Lo scorso 28 ottobre P. Clement Kinyua Gachoka, Missionario della Consolata originario del Kenya ha concluso una specializzazione in teologia pastorale sul tema della mobilità umana. Clement ha lavorato con migranti in Corea del Sud e pronto raggiungerà nuovamente quel paese per continuare la sua opera con una attenzione speciale a coloro che, arrivando in Corea, raggiungono una spazio culturale complesso dove l’inserimento non è una operazione facile. Lo ricorda lo stesso Clement che fa una sintesi dei contenuti principali del suo lavoro in questi termini:
Omogeneità e nazionalismo sono alcune delle identità che caratterizzano la società sudcoreana. L’immigrazione sfida queste rivendicazioni e di conseguenza scaturisce un antagonismo che colpisce negativamente le prospettive di accoglienza e di ospitalità nei confronti dei migranti e dei rifugiati che giungono alla società coreana.
In questa ricerca ho fatto uno studio interdisciplinare di fattori, nessi, sfide, e possibilità di incontro che si stabiliscono fra una società coreana omogenea ed etnocentrica, e una popolazione diversificata ed eterogenea di immigrati e rifugiati.
Di fronte a questa contraddizione, la missione pastorale della Chiesa coreana dovrebbe essere orientata alla mediazione, il coinvolgimento e la collaborazione tra tutti i protagonisti religiosi, governativi e civili implicati nella costituzione di un’ambiente migratorio più umano. Tali impegni devono favorire un'immigrazione libera da ogni stigmatizzazione, emarginazione, sfruttamento e criminalizzazione per così promuovere l’ospitalità attraverso il prendersi cura e l’integrazione dei migranti e dei rifugiati nella Corea del Sud.
Facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro al padre Clement, la sua riflessione e il suo impegno certamente contribuiranno a un mondo più solidale, unito e plurale… in Corea e magari anche fra di noi.