Parrocchia di Quilombola a Feira de Santana, un viaggio sinodale

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Tredici comunità i cui membri discendono da persone schiavizzate nella regione di Bahia (Brasile) hanno celebrato la nascita della prima parrocchia Quilombola* del paese e, quindi, la loro identità e resistenza come popolo nero cattolico.

Francisca das Virgens Fonseca (oggi 42 anni), negli anni novanta, ancora bambina, visitava la comunità di Candeal, al nord di Feira de Santana (nello stato di Bahia), osservando i disegni e le scritte marcate per terra nel fango poiché questo pavimento di terra bagnata era il luogo dove i bambini in qualche modo imparavano. Oggi, questo stesso territorio, a 108 chilometri dalla capitale Salvador, è sede della la parrocchia di São Roque. 

La storia di Matinha

Candeal era una grande proprietà terriera composta da 11 senzalas** e 27 schiavi: lo dice con precisione l'inventario redatto nel 1854 in seguito alla morte dell'allora proprietario José Vitorino de Oliveira. "La storia ricorda che questa fattoria funzionava grazie al lavoro degli schiavi e questi, quando si ribellavano ai loro padroni, si davano alla macchia, scappavano nella foresta e raggiungevano il territorio conosciuto con il nome di Matinha". È da questa terribile realtà di schiavitù che nasce storicamente la fede e la resistenza dei neri di Feira de Santana, dove si trova la nuova parrocchia.

Oggi il distretto di Matinha è stato riconosciuto nel 2014 come Comunità Tradizionale Quilombola. Monsignor Zanoni Demettino Castro, arcivescovo di Feira de Santana, in occasione della creazione della parrocchia ha scritto che “nel caso specifico del Distretto Matinha, l’identità del Quilombo acquisisce caratteristiche proprie, come la promozione della loro ricchezza culturale e l'appoggio nelle loro lotte per la dignità e conquista dei loro diritti, sempre guidate alla luce del Vangelo e guidate dal Magistero della Chiesa”.

Secondo i rapporti dell'Associazione Comunitaria per lo Sviluppo di Candeal, Matinha, oltre ad ospitare gli schiavi fuggiaschi della Fattoria di Candeal, è anche un luogo di grande fede e devozione a São Roque. Una signora del luogo, di nome Antonia, aveva promesso che avrebbe costruito una croce in onore di São Roque nel caso in cui la peste bubbonica non avesse raggiunto Matinha. Questo accadeva nel 1922. Antonia non solo ha mantenuto la promessa, ma ha anche donato il terreno per la costruzione della cappella di São Roque, fondata ufficialmente nel 1942.

Francisca che è anche parrocchiana e maestra, ricorda che "queste sono comunità che hanno attinto dalla loro stessa storia il loro modo di vivere il loro cristianesimo associandolo alla vita, al lavoro e alla cultura. La creazione della parrocchia rafforza questo modo così particolare di esprimere la fede proprio della persone nere e le comunità rurali”.

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Le tradizioni del popolo afro

Matinha proviene dalla comunità "Cerrado", il primo grande quilombo di Feira de Santana e, quindi, il primo punto di resistenza. Si racconta che il Cerrado era il centro delle manifestazioni culturali, educative e religiose locali.  La festa del Santo attraeva gente da tutta la regione e si svolgeva durante il mese di dicembre, finendo nella prima settimana di gennaio con la festa di Santo Reis. “Nelle feste di Gesù Bambino e dell’Epifania -registra l’associazione comunitaria di Candeal- la gente veniva da tutte le parti, era così bello, c'erano bancarelle di cibo, lotterie, aste e canzoni!”

Nella vita delle comunità tradizionali del quilombo possiamo ancora oggi osservare oggetti, simboli e simbologie che ci parlano di una cultura ancestrale in intimo contatto con le tradizioni cattoliche. Per esempio la presenza delle matriarche, donne guaritrici esperte nell’uso delle erbe medicinali: loro generalmente fanno ricorso al loro intuito, alla loro forza interiore e a una conoscenza empirica delle erbe medicinali ma possono anche esserci rituali di origine africana e indigeni, benedizioni e l'appello a santi ai quali la tradizione popolare attribuisce poteri curativi. Queste donne sono oggi riconosciute come legittime custodi delle memorie di un popolo, di una cultura religiosa popolare, e sfidano coloro che erroneamente, per ignoranza storica o razzismo, indicano alcune pratiche come semplici espressioni di sincretismo religioso.

Per il diacono Ibrahim Muinde, Missionario della Consolata di 31 anni di origine keniota l'esperienza che ha vissuto con la parrocchia di São Roque è unica. "In mezzo a un mondo perduto, qui la comunità valorizza l'identità delle persone di colore nella diversità creata da Dio. Poi chiedere a una persona chi sei? da dove vieni? chi ti guida? chi sono i suoi antenati? Qui in queste comunità si trovano tutte queste risposte. Il mio essere diacono e cattolico non mi dissocia dalla cultura, dall'essere nero, e questa capacità della Chiesa di stare con la gente nella sua cultura e rispettando la loro identità è molto bella”. 

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Il cammino della sinodalità

La valorizzazione delle persone di colore all'interno della Chiesa cattolica, cosa che decenni fa era impensabile in una società con leggi palesemente razziste, sembra rispondere anche se non ufficialmente a una provocazione di Papa Francesco, che in questo periodo ha invitato la Chiesa ad approfondire il valore della sinodalità nella diversità. Per il diacono Muinde, riconoscere una parrocchia quilombola è un concreto passo in avanti nel cammino della sinodalità: "credo che la mancanza di questa pluralità e diversità per molto tempo nella storia della Chiesa cattolica, specialmente in Brasile, ci ha portato a vivere comportamenti inaccettabili, E invece la diversità non è mai stata un peccato perché Dio stesso ci ha creato diversi”.

Secondo Francisca, Candeal ha una storia religiosa plurale e intensa anche grazie alla presenza della chiesa cattolica fin dai tempi dei suoi conflitti agrari, quando gli abitanti trovarono appoggio presso i sacerdoti legati alla Teologia della Liberazione che fondarono a Candeal importanti e attive Comunità Ecclesiali di Base.

Se il quilombo è nato come una risposta alle gravi ingiustizie legate alla colonizzazione e allo schiavismo, oggi la  parrocchia quilombola sarebbe una riparazione storica, una chiara manifestazione della vitalità delle comunità nere in Brasile e, in un certo senso, un rinnovato processo di resistenza nera alle nuove modalità di colonizzazione in atto. Per  Francisca "nel contesto politico attuale, è più che mai necessario riaffermare la nostra identità perché in ogni momento cercano di squalificare la nostra esistenza, la nostra lotta, la nostra identità. La nostra parrocchia aiuta anche a rinforzare questo processo: sì, siamo anche una vera comunità di fede".

* Il termine quilombo si riferisce all'istituzione sociopolitica e militare che esisteva in Africa centrale, fonte di ispirazione per coloro che in Brasile si opponevano al modello schiavista oppressivo. Un quilombo è quindi una comunità fondata da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni ed era un'importante forma di resistenza alla schiavitù

** Le senzalas erano grandi abitazioni utilizzate dagli schiavi nei mulini e nelle fattorie del Brasile coloniale e imperiale tra il XVI e il XIX secolo.

Last modified on Thursday, 20 January 2022 20:52
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