Il 10 febbraio, con l’imposizione delle ceneri, abbiamo iniziato la quaresima che si prolunga durante tutto questo mese di marzo e che ci porterà a celebrare la memoria della passione, morte e resurrezione di Gesù l’ultima settimana di questo mese.
Siamo invitati a un cammino di conversione per la celebrazione della Pasqua di Gesù e nostra. Questo invito assume un significato speciale nel contesto della celebrazione dell’anno giubilare della misericordia.
Nella sua bolla di indizione del Giubileo, papa Francesco ci ha scritto:
“La Quaresima di questo Anno Giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio. Quante pagine della Sacra Scrittura possono essere meditate nelle settimane della Quaresima per riscoprire il volto misericordioso del Padre! Con le parole del profeta Michea possiamo anche noi ripetere: Tu, o Signore, sei un Dio che toglie l’iniquità e perdona il peccato, che non serbi per sempre la tua ira, ma ti compiaci di usare misericordia. Tu, Signore, ritornerai a noi e avrai pietà del tuo popolo. Calpesterai le nostre colpe e getterai in fondo al mare tutti i nostri peccati” (cfr. 7, 18-19).
Le pagine del profeta Isaia potranno essere meditate più concretamente in questo tempo di preghiera, digiuno e carità: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti? Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, la tua ferita si rimarginerà presto. Davanti a te camminerà la tua giustizia, la gloria del Signore ti seguirà. Allora lo invocherai e il Signore ti risponderà; implorerai aiuto ed egli dirà: «Eccomi!». Se toglierai di mezzo a te l’oppressione, il puntare il dito e il parlare empio, se aprirai il tuo cuore all’affamato, se sazierai l’afflitto di cuore, allora brillerà fra le tenebre la tua luce, la tua tenebra sarà come il meriggio. Ti guiderà sempre il Signore, ti sazierà in terreni aridi, rinvigorirà le tue ossa; sarai come un giardino irrigato e come una sorgente le cui acque non inaridiscono” (58. 6-11).
Poniamo di nuovo al centro con convinzione il sacramento della Riconciliazione, perché permette di toccare con mano la grandezza della misericordia. Sarà per ogni penitente fonte di vera pace interiore (MV: 17).
“Nella Quaresima di questo Anno Santo ho l’intenzione di inviare i Missionari della Misericordia. Saranno un segno della sollecitudine materna della Chiesa per il Popolo di Dio, perché entri in profondità nella ricchezza di questo mistero così fondamentale per la fede”. (MV, 18).
Papa Francesco ha voluto che l’invio dei Missionari della Misericordia si realizzasse all’inizio della quaresima con la presenza delle reliquie di due grandi Missionari della Misericordia: san Pio da Pietrelcina e san Leopoldo Mandic´, due frati cappuccini, veri servitori della misericordia di Dio.
San Pio e san Leopoldo sono stati entrambi “eroici ministri della Riconciliazione”, e hanno avuto la capacità di essere volto misericordioso, tenero, dolce, paterno nei confronti di coloro che si accostavano al sacramento della Riconciliazione, così come ha fatto il Padre nella parabola del figlio prodigo.
Parlando della testimonianza di san Pio, papa Francesco ha detto: “Si può proprio dire che Padre Pio è stato un servitore della misericordia. Lo è stato a tempo pieno, praticando, talvolta fino allo sfinimento, «l’apostolato dell’ascolto». È diventato, attraverso il ministero della confessione, una carezza vivente del Padre, che guarisce le ferite del peccato e rinfranca il cuore con la pace. Non si è mai stancato di accogliere le persone e di ascoltarle, di spendere tempo e forze per diffondere il profumo del perdono del Signore. Poteva farlo perché era sempre attaccato alla fonte: si dissetava continuamente da Gesù Crocifisso e così diventava un canale di misericordia. Ha portato nel cuore tante persone e tante sofferenze, unendo tutto all’amore di Cristo”. Quello che papa Francesco dice della testimonianza di san Pio nel convento di San Giovanni Rotondo si deve anche dire della testimonianza di san Leopoldo nel convento di Padova.
Raccontano che qualcuno rimproverava il Padre Leopoldo: ”Padre, ma lei è troppo buono. Ne renderà conto al Signore. Non teme che Iddio le chieda ragione della sua eccessiva larghezza?”. Ma a chi lo accusava di “lassismo di principi morali”, padre Leopoldo rispondeva: “Ci ha dato l’esempio Lui! Non siamo stati noi a morire per le anime, ma ha sparso Lui il Suo sangue divino. Dobbiamo quindi trattare le anime come ci ha insegnato Lui con il Suo esempio. E se il Signore mi rimproverasse di troppa larghezza potrei dirgli. “Parón benedeto (in dialetto veneto), questo cattivo esempio me l’avete dato voi, morendo sulla croce per le anime, mosso dalla vostra divina carità”.
L’esempio di questi due santi deve animare anche noi ad essere come loro “missionari della misericordia”, anzitutto all’interno delle nostre comunità e poi con le persone che incontriamo nel nostro camino. Non dobbiamo essere giudici che condannano e umiliano, ma imitare l’atteggiamento di Gesù con il pubblicano, l’adultera, la Maddalena, il buon ladrone… Dobbiamo seguire il “cattivo esempio” di Gesù che ha dato la sua vita per amore. Non dobbiamo essere il pugno ma la carezza di Dio. Dobbiamo essere come Dio, buon samaritano, che sente compassione e cura le ferite.
È bello rivivere in noi questi sentimenti proprio in questo mese di marzo che termina con la celebrazione del mistero pasquale, cioè con la celebrazione del mistero dell’amore misericordioso di Dio che in Gesù dà la vita per noi. Celebrando la santa Cena con il Signore lasciamo risuonare nei nostri cuori il comandamento nuovo: “Amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi”. Potremo cosi continuare a spargere il profumo dell’amore misericordioso di Dio.