“Se mi amaste, vi rallegrereste che io ritorni al Padre, peché il Padre é piú grande di me”… Qualcuno ha detto che i figli vivono, nel rapporto con la loro famiglia, due realtá: la prima é quella di avere delle radici che li uniscono alla loro famiglia di origine; la seconda é quella di avere delle ali per volare. Dove? Dipende da ognuno e secondo la bussola (i valori, le mete) che ognuno userá e dove vuole arrivare. Riconoscere le proprie origini, ma senza rimanere fissi ad esse come schiavi legati con catene. Questa doppia realtá, l’ha vissuta anche Gesú e gli Apostoli, dopo di Lui,quando hanno dovuto affrontare la discussione tra il nuovo e il tradizionale.
É certamente stato importante l’Antico Testamento e le varie manifestazioni di Dio lungo i secoli, ma non é stata l’ultima Parola di Dio; é stato importantissimo e indispensabile (condizione sine qua non), l’insegnamento di Gesù, ma Lui stesso ha voluto che fosse “completato” con il contributo degli apostoli e della chiesa. L’apertura della evangelizzazione ai pagani, aveva bisogno di ali nuove. Radicati nella fede della tradizione (Gesú disse che non era venuto per abolire ma per completare), gli Apostoli hanno dovuto “inventare” una metodologia nuova e “spogliarsi” di cose caduche, per non sfigurare proprio la novità del N.T., della perennità della Buona Notizia. Tradizione e novitá: é la realtá che la Chiesa deve sempre tenere presente. Quante situazioni nuove si sono manifestate durante i secoli e a cui la chiesa ha dovuto dare una risposta. Il Concilio Vaticano II é stata l’ultima, in ordine di tempo di queste “risposte” che Dio aveva riservato per l’umanitá. Ora, la celebrazione della V Conferenza dell’Episcopato Latinoaméricano (CELAM) é un’altra risposta che lo Spirito dará alle chiese di questo continente.
L’uomo e la donna dei nostri giorni, pongono alla fede, domande nuove e sempre piú sfidanti: dall’ecologia alla bioetica e tutti i temi della medicina moderna, del dolore e della morte; i temi del matrimonio-famiglia tradizionali, alle nuove forme di convivenza e le discussioni su quell’essere indefinito che sembra essere oggi la persona umana (il “neutro”); la problematica degli scontri tra civiltá o guerre economiche, le religione e la fede in generale come aghi che cercano di mantenere la bilancia in equilibrio o che lo fanno pendere verso l’intolleranza o il terrorismo. Enormi problematiche moderne o post-moderne. Che risposta diamo come cristiani-come chiesa? Risolviamo tutti questi interrogativi “radicalizzandoci” nel passato (essere senz’ali) o buttiamo via tutto il passato per cominciare da zero (essere senza radici). Certamente né l’una né l’altra soluzione aiutano la nostra societá di oggi a capire Dio e gli altri.
Gesú, che conosceva i nostri limiti, ha detto nel Vangelo di oggi: “vi dico queste cose mentre rimango con voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre vi manderá nel mio nome,vi insegnerá tutto e vi ricorderá quello che vi ho detto”.
Vi insegnerá tutto! Ma come riusciamo ad ascoltare e a distinguere la sua voce e la sua veritá, dalle altre voci e veritá che ci circondano.
Il Papa, i Vescovi, i Pastori protestanti e le loro molteplici sette, l’islam, le grandi religioni asiatiche… tutti parlano di Dio e cercano di spiegare l’uomo e il suo fine, all’umanitá di oggi.
Che effetto fanno tutte queste voci? Le migrazioni spirituali da una chiesa all’altra (da un santuario cattolico a un predicatore che promette miracoli e soluzioni magiche ad ogni problema) sono all’ordine del giorno. Tutto é lo stesso: tutto ció che “ci serve” é buono, purché ci prometta rapiditá ed efficienza.
Certamente quindi la promessa di Gesú (lo Spirito Santo vi insegnerà…), si realizza anche ai nostri giorni, ma forse il difficile é riuscire ad ascoltare la sua voce differenziandola da tutte le altre.
La chiesa, per sua natura, dice il Vaticano II, é missionaria. Ed é questa missione perenne che ci obbliga ad ascoltare cosa vuole Dio oggi dall’umanità. Diceva un vescovo argentino, Mons. Angelelli (vittima della violenza istituzionalizzata) che dobbiamo avere sempre “un orecchio pronto per acoltare Dio e l’altro orecchio pronto per ascoltare il popolo”: ascoltare il “clamore dei popoli” che chiedono il rispetto della loro dignità e il dovere di riconoscere anche la “dignità e i diritti di Dio”.
Nel Concilio di Gerusalemme si dice: “lo Spirito Santo e noi abbiamo deciso…”. Ma questa decisione é stata conseguenza di una “richiesta-clamore” delle nuove comunità e della ragionevolezza nell’applicare lo “spirito e non la lettera” dell’insegnamento di Gesú. É un compito urgente per noi cristiani oggi (gerarchie e fedeli) quello di ascoltare, capire e cercare una risposta (dalla fede ma anche dalla dignità dei popoli e delle singole persone), al loro clamore. Non la volontá o la legge di Dio contro le persone, né viceversa; ma Dio con l’uomo e la donna di oggi, fianco a fianco per costruire un mondo nuovo possibile (Ricordare l’esperienza dei vari Forum internazionali su realtá sociali, teologia, gruppi minoritari, epidemie moderne…).
Come Maria fu presente nel Cenacolo, durante Pentecoste, così sia presente anche oggi nella Chiesa per aiutarla ad accogliere lo Spirito che si manifesta in molteplici maniere.
At 15, 1-2. 22-29;
Sal 66;
Ap 21, 10-14. 22-23;
Gv 14, 23-29