1) "CAMMINERANNO I POPOLI ALLA TUA LUCE" (Is. 60, 3). Nella prima lettura il Profeta Isaia presenta la cittá di Gerusalemme come un faro di luce che attrae a se tutti i popoli e giá la vede inondata di gente venuta da ogni dove. L' interpretazione cristiana ha visto in Gerusalemme l' immagine della stessa Chiesa, che come una madre, goisce al vedere che da tutte le parti si stanno radunando i suoi figli.
E' una visione di unversalitá che come una grande processione di popoli, convergono nella chiesa "per proclamare le glorie del Signore". E questi popoli non vengono a mani vuote, ma arrivano con doni preziosi che la fanno "ricca", non tanto di ricchezze materiali, ma di ricchezze spirituali: saggezza, culture distinte, tradizioni religiose, esperienze varie, proprie di ogni nazione, che la rendono a giusta ragione "cattolica".
2) "ABBIAMO VISTO SORGERE LA SUA STELLA" (Mt. 2, 3). La stella é un elemento molto importante in questa festa, non tanto per se stessa, quanto per quello che significa. Infatti nel contesto di universalitá di cui abbiamo parlato, la luce di questa stella che ha orientato i Magi fino alla grotta di Getlemme, non puó essere che la luce della fede, indispensabile per ogni persona, per riconoscere e accogliere Gesú come Salvatore del mondo.
La fede é un dono di Dio, é una luce, una illuminazione, no un qualcosa che ci appartiene. Gesú dice: "Nessuno puó venire a me se non é attratto dal Padre che mi ha inviato" (Gv. 6, 44). Non si puó arrivare da soli alla conoscenza della Veritá con il solo uso della ragione. E' Dio che rivela, che attrae. A noi il compito di non opporre resistenza.
La preghiera colletta ci presenta la nostra vita come un pellegrinaggio di fede verso l' eternitá. Il nostro é un camminare nella fede, no nell' evidenza. A volte possiamo perdere la direzione o perdere anche noi, come i Magi, la luce di questa stella. Importante peró, che come loro, continuiamo a cercare, lasciandoci aiutare da chi ci puó rimettere di nuovo sull cammino e non andare avanti indifferenti, senza entusiasmo o senza una meta precisa, simili alla cittá di Gerusalemme, "addormentata", indolente, incosciente, come l' avevano trovata i Magi.
3) "I GENTILI SONO CHIAMATI IN CRISTO GESÚ" (Ef. 3, 5). San Paolo ringrazia Dio per essere stato fatto partecipe di un grande "mistero", ignorato per tanto tempo: che anche "i gentili" sono chiamati per mezzo del Vangelo a formar parte della Chiesa. Non solo quindi gli Ebrei sono i destinatari unici della Promessa, ma tutti i popoli del mondo, perché Gesú é venuto a togliere ogni barriera, ogni divisione, ogni privilegio.
In Gesú si é fatta realtá la manifestazione di questo piano universale di salvezza di Dio che non conosce frontiere. La Chiesa é universale, non é patrimonio esclusivo di nessuna cultura. I Magi sono precisamente la primizia di tutte le nazioni ad aprirsi a questa universalitá..
Celebrando questa festa viene spontaneo rinnovare il nostro impegno mssionario. Adesso che noi sappiamo, come San Paolo, dobbiamo ringraziare Dio per averci chiamati ad essere suoi collaboratori nell' annunciare e invitare tutti a far parte del suo Regno
O Signore, facci essere luce per gli altri, per aiutarli a raggiungere il luogo dove si trova Gesú "per adorarlo".
Is. 60, 1 - 6
Ef. 5, 2 - 3. 5 - 6
Mt. 2, 1 - 12