Siamo di Dio ma per l'umanità
Is 7,10-14. Re Acaz, ha invocato l’aiuto di Assiria. Sta aspettando un segno di soccorso. Il Profeta chiede: da Dio che segno aspetti? Il segno che offre Dio è un bambino che deve nascere, un uomo nuovo, incarnato nel Messia che salva.
Rm 1,1-7. Dio ci ha dato il suo segno: Gesù e il Vangelo. Sono segni divini e debbono rivestirsi di visibilità e appoggiarsi ai miei segni. I segni della Eucaristia sono il pane e il vino. E i segni per la fede, la speranza e la carità? Se non applico i segni idonei la fede rimane inadeguata, la speranza fortuna e la carità diventa una farsa.
Mt 1,18-24. La grazia di Dio per la salvezza è Gesù. Diventa storia e vicinanza, è raggiungibile e incarnata per mezzo di due segni: Maria e Giuseppe. I segni necessari per il figlio di Dio si identificano con i segni umani di Maria: la sua maternità è adesione e consacrazione totale senza riserva personale. Ma anche Giuseppe dà il segno ed è la sua fede con condiscendenza e impegno.
Entriamo in vigilia. Siamo in festa per ricordare “la nostra unione con la vita divina di chi ha voluto assumere la nostra natura umana’’. Non c’è più ragione di chiedere come gli antichi: ma Dio è con noi o no? Isaia ci rivela il nome che è definizione e identità vissuta: Emmanuele, che vuol dire ‘’Dio con noi’’. San Paolo chiarisce che la venuta di Gesù è accolta dalla obbedienza della fede da parte di tutti per salvare tutti. Capisco che obbedisco alla fede quando divento segno di salvezza, cioè do il mio impegno di fede perché si realizzi il progetto salvifico di Dio. Come Maria ci apriamo alla obbedienza della parola, alla accoglienza della grazia per rivestirla di segni idonei perché c’è una ispirazione da capire e accettare, un progetto da amare e fare, un compito da portare a termine con amore e entusiasmo. Avessi già un amore grande la fede non avrebbe bisogno di obbedienza, anzi nemmeno sarebbe necessaria. Qualcuno resiste alla fede perché la vede implicata con tante altre cose che non aiutano a far star bene l’uomo. Niente di più erroneo e mal impostato. Si chiede obbedienza alla fede consacrata a far del bene, ad aiutare a dare una mano e commuoversi per le ferite del prossimo, per accogliere con tenerezza quelle creature che mai ricevono affetto e predilezione. San Giuseppe aveva tutte le ragioni per ritirarsi e sentirsi estromesso. Invece per fare felice colei che ama accetta un progetto umanamente incomprensibile. Giuseppe ha amore e fede e allora accetta anche quello che le succede a Maria: il segno della maternità come regalo di Dio. Non era per lui il piano di un bambino che fosse figlio di Dio, era per Maria. Ma lui partecipa come gli chiede l’Angelo, come lo ispira la fede. Mi sembra un suggerimento bello per noi e un gran lavoro da fare: partecipare nei progetti di Dio; salvare tutti con la fede che ti chiede amore, misericordia, comprensione e solidarietà generosa.
Rimaniamo sovente indecisi e perplessi. A volte ci sbagliamo per la formazione limitata e puerile che riceviamo. La società è plagiata dalla cultura vigente imposta con persuasioni interessate: tradizione, usi, rito, codici; e tutto lo chiamiamo realtà. Ma non c’è futuro solo nostalgia del passato glorioso. Dio vive e lui è il nostro futuro straordinario e inedito. La cultura, gli usi e costumi ci chiudono la porta. Dio la spalanca e ci regala segni prodigiosi e che ci sbalzano a un avvenire senza catene e dipendenze.