Kenya: Uniti per la libertà religiosa

Pubblicato in I missionari dicono
{mosimage}Nel mio ultimo articolo su questo sito, avevo trattato un tema molto delicato: il ruolo dei preti in politica e in affari governativi o finanziari. La Conferenza dei Vescovi, ispirandosi alle leggi del Diritto Canonico, aveva preso posizioni molto precise per evitare che in un clima di elezioni generali, che si terranno in Kenya nel prossimo dicembre 2007, i preti si astenessero da ruoli indebiti alla loro missione religiosa, pur essendo di aiuto ai fedeli a discernere i candidati degni di essere eletti, e si guardassero per bene da aderire a candidati i cui principi collidono con quelli della Dottrina Religiosa e Sociale della Chiesa, e la cui vita politica ed etica lascia molto a desiderare.

Non si erano ancora spente le critiche, e le lodi a questo documento delle Conferenza Episcopale dei Vescovi Cattolici, che, subito dopo Natale, i giornalisti scoprono un piano del governo, secondo cui le moschee, le chiese e i templi “dovrebbero fornire informazioni abbastanza dettagliate sulle strutture e sui membri delle diverse religioni”. Titoli cubitali dei quotidiani e dei settimanali attirano l’attenzione di tutti, che si domandano: “Che cosa sta succedendo nel nostro Paese?” Per comprendere bene la portata di questa situazione, bisogna rifarci alla sorgente del decreto e a quello che il decreto stesso richiede dai leaders religiosi delle chiese, moschee e templi del Kenya.

{mosimage} L’iniziatore “ufficioso” di questo documento è il Dott. Alfredo Mutua, il direttore dell’ufficio stampa del Presidente della Repubblica. Egli ha inviato direttive ai Regional and District Commissioners (Commissari o Presidenti delle Regioni e Province) dello Stato richiedendo di raccogliere informazioni più dettagliate possibili sui seguaci delle diverse religioni operanti nelle loro giurisdizioni, ed inviarle al medesimo ufficio stampa. Immediatamente c’è stata una levata di scudi da parte dei politicanti dell’opposizione, e soprattutto dei leader religiosi. Tutti si domandavano: “è il Dott. Mutua l’originatore di queste disposizioni o, dietro di lui, c’è il Presidente e il suo governo?”; e quali sono le vere ragioni di queste richieste?

Il segretario generale del Supremo Consiglio Mussulmano del Kenya (Supkem), Adan Wachu, ha dichiarato che il Supkem ha ricevuto tali richieste (quanti sono i membri di ciascuna moschea, quanti sono presenti al servizio religioso del Venerdì e delle solenni festività mussulmane, ecc.). Ha pure confermato che gli Imams (leader delle moschee locali), soprattutto delle aree ove la maggioranza della popolazione è mussulmana, hanno pure ricevuto nel mese di novembre le medesime richieste, dalle autorità politiche e governative della loro rispettiva Regione e Distretto. La sua reazione è stata molto violenta e non lascia molto spazio ad alcun compromesso. Lui si è rifiutato di cooperare, ed ha invitato tutti gli Imams di astenersi da ogni cooperazione a questa iniziativa del Governo. Ecco le sue parole: “I Mussulmani si sono opposti a qualsiasi manovra dello Stato che cerca informazioni sulla partecipazione religiosa che in un domani potrebbero essere controproducenti. Il mio consiglio agli Imams è di ignorare completamente le richieste di informazione sui seguaci del Mussulmanesimo, perché non si sa il vero motivo per cui queste richieste sono fatte. Ma in quale parte del mondo si è mai udito che un governo intenda usare lo sviluppo del Paese tramite le religioni?” Mombasam Mr. Sheika Mohamed Idris, il Presidente del Comitato Nazionale degli Imams e dei Predicatori Mussulmani, ha confermato di aver ricevuto tali richieste, ma le “ha rigettate in pieno” - aggiungendo - “Purtroppo alcuni capi locali, avevano già distribuito le richieste del Dott. Mutua agli Imams di diverse moschee dell’interno del Paese, e questi avevano acconsentito di inviare le statistiche richieste dal documento di Mutua. Ma in generale si può dire che la maggioranza degli Imams si sono rifiutati di collaborare con il decreto”.

Dalla parte dei Cristiani, la risposta non è stata molto diversa da quella Mussulmana. Il Rev. Isaia Owak, pastore della Chiesa di Dio l’Eterno, nel distretto di Migori, ha collaborato con la richiesta del decreto ed ha consegnato tutto il suo inventario sui fedeli della sua chiesa al Governo. Nello stesso distretto, il Rt. Rev. Walter Agwada, il Vescovo della Chiesa Evangelica di Migori, ha confermato di avere ricevuto tale documento, ma ancora non aveva dato disposizioni ai suoi fedeli “perché non è chiaro che cosa voglia fare il governo con quelle informazioni”. Il Membro del Parlamento dello stesso Distretto, Mr. Owino Lokowa, ha dichiarato ufficialmente che “il governo intende ottenere le informazioni richieste per usare le persone e i loro doni naturali e finanziari nelle campagna elettorale del 2007”.

