VI Domenica – T. O. - Anno A

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Sir.15,15-20,
Sal.118;
1Cor.2,6-10;
Mt.5,17-37 – “Non sono venuto per abolire, ma per dare compimento”. Una religione del "sì" di amore a Dio e ai fratelli.

Ingresso:
Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva,
perché tu sei mio baluardo e mio rifugio, guidami per amore del tuo nome.

Chi dice che la nostra religione cristiana è una religione di divieti, di rinunce, di negazioni, di "No" detti e promulgati in maniera indiscriminata, e che la nostra morale è fatta di affermazioni del tipo "non dire", "non fare", "non toccare", "non pensare", costui sta sbagliando di grosso. Forse la sua istruzione religiosa si è fermata all'Antico Testamento, alle Tavole della Legge di Mosè, a quei Dieci Comandamenti imparati a memoria al catechismo che arricchiscono il bagaglio culturale del credente ma non sono assolutamente sufficienti a creare la struttura dell'agire morale, etico del cristiano praticante.

La prima lettura: “Dio ti ha posto davanti il fuoco e l’acqua, la vita e la morte… la scelta dipende dal tuo volere”. Il Signore vede ciò che scegli e te lo dà. Infatti “Egli non ha comandato a nessuno di essere empio e non ha dato a nessuno il permesso di peccare”. La tua scelta positiva è tua e la sapienza del Signore vede tutto.
Nella seconda lettura S. Paolo elogia la Sapienza “divina, misteriosa, che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria”. Dio non è mai stato un Dio del "No", se non di fronte al peccato (ma mai al mortale peccatore). Dio è un Dio della libertà, un Dio della fiducia, un Dio di cui fidarci perché è lui per primo che si fida talmente di noi da non doverci dire "Fai questo" o "Fai quest'altro", ma a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà".

Il nostro Dio, quindi, non può essere il Dio delle negazioni, ma della libertà, e quindi delle affermazioni positive: ci lascia liberi di incamminarci verso il bene oppure verso il male, avvertendoci comunque che la via del male non porta assolutamente a nulla.

Il brano del Vangelo si sviluppa sulla prima espressione: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge e i profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento”. Cioè a portare chi crede a una perfezione più alta, più spirituale, quasi divina. Ma per raggiungere questa perfezione il cristiano credente ha bisogno di una guida (la Parola di Gesù) e di un aiuto (il Corpo e il Sangue di Gesù).

La religione non è fatta per allontanare da Dio, ma per legare a lui con vincoli di amore. Non si osserva la legge per il si o il no, ma perché si ama Dio. E Dio “ha tanto amato gli uomini da dare il suo unico Figlio vittima di espiazione”.
Come può l’uomo raggiungere la perfezione che Gesù propone:  per l’uomo non c’è perfezione oggettiva (quella c’è solo in Dio) ma solo perfezione relativa, cioè in relazione alla sua condizione umana, alla sua capacità di ricevere amore da Dio e quindi alle doti che Dio gli ha dato. Nella parabola i tre servi che ricevono dal padrone 5, 3 e 1 talento. Il servo che moltiplica i 5 talenti è premiato come il servo che moltiplica i 2 talenti. Sarebbe stato rimunerato ugualmente anche il servo di un talento, se l’avesse moltiplicato.

- Ecco la prima parte della perfezione: moltiplicare al cento per cento i doni ricevuti da Dio, ringraziandolo di averci dato i doni, e considerare nostro dovere il moltiplicarli.

- La seconda è che finché siamo su questa terra Dio può anche ampliare il nostro “capitale”: ma questo è sofferenza alla natura umana, non solo perché ce n’è di più da moltiplicare, ma anche perché dobbiamo dilatare il nostro cuore per ricevere l’aggiunta al capitale. Gesù non parla qui di una maggiore quantità di precetti da osservare ma di una migliore «qualità» nell’osservarli. Questa qualità è l’amore.

La giustizia di Dio, potremmo dire, è andare oltre ogni limite umano, anche quello della legge per arrivare ad essere sempre più immersi in Dio. Non è il rapporto tra precetto ed osservanza che è importante, bensì tra amore e indifferenza, tra calore e freddezza, tra luce e tenebra, tra bene e male, tra Dio e il mondo, tra Dio e il mio egoismo, nel desiderio di piacere a Lui solo in tutto e con tutto il cuore.

La Madonna, dichiarandosi la serva del Signore si pose nella condizione di piacere a Dio solo con tutto il suo cuore.

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