La povertà finisce se condividiamo davvero.
Sof 2,3. 3,12-13. Parla dei poveri della terra. Sono coloro che vivono in umiltà, in semplicità, che si trovano più vicini al Signore e hanno il cuore più disponibile.
1 Cor 1,26-31. Quello che è debole per il mondo è stato scelto per confondere i forti. Quando i frutti del Regno sorgono come per miracolo nella comunità, vuol dire che l’opera di Dio è in azione.
Mt 5,1-12. Il cammino delle Beatitudini è il cammino per seguire Gesù, crescendo e completando tutte le tappe in modo da arrivare alla felicità grande che esiste in Cielo.
Le beatitudini sono la proposta di Gesù. Gesù è amore e felicità eterna perché è Dio. Le beatitudini sono il suo percorso, il modello di vita che ci da, sono dei valori proposti, guardando l’altra parte della vita, quella che fa piangere, quella che duole. Bisogna andare sulla montagna, sollevarsi un poco e guardare come guarda Gesù. C’è un solo aggettivo per tutte le otto circostanze: felice. La povertà deve diventare felice, così le lacrime, la sofferenza, la fatica per la giustizia, la misericordia, la purezza del cuore, l’impegno per la pace, la persecuzione a causa della giustizia. Gesù ha vissuto tutte le vicende umane e le ha trasformate. Si è fatto povero per farci ricchi. Ha pianto per consolarci, ha sofferto per redimerci, ha patito per la giustizia perché fosse chiaro che l’ingiustizia è una offesa a Dio, ha agito misericordiosamente quando tutti condannavano, ha mostrato un cuore puro per liberarci dalle culture della morte e del peccato, ha riconciliato tutti mettendosi come ponte perché fosse possibile sempre l’incontro, ha sofferto una spietata persecuzione per difendere la verità che ci fa liberi, che l’ha portato alla morte. Evidentemente stiamo parlando di una felicità autentica, profonda, piena di sensibilità: una felicità che va oltre il godimento effimero o le soddisfazioni superficiali e momentanee. Certo non sono valori che oggi la società propone come modello. Anzi, secondo la logica vigente, umana e strettamente razionale, questa proposta va all’incontrario, come in contromano del mondo. È la proposta della fede che si sente autorizzata dalla Grazia di Dio, dal dono di Dio e quindi soggetta a una travagliata comprensione. Che regno di Dio vogliamo costruire? Con molta teologia, molto potere, molta organizzazione molto rumore e boato, molta marcia, molte bandiere al vento? Ci sembra di essere rimasti indietro perché l’applauso non si sente più. La nostra chiesa non si muove, non provoca ammirazione, anzi ogni giorno sui giornali appare una notizia di qualche caduta clericale e ci duole la fragilità dei nostri ministri, ci incomoda la voce afona della nostra chiesa.
Le Beatitudini non sono un premio di consolazione per tener duro fino alla fine; non è per tenere quieti e tranquilli chi sta in basso. Le beatitudini descrivono gli atteggiamenti e la azione di Gesù. Sono la sua autobiografia. Gesù non ha insegnato solamente ma soprattutto ha vissuto in modo perfetto le beatitudini durante tutta la sua vita e ce le ha lasciate come caratteristica del suo Regno. Il Regno c’è quando nel suo ambito i poveri, gli emarginati, gli afflitti per vari motivi hanno posto e diritto di cittadinanza e attenzione prioritaria e sono serviti magnificamente bene e il servizio è alla portata, idoneamente corretto e rispettoso.