli che lo cercheranno dalla parte della morte non lo troveranno. Non è il Dio dei morti ma il Dio dei viventi. È dove si trova la vita e anche la morte diventa vita in lui. È incredibile. Forse i nostri occhi la morte la vedono un po’ ovunque ma Gesù vuole che la morte dia posto alla vita. Che i nostri fallimenti, le nostre difficoltà, i nostri peccati diventino occasione di risveglio. Cristo nella tomba è stato come risvegliato da suo Padre per la forza dello Spirito. E non c’è più niente come prima. Anche noi, se andiamo alla sua ricerca e ci apriamo alla sua presenza dobbiamo accettare che la tomba inaugurata dalla tristezza e dalla sconfitta deve restare vuota e lo scoraggiamento non trovare mai più giustificazione e la disperazione incontrare subito ascolto e il pessimismo non essere più giustificato. Ad ogni sbaglio, fallimento, caduta, solitudine, abbandono e ingiustizia gridiamo la consegna lasciata il giorno della Resurrezione: l'amore è sempre più forte e invincibile con la volontà, la forza e la decisione di Gesù. I discepoli certamente avranno bisogno di tempo per riconoscerlo.
Ogni persona dovunque diventerà prossimo nostro, presente nelle circostanze attorno a noi, ma faticheremo a riconoscerlo. Lo scopriremo come testimoni nella missione che ci affida, nella frazione del pane, nella pace che ci dona. La sua risurrezione è ancora sorgente di vita e di rinnovamento, di riconciliazione e d’amore vero, di impegno al servizio del prossimo.
…e adesso bisogna cominciare a vivere una vita nuova anche se i corpi sono ancora sconfitti e la mente è sofferente per l’aggressione delle varie macerie. Noi senza futuro ma sicuri sulla tua parola e decisi di camminare nella tua Risurrezione ti salutiamo con gioia Signore della vita. Sappiamo che nulla è a salvo che nulla qui è sicuro eccetto tu. Se alle volte cediamo alla indignazione non è per mancanza di fede ma per la afflizione che ci sembra insuperabile nonostante la tua Grazia. Dando i primi passi nell'abisso del futuro ti chiediamo ancora una volta il coraggio di affrontarele nuove strade oltre il deserto conosciuto. E se ci sbagliamo ancora conservaci la tua fede e la memoria della parola per tornare assieme e incontrare il calore della tua mano affettuosa. Il Signore è giusto anche per me e i miei errori trovano in lui il Maestro capace di correggerli.