Ecco, oggi la Chiesa nella Liturgia ci da la chiave
per poter risolvere questo problema, poter veramente sconfiggere la morte e vivere la vita, così come ci suggerisce
la prima lettura: “Perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi, egli infatti ha
creato tutto per l’esistenza”. (Sap. 1: 13-14). Contemplando la creazione vediamo chiaramente che Dio non ha
creato la morte, ma ha creato la vita, tutto il creato ci parla di vita, vedere solo la Primavera e’ un canto alla
vita. Per cui questa nostra paura della morte, di questa tappa che non possiamo evitare, va alle origini della creazione,
va al piano di Dio.
Non può essere vero che Dio abbia creato qualcosa per la distruzione o per la
scomparsa nel nulla. La natura delle cose cambia, ma esse non cadono nel nulla. Qualcuno é entrato di soppiatto
giocando sulla libertà e ha introdotto la morte, il Maligno. Certamente essa non era nel piano di Dio. Dio non si
contraddice mai. Il primo tentativo del maligno é quello di distruggere la creazione che é vita.
“Ma il serpente disse alla donna: “Non morirete affatto! Anzi, Dio sa che quando voi ne mangiaste, si
aprirebbero i vostri occhi e diventereste come Dio, conoscendo il bene e il male”. (Gen. 3: 4-5). L’aspetto
più orribile del peccato originale e’ quello di aver distrutto l’amicizia con Dio, il che indica la
vera separazione con l’Autore che e’ la fonte della vita, rimane dunque la morte.
D’altra parte Dio non può lasciarsi sconfiggere dall’inganno del Tentatore, per cui trova la via per
comunicare ancora la vita in maniera tale che nessuno puó distruggerla. Ricrea un mondo nuovo con la Incarnazione
del suo Verbo. Questa nuova creazione é veramente la sorgente della vita. “In principio era il Verbo e il
Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini…Venne fra la
sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto, A quanti però l’hanno accolto ha dato potere di diventare
Figli di Dio… e il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”. (Gv. 1: 1-3. 11-12-14). Non vi
e’ dubbio qui siamo in una nuova creazione. “Io sono l’alfa e l’omega, il primo e l’ultimo,
il principio e la fine, beati coloro che lavano le loro vesti, avranno parte all’albero della vita” (Ap. 22:
13-14).
Creazione di un mondo nuovo con un nuovo Adamo che riporta l’uomo alla sua origine,
entrando questa volta lui stesso nelle vicende della storia umana per assumersi tutta l’umanità nel suo piano
di salvezza per sconfiggere il Maligno e di conseguenza anche la morte. Con la sua morte divora la morte e crea una nuova
creatura con il suo sangue instaura ancora l’amicizia con Dio, l’Umanità Redenta. La vera Creazione in
cui Dio vede che il suo piano di amore si compie, é questa!
“Tu sei il mio Figlio
prediletto, in te mi sono compiaciuto” (Lc. 3: 22). Per entrare in questo piano di vita viene richiesta ancora la
nostra libertà. Appunto perché Dio non si contraddice, vuole che noi siamo con lui operatori di questa nuova
creazione. Ogni tentativo di debellare la morte non seguendo questa strada è destinato a fallire; o si rimane unita
alla sorgente della vita o si cade decisamente nella mani della morte. Sebbene l’uomo di oggi, come quello di
sempre, abbia terrore della morte, deve imparare a conoscere la strada che conduce alla vita.
Naturalmente siamo
chiamati a rinnovare la nostra fede nell’autore della vita. Nel Vangelo di oggi vi e’ una catechesi magnifica
che Gesú ci mostra per insegnarci come dobbiamo imparare la strada “per cosi dire” per non morire.
Questa semplice donna che aveva perso tutta la fiducia nelle risorse umane, trova nel suo animo una forza che la spinge
verso Gesú, nessuno la ferma: “Chi mi ha toccato il mantello?”… E la donna impaurita e tremante,
sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Gesú
rispose: Figlia, la tua fede ti ha salvata, Va in pace e sii guarita dal tuo male” (Mc. 5: 30. 33-34). Il vero male
é la morte, come il vero bene é la vita.