Per la Chiesa Cattolica, la risposta è venuta dal Presidente della Conferenza Episcopale del Kenya, Rt. Rev. John Njue, Arcivescovo Coadiutore of Nyeri. Intervistato il 26 dicembre 2006 dai giornalisti locali ed esteri sulla risposta della Chiesa Cattolica al documento del Dott. Mutua, l’Arcivescovo cercò innanzitutto di bilanciarsi fra le diverse parti a favore (poche per la verità) del decreto, e le molte contro, che però fanno parte dell’opposizione del governo. E poi rispose più direttamente ai giornalisti: “Fino a questo momento la Chiesa Cattolica non ha ricevuto il decreto del Dott. Mutua con le sue richieste, e quindi non voglio prevenire o immaginare i motivi veri del Governo. Se riceveremo tale documento, noi Vescovi Cattolici lo studieremo e risponderemo a secondo delle richieste che ci verranno fatte”. E poi concluse dicendo che “ La Chiesa ha un suo ruolo specifico nella società, ed è quello di educare i suoi membri in modo tale che essi stessi possano formulare decisioni ben equilibrate e moralmente accettabili”.
Io stesso ho cercato di parlare con l’Arcivescovo, che è un grande amico dei Missionari della Consolata in genere, e mio caro amico personale. In un’intervista l’Arcivescovo ha confermato che, per quanto lui sappia, fino ad ora la Chiesa Cattolica non ha ricevuto alcun documento né dal Dott. Mutua, né da altre fonti governative, con la richiesta di informazioni circa i Cattolici, la loro partecipazione alla vita ecclesiale, etc. Se riceveranno il documento, come altre chiese e moschee dicono di aver ricevuto, la Chiesa Cattolica darà una risposta adeguata e ben ponderata.

{mosimage} È chiaro che direttive come queste, inviate nell’anno delle elezioni del Presidente della Repubblica e dei membri del Parlamento, non possono che suscitare dubbi e sospetti sui motivi che le hanno originate. Le domande più comuni che si sentono in giro sono: “il governo sta cercando basi di propaganda per le elezioni? ”; “vuole individuare persone capaci in tutti gli angoli dello Stato, che possano influenzare il popolino in favore del governo e dei suoi candidati?”; “sta individuando persone che possono sostenere sia politicamente che finanziariamente i suoi sforzi per conseguire una vittoria alle urne?”. In una parola: il governo vuole usare le strutture religiose e suo personale, come parte insostituibile della sua strategia politica nelle prossime elezioni?
Il Governo, nella persona del Segretario dell’Ufficio Stampa del Presidente, ha cercato di offrire risposte nel tentativo di dissipare dubbi, incertezze, accuse, e di presentare il documento inviato ai capi delle religioni del Kenya, tramite le autorità governative, nel modo più benigno e positivo possibile. Alle domande dei giornalisti sullo scopo della sua lettera, egli ha affermato che “l’unico motivo della lettera era quello di scoprire il più grande numero possibile di religioni e sette religiose e i loro membri, per poter fare arrivare il notiziario dal titolo Najivunia Kuwa Mkenya (Sono Orgoglioso di Essere un Keniano), che il suo Ufficio pubblica e che tiene informati i cittadini Keniani sulle attività governative in favore della nazione”. Secondo il Dott. Mutua, “le direttive inviate non avevano nessuna intenzione politica o elettorale”. Ha poi aggiunto che “il governo è convinto che i cittadini hanno il diritto di conoscere ciò che si sta facendo nel Kenya”, ed è per questo che l’ufficio stampa ha “ideato questo nuovo mezzo per far conoscere la verità dei fatti e farla arrivare al maggior numero possibile di cittadini”.

Dove sia la verità è un mistero che forse né in questo mondo né nell’altro si potrà svelare. Ma quello che è importante dal punto di vista missionario è il vedere queste religioni così decise a rivendicare la loro libertà di fronte al governo, quando questi non agisce secondo giustizia, o nel caso usasse metodi e mezzi non chiari e con doppio fine. Questa coscienza e presa di posizione fanno onore a queste giovani Chiese, alla loro determinazione di proteggere la loro libertà, ma anche al governo che lascia libertà di discussione, di dissenso sui suoi principi e attività.

Ultima modifica il Sabato, 07 Febbraio 2015 20:58

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