Il 25 marzo 2021 sono state inaugurate le nuove istallazioni dell’archivio generale dell’IMC, con la presenza di tutti i membri della Casa Generalizia il Superiore Generale padre Stefano Camerlengo, che ha presieduto la breve cerimonia di benedizione, la ricordato che l’archivio “per il nostro Istituto è il luogo della memoria dove si dovrebbe entrare in punta di piedi con lo stesso rispetto e attenzione con cui si entra in Cappella per la preghiera. Insieme alla Cappella è il cuore e il luogo più importante della casa e della famiglia”.
“La sua esistenza -ha ricordato il padre Genaro Ardila, attuale archivista generale- forma parte della vita dell’Istituto e corrisponde al desiderio del nostro fondatore che voleva che ogni missionario e ogni missione scrivesse il diario, come registro e memoria, non soltanto delle attività apostoliche, ma la vita quotidiana di ogni comunità.
“Questa storia - continua il padre Genaro - deve essere preservata ma anche conosciuta soprattutto dalle nuove generazioni di missionari della Consolata. Dobbiamo farlo conoscere perché in lui troviamo le fondamenta della storia missionaria dell’istituto, è testimonianza del nostro carisma, vissuto dai nostri confratelli e di tante altre persone che hanno contribuito a costruire il nostro percorso missionario, sin dall’inizio del nostro Istituto”.
Ricordando la lettera del padre Stefano Camerlengo in occasione della festa della Consolata dell’anno 2019 “Un popolo che perde la memoria è un popolo che non ha futuro. Un Istituto che perde la memoria costruisce il suo futuro sulla sabbia. Per questo abbiamo la responsabilità di custodire e comunicare ai nostri missionari più giovani la nostra storia”.
Il padre Stefano ha voluto anche ricordare i missionari che si sono susseguiti in questa funzione durante tanti anni alcuni viventi ed altri già defunti: padre Piovano, padre Tomei, padre Pasqualetti, padre Ettorri, padre Silva. Tutti in tempi diversi e con mezzi anche diversi si sono prodigarti in questo prezioso lavoro di conservazione.
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È stata ricordata anche una bella riflessione del papa Francesco che, dirigendosi agli archivisti del Vaticano diceva “Il vostro è un lavoro che si svolge nel silenzio e lontano dai clamori, coltiva la memoria, e in un certo senso mi pare che esso possa essere paragonato alla coltivazione di un maestoso albero, i cui rami sono protesi verso il cielo, ma le cui radici sono solidamente ancorate nella terra. Se paragoniamo questo albero alla Chiesa, vediamo che essa è protesa verso il Cielo, dove è la nostra patria e il nostro ultimo orizzonte; le radici però affondano nel terreno della stessa Incarnazione del Verbo, nella storia, nel tempo. Voi, archivisti, con la vostra paziente fatica lavorate su queste radici e contribuite a mantenerle vive, in modo tale che anche i rami più verdi e più giovani dell’albero possano trarne buona linfa per la loro crescita nel futuro”.
Un ringraziamento speciale, accompagnato anche da un omaggio floreale, anche per il personale laico che da anni accompagna questo lavoro con dedizione, pazienza e professionalità: la signora Carmen Sceppacerca e la signora Ornella Polisca.