Questo è il primo gradino che dobbiamo
salire per vincere la morte, la fede, lui ci guarisce noi nostri mali, perché possa dire quello alla fanciulla:
“Talità kum, che significa, Fanciulla io ti dico, alzati!” (Mc. 5 :41). E così ci comunica la
vita.
Quali sono, altri mezzi che Gesú oggi ci offre? E’ il mondo pronto ad accettarli, o meglio, a
vederli? Ma noi vediamo bene che il nostro mondo é rivolto altrove. Noi vediamo che la preoccupazione del mondo di
oggi é quella di fabbricare le armi, il mercato delle nazioni del potere, é quello di smerciare le armi, e
altre cose micidiali, come la droga, e seminare l’odio. Non solo, ma s’invoca di Dio nell’uccidere
persone innocenti, che escono per andare al loro lavoro e togli loro il dono della vita con un gesto terroristico.
Chiediamoci ancora: è questo il Dio della vita? Sono queste forse le cose che ci danno la vita?
Si semina la morte con il pretesto della libertà e della pace, ma è solo odio e violenza e quindi morte. I
mezzi che Gesú ci indica per entrare nella sua amicizia é il vivere la sua vita. Riallacciare la nostra
amicizia con Dio, come abbiamo accennato sopra, alimentare questa amicizia con la recezione dei Sacramenti che sono la via
verso di lui perché é lui il fattore dei Sacramenti. Essere uniti a lui nella preghiera, in quel dialogo con
lui che ci aiuta a conoscerlo di più. Se lui é il Verbo della vita in cui tutto esiste, é anche la
resurrezione, é il pane della vita, chiunque mangia questo pane avrà la vita, è lui la sorgente dalla
quale zampilla la vita eterna.
Paolo ci fa vedere la differenza: “Vi siete infatti spogliati
dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad
immagine del suo Creatore. Qui non c’é più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o
Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti” (Col. 3: 9-11). E Agostino tradurrebbe questa
necessità di vita in questa magnifica sentenza: “Se Virgilio, il poeta poté dire: “Ognuno
e’ attratto da una sua voluttà” (Egl. II), non dalla costrizione, ma dalla voluttà, non dalla
necessità, ma dal diletto, tanto più si può dire che l’uomo ♪é attratto da Cristo,
attraverso la delizia della sua verità, della beatitudine, della giustizia, delle vita che non ha termini,
giacché Cristo é proprio tutto questo!” (Com. Vang. Gv. XXVI,4). Questo vuol dire vivere la vita che
non ha fine. Ecco allora che il nostro sguardo si allunga all’orizzonte, diventa universale e sentiamo la
necessità di comunicare questa vera vita a tutti. In tutti noi deve esserci questo spirito missionario di
comunicare la vita, affinché raggiungiamo la salvezza. Tutto il mondo ci divenga fratello, compagno, amico,
desiderosi di averlo assieme nel nostro commino verso la vita per arrivare alla nostra metà.
Ecco
perché Paolo dice: “Quel Dio al quale rendo culto nel mio spirito annunziando il vangelo del Figlio
suo”. (Rm. 1: 9). E Pietro aggiunge: “infatti è stata annunziata la buona novella anche ai morti,
perché pur avendo subito perdendo la vita del corpo, la condanna comune a tutti gli uomini, vivano secondo Dio
nello spirito” (1Pt4: 6).
Diamo forza a questa nostra riflessione nella preghiera, così come la
Liturgia di oggi ci suggerisce al termine del Divin Sacrificio. “La Divina Eucaristia che abbiamo offerto e
ricevuto, O Signore, sia via nuova, perché uniti a te nell’amore, portiamo frutti che rimangono per sempre.
Amen.” (Orazione dopo la Comunione).