2 Sam 5,1-3
Col 1,12-20
Lc 23,35-43
È l’ultima domenica dell’anno della Chiesa e si celebrala festa di Cristo Re. Gesù è il Re dell’universo, e questoci dà una grande gioia. Però Gesù non è Re alla manieraumana, ma in un modo molto più profondo, piùmisterioso e più nascosto (Albert Vanhoye).
Il Vangelo ci mostra in che modo Gesù è diventatoRe. Lo è diventato per mezzo della sua croce, cioè permezzo della sofferenza accettata per salvare gli uomini.
Quando Gesù è sulla croce i capi del popolo lo schernisconodicendo: “ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è ilCristo di Dio il suo eletto”. Gesù invece rifiuta di salvarese stesso, anzi accetta di perdere se stesso, di soffrire e dimorire per salvare tutto il mondo, perché è necessario liberarel’uomo dal male che è radicato profondamente nelsuo cuore, e questo non lo si può fare senza sofferanze,senza accettare la morte in espiazione per i peccati. Così,quando dicono a Gesù: “se tu sei il re dei giudei, salva testesso”, i soldati non capiscono la condizione che eglideve accettare per diventare Re. Questa condizione è lasolidarietà completa con gli uomini, anche nelle situazionipiù crudeli, più ingiuste (Albert Vanhoye).
“C’era anche una scritta sopra il suo capo: Questi è ilRe dei Giudei”. Rivela il potere regale acquisito al prezzodi una croce che portava l’iscrizione della regalitàcome motivo di condanna. L’invito a salvare se stesso ricorre nelle parole dei capidel popolo, dei soldati e del malfattore. L’evangelista rendeevidente il carattere ‘diabolico’ di tale richiesta e sicollega al racconto delle tentazioni (Lc 4,3).
Anche sulla croce come nel deserto dopo il Battesimo,il Cristo resiste alla tentazione perché si affida esclusivamentealla volontà del Padre, al suo amore e al suo disegnodi salvezza, sapendo che quest’ultima è possibile soltantonell’obbedienza. Così la morte in croce del maestroproclama la verità del suo insegnamento: “chi vorrà salvarela propria vita la perderà; ma chi perderà la propriavita la salverà” (Lc 9,24).
Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “nonsei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Invece l’altroladrone proclama l’innocenza di Cristo: “neanche tuhai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena?Noi giustamente perché riceviamo il giusto per le nostreazioni, egli invece non ha fatto nulla di male”.
Anche Pilato poco prima aveva detto: “non ho trovatonulla in Lui che meriti la morte” (Lc 23,22).
“Non ha fatto nulla di male”, in altri termini, egli è ilsolo giusto agli occhi di Dio. Ciò lo costituisce fonte digiustificazione per ogni uomo.
Durante la sua passione la divinità di Gesù rimanevanascosta, la rivelava con il suo amore, poco prima avevadetto: “Padre perdonali perché non sanno quello chefanno” (Lc 23,34): di fatti il buon ladrone si è convertito;anche il centurione disse: “veramente quest’uomo era Figliodi Dio” (Mc 15,39).
Sulla croce la grazia si dispiega trionfalmente e ilbuon ladrone con passo da gigante si muove sulla via dellasalvezza: “Gesù ricordati di me quando entrerai neltuo Regno”. Capisce che Gesù per mezzo della sua croceentra nel suo Regno. Capisce che Gesù riporta la vittoriasul male e sulla morte per mezzo dell’accettazione delle sofferenze. Sperava che nel futuro Gesù l’avrebbe ricordato,invece la risposta di Gesù infrange questa aspettativa:“in verità, ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.
In verità: un tono di solennità, di impegno preciso, dipuntuale compimento.
Ti dico: prelude a qualcosa di inatteso. È l’assicurazionedi una salvezza che incomincia già da quel momento:l’oggi della sua sofferenza e della sua morte accettatecome espressione suprema dell’amore, fa già esplodere il Regno, lo fa irrompere nel mondo, e vi fa entrare per primoun ladrone pentito, a significare non solo che esso èaperto a tutti, ma anche la sua forza di trasformazione edi novità (Settimio Cipriani).
Oggi: ribadisce che la salvezza sia fruibile già con lamorte del credente. Gesù si mostra Signore del tempo;(anche delle persone riescono ad avere una signoria sultempo, cioè quelli che hanno il senso della brevità dellavita, della sua intensità perché è carico di eterno, e giàvivono nella dimensione dell’oggi eterno di Dio: santaTeresina del Bambin Gesù diceva che la vita è un istantetra due eternità, soffriamolo in pace; mentre MaddalenaDelbrel diceva che ogni piccola azione è un avvenimentoimmenso nel quale ci viene dato il paradiso e nel qualepossiamo dare il paradiso).
Sarai con me: i regni della terra escludono i malfattori,difatti stava escludendo Gesù e i due ladroni; inveceil Regno di Gesù accoglie tutti, nessuno escluso; lebraccia aperte sulla croce sono espressione di accoglienza;è il Regno fondato sull’amore, e un amore cheraggiunga tutti.
In paradiso: sulla croce è ridotto all’impotenza, precipitatonell’abisso dell’umiliazione, schernito dai suoi sudditi;non ha nulla ma si mostra con la coscienza di possederetutto. La parola ‘paradiso’ significa giardino, la creazioneintatta, il giardino senza confini dove l’uomo conversavacon Dio. Luca mette in parallelo l’essere in paradiso e l’essere con Gesù. La felicità eterna consiste nell’esserecon Gesù, il paradiso è Gesù stesso (così ci sonodelle persone che hanno nulla ma posseggono tutto:come san Francesco che possedeva il cielo con le stelle;santa Gemma Galgani, sebbene sola, era capace di esserelei stessa una intera famiglia per la vivacità, l’umanità e laricchezza della sua natura).
Il buon ladrone aveva detto: Gesù ricordati di mequando entrerai nel tuo regno (questo ‘ricordo’ è una tipicaespressione della preghiera biblica). Presenta la suarichiesta direttamente a Gesù, chiamato con il suo solonome. In quel suo compagno di supplizio il buon ladronescopre “Jahwè che salva”, (Gesù significa: Dio salva);in Lui scorge i tratti del suo Signore, Re e Messia, e chiededi far parte del suo Regno. Sa riconoscere l’identità diGesù anche in questa situazione estrema, e Gesù a suavolta riconosce la fede di quest’uomo.
Questa ‘grandezza’ smisurata di Cristo ha inizio dall’ignominiadella croce per giungere alla glorificazionealla destra del Padre. I primi cristiani vedevano come essenzadi questa festa quanto si dice nel ‘Credo’: salì al cielo,siede alla destra di Dio Padre onnipotente.
Impressiona la fede che i primi cristiani avevano nelpotere regale di Cristo, e chi racconta il loro martiriocome san Cipriano conclude dicendo: “questi martirisono stati giustificati sotto il tale console romano, mentreera Re Cristo Gesù nostro Signore”.
Il 23 novembre 1927 veniva fucilato padre MichelePro, gesuita messicano di trentasei anni. Uno degli esecutoridella fucilazione chiese a padre Pro perdono e questisereno rispose: “non solo ti perdono, ma ti ringrazio” epoi aprendo le braccia gridò “Viva Cristo Re”.