Is 55, 1-11; Sal Is. 12, 2-6; 1
Gv 5, 1-9;
Mc 1, 7-11
«Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto»
Quando gli apostoli dovettero scegliere un altro in sostituzione di Giuda, misero come co0ndizione che fosse testimone della risurrezione di Gesù e del suo operato dal Battesimo nel Giordano fino alla Ascensione al cielo. Dal Battesimo da Giovanni inizia l’opera di Gesù. Egli si accosta al Battista per ricevere il suo battesimo, segno di penitenza e di conversione a Dio. Con questo egli, il solo santo, si confonde con i peccatori, si mette in fila con loro. In tutto simile a noi, eccetto il peccato, si è fatto per noi peccato, per distruggere il male che è dentro di noi. Gesù, l’Inviato, il Missionario del Padre «non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini» (cf. Fil 2, 5-8). Così potè mostrarsi vicino a tutti, ai peccatori, ai malati, ai poveri. Li libera dalla emarginazione facendosi a loro vicino. Riscatta dalle situazioni degradanti, immergendosi in esse per trasformarle dal di dentro. Questo, Cristo accetta ricevendo il battesimo di Giovanni.
Nel Battesimo, Gesù esprime pure la disponibilità di aderire fino in fondo al disegno del Padre, che proprio per questo lo proclama “Figlio prediletto”. Gesù si rivela veramente “figlio” facendo in tutto e sempre ciò che Dio vuole: «che tutti siano salvi», lo conoscano, lo amino e diventino partecipi della sua vita divina. Gesù rispetterà sempre questo impegno espresso nel battesimo. Potrà dire di aderire sempre e soltanto a quello che piace al Padre, con obbedienza incondizionata, fino ad accettare la morte in croce. Alla sua morte che «ha lavato il mondo da ogni colpa» (pregh. sulle offerte), e alla sua risurrezione da cui scaturisce la vita nuova si identifica colui che riceve il battesimo di Gesù. In lui, Figlio prediletto, anche noi, battezzati in lui, diventiamo veramente figli di Dio. Per esserlo poi in verità, il Padre invita anche noi ad “ascoltare” Gesù, sua “Parola vivente”. E’ la grazia che chiediamo oggi al termine della celebrazione dell’eucaristia: «concedi a noi tuoi fedeli di ascoltare come discepoli il tuo Cristo, per chiamarci ed essere realmente tuoi figli».
Ascoltarlo anche nell’aderire come lui al suo Piano salvifico universale, cooperando a diffondere il vangelo in ogni parte del mondo: «Manifestate tra i popoli le sue meraviglie, proclamate che il suo nome è sublime» (salmo). L’impegno missionario non interessa soltanto alcuni, ma «deve coinvolgere la responsabilità di tutti i membri del popolo di Dio» (NMI 40). Tutti rinnovano questo impegno ricordando, specialmente oggi, il loro battesimo, che li ha resi stirpe eletta, sacerdozio regale per proclamare le opere mirabili di Dio (cf. 1Pt 2,9).
Anche sul battezzato, come su Cristo, discende lo Spirito Santo. Questo è ciò che fa la differenza tra il battesimo di Giovanni e il battesimo di Gesù, dato dal sacramento della Chiesa. Lo riconosce lo stesso Giovanni Battista: «Io vi battezzo con acqua», egli «vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (vang.). Il battesimo cristiano “immerge” nella morte e nella risurrezione di Cristo, fa morire con lui al male, per vivere nella novità di vita del Risorto. Ma “immerge” (questo significa pure “battezzare”) nello Spirito Santo. Uno Spirito che abita dentro il battezzato, ed è “fuoco” che vivifica, dà forza e coraggio per vincere paure, pigrizie e timidezze, rivela che cosa significa essere “figli di Dio”, permette di rivolgersi a Dio chiamandolo con verità “Abbà”, Padre, o come volgarmente si usa dire oggi: “papino” o “papi”, diminutivi che indicano la tenerezza e la confidenza tra figlio e padre, che Gesù stesso ha manifestato nella sua preghiera. Lo Spirito prega dentro di noi «con gemiti inesprimibili», richiama alla mente le parole di Gesù e ne fa comprendere sempre più pienamente il significato. Lo spirito è “protagonista” e “artefice” della Missione. Gesù lo proclama di se stesso, dopo il battesimo: «Lo Spirito del Signore è su me; mi ha inviato a portare ai poveri il lieto annunzio della salvezza».
La Missione è possibile solamente sotto l’azione dello Spirito Santo: è lui che fa sorgere l’impegno di dedicare a essa tutta la propria esistenza; indica le vie da percorrere, dà il coraggio di parlare e apre il cuore di chi ascolta alla accoglienza del messaggio. Gran parte dell’umanità non è ancora venuta a contatto con Cristo. Lo Spirito di Gesù che aleggia sulla Chiesa come si è posato su di lui nel battesimo ravvivi lo slancio missionario di ogni battezzato e di ogni comunità cristiana.
P. Gottardo Pasqualetti, imc.