Padre Vidal Moratelli è morto giovedì scorso, 1 luglio, a São Paulo (Brasile), vittima di complicazioni da Covid-19. Missionario della Consolata originario dello stato di Santa Catarina aveva 86 anni dei quali 60 di ordinazione.
Era un uomo molto attivo e pratico, un difensore delle cause sociali; un grande missionario impegnato nella promozione della vita e nella cura dell'ambiente. L'evangelizzazione, per lui, doveva cambiare le strutture sociali e migliorare le condizioni delle comunità. Questi valori li aveva nel sangue, era originario di una tipica famiglia di immigrati italiani, e ha saputo applicarli alla sua vocazione di missionario della Consolata.
Nato nella città di Rio do Oeste il 12 gennaio 1935, il 19 marzo del 1947, quando aveva solo 12 anni, entrò nel Seminario San Francesco Saverio per comunciare la sua formazione. Ha studiato poi filosofia a Erechim (Rio Grande do Sul) e São Manuel (São Paulo), e fatto il noviziato a Sorocaba (São Paulo) terminato con la sua prima professione religiosa il 2 marzo 1956. Gli studi teologici li fece a Torino, nella culla dell'Istituto Missioni Consolata, e nella stessa città venne ordinato sacerdote il 18 marzo 1961. Aveva da poco computo i 60 anni di di ordinazione sacerdotale.
Nei primi anni dopo la sua ordinazione ha lavorato prima come assistente e professore nel seminario di São Manuel, e poi come vicario parrocchiale nella missione di Surumu (Roraima), primo brasiliano, assieme al padre Gelindo Scottini, impegnato in quella regione amazzonica prossima al confine col Venezuela. Da lì fu trasferito in Mozambico dove lavorò con generosità nelle missioni della provincia di Niassa: a Maua, Marrupa e Cuamba. Questa tappa della sua vita, durata 18 anni, lasciò in un lui un segno importante, condivise tempi ed esperienze anche con il padre Adriano Prado, anche lui morto di Covid19 il 20 maggio scorso.
Ha conservato ricordi molto forti del paese, soprattutto del difficile periodo della guerra per l'indipendenza che si concluse nel 1975. Amante dello sport, quando la rivoluzione socialista della Frelimo limitò le attività religiose, il "compagno" padre Vidal, come lo chiamavano i funzionari del governo, divenne insegnante e dava anche lezioni di calcio. Grande tifoso del Santos e ammiratore di Pelé, fu allenatore e giocò campionati con la sua squadra di giovani mozambicani. Così la gente lo chiamava "Pelé".
Il sacerdote dell’acqua
Tornato in Brasile nel 1983, divenne parroco a Curitiba, Paraná (1984-89), quando i Missionari della Consolata erano da poco tempo in quella città con il Seminario e la nuova Parrocchia di Santa Margherita. Quando io entrai al seminario filosofico nel 1984 ebbi la fortuna di vivere con “il compagno” padre Vidal. Come giovane in formazione, ho imparato da lui ad analizzare la realtà che è un fattore determinante per qualsiasi piano di evangelizzazione. Con l'esperienza acquisita in Mozambico e una visione ampia della vita, investì le sue energie nella formazione delle comunità e nella costruzione della chiesa madre e di cappelle come Santa Helena, Monte Verde e São Pedro; e nella costruzione di sale per riunioni ed eventi. Per unire le comunità, puntò sullo sport e sulla cultura, come i festival musicali per i giovani e la famosa maratona che percorreva le strade dei quartieri passando per le cappelle della parrocchia. Anche noi seminaristi abbiamo partecipato.
Poi ha lavorato per tre anni (1989-1992) a Zé Doca nel Maranhão, la diocesi di Mons. Walmir Valle, anche lui missionario della Consolata ma la sua missione più significativa è stata il Sertão di Bahia dove per 24 anni (1994-2018) ha accompagnato le numerose comunità di Jaguarari e Monte Santo nella loro lotta quotidiana per l’acqua, dal momento che questa è una regione semi arida. Così che se in Mozambico il padre Vidal era "Pelé", in Bahia è diventato il "Prete dell'acqua".
