XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B). Chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti

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Il verbo “servire” e il sostantivo “servo” ci aiuteranno a capire le Letture della 29a domenica. La prima presenta la figura e la missione del “servo del Signore”: “uomo disprezzato e reietto dagli uomini” ma attraverso il quale si rivela non solo la sua missione ma anche e soprattutto la volontà di Dio che dice “Il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità”, pertanto la giustificazione e la liberazione degli uomini. 

Nel modo in cui viene descritto, il servo del Signore corrisponde, in modo perfetto, solo al volto di Gesù Cristo che non ha spiegato la sofferenza, ma l'ha cambiata in strumento di comunione con Dio e con gli uomini. Colui che è venuto per “servire” e non farsi “servire”: “Anche il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” e che pertanto invita i suoi ad essere “servi o schiavi di tutti”

Servo del Signore accetta di scendere per incontrare gli uomini e donne

Leggendo il brano di Isaia e rimanendo all’ interno della pura logica e criterio di valutazione umana, il servo del Signore appare come un fallito, un sofferente, un perdente poiché abbandonato da Dio e disprezzato dagli uomini, egli è “disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire”. Secondo la logica del tempo, egli soffre perché è peccatore e, di conseguenza, subisce la punizione a causa dei suoi molti e gravi peccati. Stando così le cose, non gli viene riconosciuto la grandezza e l’importanza che meriterebbe, ma viene “disprezzato dagli uomini”. L’autore sacro, continuando la descrizione della missione del servo del Signore, ne cambia la logica e fa subentrare la logica di Dio con la congiunzione avversativa “ma” …. “Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori”. Per Dio, la sofferenza che ha colpito il servo del Signore durante la sua esistenza non è conseguenza dei suoi molti e gravi peccati, non è una punizione, o un castigo di Dio, ma un sacrificio di espiazione che giustificherà i peccati di molti. La sofferenza del servo è una sofferenza che servirà ad eliminare il peccato e a generare nuova vita per tutta l’umanità.

L’autore, usando la logica di Dio vuole dirci che una vita vissuta nella semplicità, nell'umiltà, nel sacrificio, nel dono di sé non è, agli occhi di Dio, una vita maledetta, persa, fallimentare ma feconda e pienamente realizzata che porterà liberazione e speranza al mondo e alle persone. In altre parole, il servo del Signore è colui che è venuto per servire, per lasciare la logica umana, la logica della grandezza, per entrare nella logica di Dio, quella della semplicità, umiltà e del servizio per amore. Non la logica dei primi posti ma quella del servizio, non servizio ad una persona ma servizio a molti…

Chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti

Nella pagina del Vangelo, Gesù invita i discepoli a non lasciarsi manipolare dalla logica umana nemmeno dai sogni personali di ambizione, di grandezza, di potere e di dominio.  I due discepoli di Gesù, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, fanno una richiesta: “concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Giacomo e Giovanni sono due poveri disgraziati tesi, come tutti noi, a raggiungere le proprie mete a qualsiasi costo, criticati dai compagni pieni di invidia e gelosia. Questo è un quadretto del tutto moderno.  

E Gesù approfitta della circostanza per ribadire il suo insegnamento e riaffermare la logica di Dio e del Regno in contrapposizione a quella umana. La contrapposizione è netta: governanti, capi, dominatori, i primi, oppure servitori e schiavi. Gesù chiede al discepolo un cambio radicale di mentalità, chiede di scegliere tra la logica del mondo e quella del Regno! Qui sembrano riecheggiare molte pagine evangeliche, a partire dal Magnificat che presenta Maria come serva del Signore e delle Beatitudini che proclama beati i poveri… La logica di Dio che è quella del Regno è anche la logica della vita di Gesù che rimane quella del servizio e per il Maestro, servire significa dare la propria vita.

Mentre i grandi di questo mondo, con logica umana, affermano la loro autorità assoluta dominando i popoli con la forza e sottomettendoli, esigendo onori, privilegi e titoli, promuovono se stessi a spese della comunità, esercitano il potere in modo arbitrario, i discepoli, invece, operano con la logica del regno che è quella dell'amore e del servizio. I suoi membri devono sentirsi “servitori” dei loro fratelli e sorelle, impegnati a servire con umiltà e semplicità, senza alcuna pretesa di comandare o dominare. Anche coloro che sono nominati a presiedere le comunità devono esercitare l’autorità in un vero spirito di servizio, sentendosi servi di tutti.

Il DISCEPOLO MISSIONARIO è il servo del Signore ed è colui che sceglie la via del servizio e dell’amore. Egli è consapevole, come ha detto il Santo Padre: “la via del servizio è l’antidoto più efficace contro il morbo della ricerca dei primi posti; è la medicina per gli arrampicatori, questa ricerca dei primi posti, che contagia tanti contesti umani e non risparmia neanche i cristiani, il popolo di Dio, neanche la gerarchia ecclesiastica. Perciò, come discepoli di Cristo, accogliamo questo Vangelo come richiamo alla conversione, per testimoniare con coraggio e generosità una Chiesa che si china ai piedi degli ultimi, per servirli con amore e semplicità”. Chiediamo dunque che “la Vergine Maria, che aderì pienamente e umilmente alla volontà di Dio, ci aiuti a seguire con gioia Gesù sulla via del servizio, la via maestra che porta al Cielo”.

Ultima modifica il Martedì, 12 Ottobre 2021 09:12

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