La spiritualità femminile di Giuseppe Allamano

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La spiritualità femminile è molto diversa dalla spiritualità femminista. La spiritualità femminile si riferisce al volto della spiritualità divina che si relaziona con il corpo, con la natura e con i cicli della creazione. Il concetto di spiritualità femminile non riguarda il genere, ma piuttosto l'energia spirituale creativa e vivificante che dà forma a ciò che ci interessa e in cui mettiamo la nostra energia.
La spiritualità femminile di Giuseppe Allamano cresceva in lui come lui cresceva in essa, in qualche modo è parte di una esperienza vissuta a partire dalla sua infanzia. Parlando della spiritualità femminile dell'Allamano, due figure principali vengono in evidenza: Sua madre Maria Anna Cafasso e la sua maestra Benedetta Savio. Sappiamo che il padre dell'Allamano morì quando lui aveva ancora meno di tre anni. Maria Anna si trovò quindi vedova, con cinque figli piccoli e lei affrontò questa situazione con la risolutezza caratteristica dei tempi e si fece carico del lavoro, come racconta l'Allamano stesso parlando di lei: "con il nostro modesto patrimonio, riuscì a mandare a scuola tre di noi, e ancora aumentò i nostri beni di circa 12.00 lire. e poi questo non si dimenticava dei bisogni degli altri, poveri del luogo altrimenti trascurati, e interveniva con pronta efficienza''.

La nipote Pia Clotilde ha detto: "Lei lavorava molto, e faceva lavorare molto gli altri. Aveva abbastanza roba per vestire un ballo (espressione tipicamente piemontese) e così quando qualche povera donna aveva un figlio, preparava per lei gran parte del corredino. I poveri e i malati li aiutava nei loro molti bisogni".
Benedetta Savio divideva il suo tempo tra i bambini dell'asilo, la sua famiglia e una intensa vita di pietà. Le testimonianze del suo gioioso fervore nella preghiera, anche in età avanzata e nella malattia, hanno molto in comune con quelle che descrivono esempi più famosi di santità.
Giuseppe Allamano è stato molto influenzato da queste due grandi figure femminili: la loro tenerezza, la loro generosità, la loro laboriosità e santità. Questo segna quindi l'inizio della spiritualità femminile dell'Allamano in cui la donna ha uno spazio centrale non solo nella sua vita, ma nella vita della Chiesa e dell'intera società. Lo spirito di duro lavoro, la generosità e la precisione che l’Allamano aveva li vediamo perfettamente presenti in tutta la sua vita, con loro affrontava le sfide di ogni giorno.
Nei suoi scritti spirituali, l'Allamano desidera tutte queste virtù per i suoi missionari e tra queste la generosità, il lavoro duro, lo spirito di preghiera e la carità verso Dio e verso il prossimo: "nostro Signore vuole la generosità", "chi non si adatta ai lavori manuali non ha lo spirito missionario”; "non bisogna aver paura di sporcarsi le mani"; "dovremmo essere felici di morire nel campo del nostro lavoro". Secondo lo stile che era proprio di sua madre, inviava frequenti aiuti ai poveri.

Poi nei suoi scritti vediamo un uso frequente di espressioni materne e femminili. Incluso la prima casa dei missionari è la casa Madre, "di conseguenza, amate questa casa come una vera madre, essa vi ha accolto tra le sue braccia e vi nutre e vi prepara all'apostolato". Poi paragona la nostra famiglia religiosa ad una madre affettuosa e tenera, la cui attenzione è rivolta ai suoi figli: "questa casa è la tua Gerusalemme"; "questa casa è stata costruita per la tua formazione"; "in questa casa, Dio fornisce molte grazie solo per te, per la tua santificazione, grazie che non dà ad altri fuori di questa casa".
L'apice della spiritualità femminile dell'Allamano la troviamo in tre aspetti principali: l'intitolazione dell'Istituto alla santissima Madre Consolata, il coinvolgimento di molte donne nella sua opera missionaria di evangelizzazione e la fondazione delle suore missionarie della Consolata. Come molti altri fondatori l'Allamano avrebbe potuto scegliere un titolo diverso per la sua comunità missionarie e invece decide titolare il suo Istituto alla madonna che poi chiama fondatrice, la Consolata, sottolineando così anche il ruolo che lei ebbe nella storia della Chiesa e della salvezza dell'umanità. Riteneva che Maria è davvero una madre per noi, e noi siamo cari figli per lei.
Nella seconda spedizione (1902) ci fu una novità inaspettata: insieme ai sei missionari partivano anche otto suore del Cottolengo, le prime donne chiamate all'opera delle Missioni Consolata. Seguirono poi le Missionarie della Consolata che l'Allamano fondò dietro espresso invito del papa Pio X “È il papa pio X che vi ha volute, è lui che mi ha dato la vocazione di fare delle missionarie” e queste missionarie le chiamava giocosamente "papali". Papa Francesco, in occasione del tredicesimo Capitole Generale le ha giustamente chiamate il "ramo femminile dell'Istituto".

La spiritualità femminile dell'Allamano riunisce i due rami dell'Istituto, i Missionari e le Missionarie della Consolata, come una sola famiglia, dedicata al servizio della Chiesa e di tutto il genere umano con la fiamma ardente della carità verso Dio e il prossimo. Questa spiritualità riconosce il ruolo della donna nella missione evangelizzatrice della Chiesa, nella società e nella famiglia.
Questa spiritualità rafforza anche il nostro impegno a promuovere la dignità e i ruolo della donna nella società, ce lo ricordava anche il Papa Francesco durante il Tredicesimo Capitolo Generale: "un'attenzione speciale è data all'impegno di promuovere la dignità delle donne e i valori della famiglia" e permette apprezzare il valore delle donne consacrate che, sull’esempio di Maria, si aprono con ubbidienza e fedeltà al dono dell’amore di Dio.

*P. Charles Orero è missionario della Consolata e studente di spiritualità

vedi testo originale in Inglese

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