Bisogna chiedere a chi ci può dare
Es 17,8-13. L’orazione supplicante di Mosè è una preghiera importante perché condiziona l’esito della battaglia. L’azione del missionario determina i risultati della Missione. Deve essere compito di tutta la Chiesa in comunione con tutti.
2 Tm 3,14-4, 2. La Parola di Dio è indispensabile per il lavoro pastorale nel senso che ci deve essere concordanza tra Parola di Dio e azione missionaria.
Lc 18,1-8. La venuta del Regno non si è ancora manifestata completamente. Il giudice ingiusto e la vedova che chiede giustizia sono avvenimenti quotidiani. Fino a quando solo i prepotenti avranno l’ultima parola e la voce piena?
Gesù ci parla della supplica di una persona indifesa, anzi la più indifesa che ci sia, una vedova povera, a un giudice prepotente. E dice che se alla fine il prepotente deve cedere davanti alla insistenza della preghiera, più facilmente ci sarà condiscendenza quando preghiamo Dio. La Missione prima di tutto è questo: annunciare e far sapere e insegnare che possiamo presentare la nostra supplica a un Dio che ci ascolta, che ci prende sul serio e ci ama e vuol vedere realizzati in noi tutti i diritti che ci ha dato lungo la storia umana, da Adamo e Eva in poi. Evangelizzare allora vuol dire assicurare che da parte di Dio, per tutti c’è la buona notizia, non minacce o apocalissi piene di castighi. Le Chiese debbono sentirsi coinvolte e solidali con tutti anche quelli che parlano e pensano e credono differente. Così nessuna situazione umana diventa un fossile che rimane sempre lo stesso e ci dice come era la cosa non come è e nemmeno come sarà. Il Vangelo ci dice tutto quello che siamo e dobbiamo diventare partendo dal futuro non dal passato. La vedova anziana prevale sul giudice prepotente. Che successo strepitoso: Mosè vince l’esercito nemico con le braccia alzate; il ragazzo vince il gigante, il contadino confonde l’avvocato. E mentre tanti rifiutano la fede pensando che sia inutile, l’anziana continua a credere e sgrana il rosario. Prega perché pregando si sente di Dio e tutto quello che è di Dio è anche suo: la parola, Gesù, il vangelo, la Madonnina, la Chiesa, il Crocefisso, i sacramenti, i figlioli, i poveri, gli ammalati, i piccoli, gli indifesi, i rifiutati, gli sfortunati. Tutto quello che ha riferimento con Dio mi convoca e mi motiva per impegnarmi. Il Vangelo lo memorizzo per attuarlo e la Parola di Dio, versione antico testamento, la consulto per verificare altre esperienze.
La missione era immensa e ben presto si crearono scuole con materie che dovevano insegnare e far capire e rendere capaci di attuare il Vangelo: scuole di fede, di liturgia, di pastorale, di dogmatica, di teologia, di spiritualità, di morale, di identità religiosa. La scuola è necessaria per un cammino di apprendimento riguardo un programma che bisogna conoscere, capire e fare. Se nella scuola imparo che due più due fa quattro, poi nella pratica non lo posso negare. Così erano intese le scuole di teologia e Bibbia, di spiritualità e liturgia: per imparare a lavorare secondo il Vangelo. Non succeda mai che dopo tanta teologia, bibbia e liturgia si pratichi poco il Vangelo e lo si consideri facoltativo. Sarebbe proprio una assurdità promuovere molte cerimonie con ricchezza di particolari e segni e aggeggi e poi quando si evangelizza ci dimostriamo indifferenti, lontani, insensibili, teorici, incomprensibili, intolleranti, senza fantasia e senza cuore.