III Domenica - T. O. - Anno A

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Is.8,23.9,1-3;
Sal.26;
1Cor.1,10-13;
Mt.4,12-23; “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”.

 

Ingresso:
Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra;
splendore e maestà davanti a lui, potenza e bellezza nel suo santuario.

 

Il Regno di Gesù è vicino. Il Regno deve essere un luogo dove si incontra Gesù. Allora voltiamoci, convertiamoci per vedere, guardare Gesù, giriamoci verso di Lui.  Quindi la conversione è un movimento, un atteggiamento: da occhi chiusi a occhi aperti, da cuore e mente chiusi a focalizzarli su Dio, da azioni cattive a azioni buone.

Quando nella chiesa gremita di fedeli, l’intonatore inizia il canto introduttivo alla Messa, tutti si mettono pronti per ricevere il sacerdote e dare inizio alla Messa. Tutti si sono convertiti: si sono alzati in piedi, preso il libro dei canti e cantano diverse strofe; ecco la conversione, che non produce la Messa, questa verrà dopo….

Supponiamo che un ricco proprietario di una larga vigna manda a dire a un gruppo di operai che attendono sulla piazza: convertitevi, la vendemmia è vicina: tutti scattano a preparare ceste, forbici, guanti … ecco quegli operai si sono convertiti. Il risultato della vendemmia arriverà solo a sera quando ritorneranno a casa.

Convertirsi implica praticamente tre cose:

1. Convertirsi significa interrompere il cammino nella direzione in cui si va per andare nel senso opposto: da Nord a Sud, dalla tenebra alla luce, dal male al bene, dallo sbagliato al giusto, dal cattivo al buono. Quindi non basta una deviazione di direzione del cammino, ma ci vuole l’opposto.

2. Convertirsi vuole anche dire che bisogna perseverare nel cammino incominciato in senso opposto. Se cessa il cammino, cessa anche la conversione.

Inoltre, va notato che continuare il cammino vuole dire incontrare di continuo ciò a cui rinunciamo e volgerci a ciò che scegliamo. Ognuno di noi deve voltarsi indietro dal male e tendere al bene continuamente, ogni giorno, ogni ora, ogni momento. Così è la nostra vita nel tempo, che è fatto di istanti che si ripetono. Se cessa la ripetizione cessa anche la nostra vita nel tempo. Un atto che dura per sempre sarà solo nell'eternità.

3. Convertirsi vuole anche dire incontrare Dio, Padre Buono che non ci abbandona mai, la Chiesa ci dà per mezzo dei Sacramenti la forza di continuare il nostro cammino verso il bene, nell'Eucaristia Gesù stesso viene a nutrire la nostra anima con il pane dei forti, viene a tenerci compagnia nel tempo, viene ad illuminare i passi del nostro cammino, e che i Santi in cielo, specialmente la Madre di Dio Maria SS. che è nostra Madre, ci assistono con la loro intercessione.

Ma d’altra parte ci dice che il maligno ci tenta continuamente e, dovuto alla fragilità della natura umana resa debole dal primo peccato, siamo inclini a tendere verso il male: questa inclinazione dobbiamo superarla con sforzo. Ognuno di noi ha la sua via verso la santità.

Così anche noi: Convertitevi perché il regno dei cieli è vicino: prepariamo il necessario, mettiamoci pronti a partire, lasciamo stare ciò che non serve, rallegriamo la nostra mente e il nostro cuore ….

La mercede arriverà alla fine della vita. Il convertirsi non causa la ricompensa, che viene solo e sempre dal Signore ed è gratuita, come la vendemmia, come la Messa.

Tanti immaginano la conversione come un fare penitenza, come una condizione imposta da Dio per il perdono, pensano il Dio del risultato e della ricompensa. Gesù viene a rivelarci che il dono non lo facciamo noi a Dio, ma Dio lo fa a noi, se ci mettiamo sull'attenti, pronti, convertiti: è Lui che ci incontra, che ci raggiunge, ci abita. Gratuitamente. Allora noi dobbiamo assumere l’atteggiamento di guardarlo, cambiamo vita, cambiamo il modo di usare le cose, il modo di amare le cose.

S. Pio da Pietrelcina considerava il dolore come un «dono di Dio». Una volta tossiva da far compassione, tanto che il confratello padre Lino da Prata gli disse: «Padre, passi a me la sua tosse». E lui rispose sorpreso: «E che, i doni si regalano?». Il professor Nicola Bellantuono, al termine di una Confessione, gli chiese se le stimmate fossero dolorose e Padre Pio: «Credi che il Signore me le abbia date per bellezza?». Allora il professore si offrì: «Padre, date qualche cosa anche a me». Egli rispose: «I monili del Signore non si regalano!».

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