Aveva il dono della "rabdomanzia" (una tecnica che valuta le vibrazioni energetiche di persone, ambienti, animali e oggetti) Con le sue "bacchette" scopriva le sorgenti dell'acqua e ha usato questa rara conoscenza che ha sviluppato con studi e pratica, per cercare l'acqua nel sottosuolo e dissetare così la popolazione del Sertão.
Nell'aprile 2012, durante la Settimana Santa, ero stato a Monte Santo per aiutare nelle celebrazioni in preparazione della Pasqua. Ho trovato padre Vidal impegnato nella perforazione di pozzi e nella costruzione di cisterne.
La parrocchia di San Giovanni Battista, a Jaguarari, ha 80 comunità e i Missionari della Consolata sono lì dal 1985. Centinaia di pozzi sono stati perforati in quella regione; ci sono decine di chilometri di condotte e inoltre il centro culturale della parrocchia ha costruito più di 800 cisterne per la raccolta dell'acqua destinata al consumo umano. I progetti iniziati da padre Vidal continuano ancora oggi per mezzo del lavoro del Centro Culturale e il municipio.
Il padre Vidal spiegava che la regione si trovava in un sistema semi-arido causato dagli esseri umani che avevano disboscato in modo incontrollato e il processo di desertificazione era ormai giunto a una fase in cui la natura da sola non avrebbe potuto recuperarsi. Anche se cadevano fino a 700 mm di pioggia all’anno, il sottosuolo non la tratteneva più. Per quello era necessario costruire opere idriche per conservare l’acqua della pioggia per il periodo secco; suggeriva che il governo avrebbe potuto investire in apparecchiature di desalinizzazione per trasformare l'acqua salmastra in acqua potabile e che ogni allevamento di bestiame potesse contare con il proprio pozzo artesiano per dissetare la mandria, quell’investimento avrebbe aggiunto valore alla proprietà e molto spesso salvato il bestiame da morte certa.
L'acquifero del Tucano, il secondo più grande del Brasile, si trova a 100 km dal Monte Santo. L'appello delle comunità accompagnate da padre Vidal era quello di chiedere al governo un progetto di acqua potabile sicura e permanente con reti idriche sufficienti a rifornire città e villaggi. In una intervista il padre Vidal suggeriva che “la notizia del numero di comuni in stato di emergenza sembra un trionfo, o un'occasione per ricevere somme milionarie, invece di essere vista come una vergogna per la mancanza di organizzazione e di interesse ad evitare situazioni critiche che si ripetono anno dopo anno”.
Macchina che perfora pozzi nella regione semi-arida di Monte Santo, Bahia. Foto: Jaime C. Patias
La vita nel sertão ruota intorno all'acqua, che è generalmente gestita dalle donne. Oggi la gente si rende conto che è importante avere una cisterna a portata di mano per garantire una buona qualità dell'acqua e, di conseguenza, la vita. L'acqua accanto alla casa evita lunghe passeggiate e alleggerisce il lavoro della donna che dedica più tempo ai figli e alla propria casa. I pozzi danno sicurezza alle famiglie e le cisterne rendono possibile anche un piccolo orto per una migliore alimentazione.
Questa era la visione dell'evangelizzazione e della promozione umana per la trasformazione dell'ambiente. Questa forte caratteristica nella vita di Padre Vidal può aver generato qualche incomprensione, ma è in piena armonia con il carisma ereditato dal Beato Giuseppe Allamano.
Qualche tempo fa accarezzava ancora l’idea di ripartire per una missione nell’Africa, magari per portare anche là tutto quello che aveva imparato a proposito di pozzi artesiani, ma ormai non era più in grado di viaggiare: la sua ultima missione è stata quella di abbellire il giardino della Casa Regionale IMC a São Paulo, lasciando in eredità fiori colorati e gioiosi come lui. Ora riposa in pace nel giardino celeste dove scorrono torrenti di acque vive, che ha tanto cercato sulla terra.
* Padre Jaime C. Patias, IMC, è consigliere generale per l'America. Con la collaborazione di Maria Emerenciana Raia, Missions Magazine.