V DOMENICA DOPO PASQUA

Pubblicato in Domenica Missionaria

gesumiser

Vedere il Padre

At 6,1-7

 

1Pt 2,4-9

Gv 14,1-12

 

Il Vangelo di oggi è preso dal discorso che Gesù ha rivolto ai suoi discepoli nel cenacolo dopo l’ultima cena, nell’imminenza della passione (è Gesù prevalentemente a parlare, aprendo il suo cuore a confidenze e a comunicazioni sublimi) – la passione è vicina, Gesù sa che questo evento sarà causa di grande sconvolgimento per i discepoli, ma si preoccupa di preservarli da un turbamento prolungato, e dice “non sia turbato il vostro cuore”.

“Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Questo imperativo mette sullo stesso livello il Padre e il Figlio: la potenza e l’amore del Padre e del Figlio sono a loro disposizione, la fede genera gioia e certezze (troppo si parla della fede che accumula difficoltà, poco della fede che genera gioia e certezza).

 

Poi Gesù li consola dicendo che va a preparare per loro un posto. Con la sua morte e risurrezione Egli prepara un posto cioè rende possibile ai discepoli la comunione con il Padre, immette i discepoli nel circuito della relazione trinitaria.

Gesù sta per affrontare la passione e vuole preparare i suoi apostoli alla temporanea dolorosa separazione da Lui che questo evento comporterà. Gesù li vuole rasserenare ed assicurare.

Questa sua partenza avrà lo scopo di preparare per loro un posto nella casa del Padre, dopo di che Egli si ricongiungerà a loro, tornerà a riprenderli, in modo che essi siano per sempre con Lui nella casa del Padre – quindi spiega loro il senso profondo della sua passione e i frutti meravigliosi che ne sarebbero seguiti.

Gesù è venuto nel mondo per condurci nella casa del Padre, nella piena comunione con Lui, ma era necessario che patisse e morisse per ottenere questo. Il Padre ha costituito Gesù come via obbligata per arrivare a Lui, per questo Gesù potrà dire “nessuno può venire al Padre se non per mezzo di me”. Gesù mostra la sua delicatezza nel modo in cui parla della sua passione e risurrezione “io vado a prepararvi un posto nella casa del Padre...”; lo preparerà proprio per mezzo della sua passione e risurrezione. La preparazione del posto è stata un’azione molto costosa per Lui, ma un’azione fatta con immenso amore: “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1) cioè sino alla preparazione del posto per loro (Albert Vanhoye).

Non è soltanto in attesa dei suoi, ma verrà a prenderli per portarli con sé: si direbbe che non li lascia un istante, a Gesù preme di affermare una sua continua presenza accanto ai discepoli – è necessario non perdere il contatto con Lui, seguirlo non solo portando la croce, ma aspettando la gloria e l’eredità dei figli di Dio.

Sant’Agostino “prepara le dimore preparando coloro che andranno ad abitarvi”.

San Tommaso d’Aquino dice che Gesù ci aiuta ad arrivare in cielo “eccitando in noi la fede, tracciando l’itinerario, pregando per noi, attirandoci in alto e dandoci il suo Spirito”.

Ci sono tanti posti quanti sono gli uomini – in Dio c’è posto per tutti, andiamo verso l’amore del Padre che non esclude nessuno: “resterai tu solo, tutto in tutti (1 Cor 15,28) anche noi divenuti una sola cosa con Te” (sant’Agostino).

Il posto che Gesù va a preparare potrebbe essere meglio definito come incontro con la persona del Padre – Cristo è colui che è via, o mezzo, che rende possibile tale incontro. Non è facile capire tutto questo, e Tommaso apostolo nella sua intraprendenza e spontaneità dice “non sappiamo la via” e dà l’occasione a Gesù di dire: “io sono la via la verità e la vita” presenta la novità di se stesso, della sua persona, Egli che è la rivelazione ultima di Dio.

Gesù non è solo l’unica persona che può mettere in rapporto con il Padre, ma nello stesso tempo manifesta in modo perfetto la vita e l’amore di Dio per l’umanità e comunica al mondo la salvezza. Gesù è la via la verità e la vita, ossia Egli è tutto, Egli è necessario, in Lui troviamo tutto ciò che possiamo desiderare.

Santa Rita fu colpita da questa frase, andava meditandola e, incominciò ad amare ferventissimamente Gesù e a servirlo, non poteva proferire verità se non parlando con Lui, né vivere se non con Lui, né camminare se non con Lui, non poteva trovare alcun bene senza di Lui, ecco come questa frase sentita profondamente e ampiamente causò la sua santità.

“Io sono la via” dice Gesù, è la via più sicura verso la casa del Padre ed anche la via più breve, talmente breve che non c’è alcuna distanza da superare. La via e la meta coincidono “io sono nel Padre ed il Padre è in me”.

“Io sono la via” dice Gesù. Questa via è la via della croce: la via della povertà, dell’umiltà, dell’amore che si abbassa per essere al servizio di tutti (Santa Teresina parla della piccola via dell’infanzia spirituale: il Vangelo è la celebrazione di tutto ciò che è piccolo perché Dio si è fatto picccolo e ha amato i piccoli).

“In questo senso la croce è la via verso Dio: la croce è il segno del piccolo, della sottrazione, della via giusta per andare avanti” (F. Gentiloni).

C’è un posto preparato per ciascuno di noi dalla tenerezza di un Padre che ci ama non con un amore generico e indifferenziato, ma con l’amore che il Padre dimostra verso ciascuno dei suoi figli, come se ciascuno fosse l’unico, come se tutto l’amore fosse riservato a lui.

André Frossard “Dio non sa contare che fino a uno” tu sei quell’uno, su di te è tutta la speranza di Dio. Riusciremo ad arrivare alla casa del Padre? Nonostante le nostre stoltezze ci arriveremo, perché a guidarci è Cristo, la nostra via. “Signore mostraci il Padre e ci basta”. Filippo pensava di poter vedere il Padre fuori di Gesù, separato da Lui; pensava a una visione di Dio del tipo di quella di cui furono favoriti alcuni personaggi dell’Antico Testamento; desidera una manifestazione esterna di Dio che non comprenda Cristo. Invece Gesù insiste che soltanto in Lui è visibile il Padre, Egli è l’immagine vivente del Padre “io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10,30). È l’effetto stupendo dell’incarnazione: il Verbo di Dio che è una sola cosa con Lui si è fatto uomo; è diventato visibile, ascoltabile, toccabile; la distanza infinita che ci separa da Dio è stata superata dal Verbo che si è fatto uno di noi. “Egli ha dimorato in mezzo a noi pieno di grazia e di verità, Egli ha annunziato ed instaurato il Regno di Dio e in sé ci ha fatto conoscere il Padre...” (Paolo VI). La domanda di Filippo desideroso di incontrare il Padre, rinnova il mai soddisfatto desiderio dell’umanità di vedere Dio. La vocazione dell’uomo è ‘di vedere’ il Padre celeste e questo è possibile soltanto ‘vedendo’ Cristo, il quale dunque è pienamente comprensibile soltanto come immagine perfetta del Padre ‘fino da ora’.

Ultima modifica il Giovedì, 05 Febbraio 2015 20:12
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