Letture:
Sir. 24, 1-4, 8-12;
Sal 147
Ef. 1,3-6, 15-18;
Gv 1, 1-18: La domenica della contemplazione di Gesù Bambino.
Ingresso:
Nel quieto silenzio che avvolgeva ogni cosa,
mentre la notte giungeva a metà del suo corso,
il tuo Verbo Onnipotente è sceso dal cielo, dal trono regale.
La Chiesa oggi ci invita a tornare ancora una volta alla grotta di Betlemme per contemplare con occhi di fede il mistero mirabile di quel Bambino. Sotto i segni della sua umanità umile, fragile, povera, noi riconosciamo lo splendore della divinità del Figlio di Dio.
Le letture della Messa esprimono senza equivoci la certezza che Gesù è Figlio di Dio.
Vangelo: L'apostolo Giovanni, nella splendida pagina del Vangelo odierno, presenta Gesù come il "Verbo" o la "Parola" del Padre. In una sintesi stupenda, afferma: "In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, il Verbo era Dio" (Gv 1,1). Il Verbo, dunque, è il Figlio di Dio, è Dio stesso, in tutto uguale al Padre. Dio ha compiuto ogni cosa per mezzo del suo Verbo e, nella pienezza dei tempi, compirà l'opera più grande: la Redenzione degli uomini. Con ispirate parole, l'Apostolo prediletto di Gesù descrive il punto culminante di tutta la storia della salvezza: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" (ivi, 14). Il Verbo, inviato dal Padre, entra finalmente nel tempo, viene ad abitare in mezzo a noi e assume la nostra natura umana per comunicare all'uomo l'intimità della sua natura divina.
Oggi, tanti non credono nella divinità di Gesù, anche tra i cristiani. Lo considerano un grande sapiente, un profeta che ha compiuto strepitosi prodigi, ma nulla di più. È una tentazione sottile che oggi serpeggia nel cuore di molti. Questi non hanno ancora compreso che se Gesù fosse soltanto un uomo, non sarebbe diverso dai fondatori di altre religioni; non potrebbe essere il nostro Salvatore. Un uomo, anche se il più sapiente di questo mondo, non può salvare l'uomo dai peccati, né garantirgli la vita eterna. Solo Gesù può salvarci, perché Lui è Dio.
San Giovanni ci offre una prova inconfutabile della divinità di Gesù. Egli è stato, insieme agli altri apostoli, un testimone oculare della vita pubblica di Gesù: ha condiviso con il Maestro divino fame, freddo, gioie, sofferenze; ha visto la potenza dei miracoli da Lui compiuti, la sapienza dei suoi insegnamenti, soprattutto le sue apparizioni da risorto e non esita a proclamarne la divinità.
E il Vangelo di oggi aggiunge: "A coloro però che l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio"
Seconda lettura: l'apostolo Paolo ci invita a pregare perché, "il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui" (Ef 1,17).
Ma la rivelazione di questo grande mistero non si ferma sul piano della conoscenza, è bensì finalizzata a coinvolgere gli uomini a partecipare della stessa vita divina di Gesù: rendere l'uomo figlio di Dio. È questa l'incredibile realtà realizzata da Dio per amore dell'uomo! ed è quanto l'apostolo Paolo asserisce: In Gesù "siamo stati scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù" (Ef 1,4-5).
Molti cristiani, purtroppo, non pensano a questa straordinaria realtà, di aver ricevuto da Gesù il grande dono di essere figli di Dio. È nostro dovere, perciò, conoscere più a fondo questa verità, ricordandoci che non c'è al mondo dignità più sublime di questa, né Dio stesso poteva elevarci a una più grande.
Prima lettura: La Sapienza di Dio che porta alla contemplazione, va pregata che scenda nei nostri cuori per farci capire la dignità di figli di Dio. San Pio da Pietralcina, in un suo scritto, ci parla della straordinaria grandezza e dignità che derivano dall'essere cristiani: "Sì, il cristiano nel battesimo risorge in Gesù, viene sollevato ad una vita soprannaturale, acquista la bella speranza di sedere glorioso sopra trono celeste. Quale dignità!" (Epistolario II, p.229). Essere figli di Dio è, quindi, essere partecipi della sua vita divina ed eredi delle sue eterne promesse. Dobbiamo vivere in maniera conforme a questa vocazione, aspirando continuamente alla Patria Celeste, tenendo il nostro cuore distaccato dalle realtà di questo mondo e rinunziando per sempre a ogni forma di peccato che avvilisce e distrugge la nostra dignità di figli di Dio.
Contemplare
Il contemplare trasforma; l'uomo diventa ciò che guarda con gli occhi del cuore. L'uomo diventa ciò che ama, l'uomo diventa ciò che prega. (Ermes Ronchi)
I contemplativi, tralasciando l'aspetto delle cose sensibili, vengono legati a cose divine; i voluttuosi, col vedere, calano alla provvisione di cose tangibili; i morali sono tratti col godimento dei colloqui. (Giordano Bruno)
La contemplazione cristiana è sempre l'incontro di due sguardi che si divorano per amore e che dimorano per sempre; è sempre parlarsi con gli occhi. (Maurizio di Gesù Bambino)
La contemplazione è il prendere coscienza di questa presenza avvolgente di Dio nella nostra vita. (Carlo Carretto)
La contemplazione, per la quale l'anima s'eleva nelle divine magnificenze, è esultanza dello spirito nella luce divina, è gioia nel gustare i frutti della redenzione, è slancio d'amore a Dio per la sua infinita bellezza e bontà. (Dolindo Ruotolo)
Nel Cristianesimo occidentale la contemplazione è associata al misticismo ed è legata alle opere di mistici quali Santa Teresa d'Avila e San Giovanni della Croce. La contemplazione è tenuta in grande riguardo soprattutto nel Cristianesimo Cattolico, il cui grande teologo San Tommaso d'Aquino scrisse: "È necessario per il bene della comunità degli uomini che ci siano persone che si dedichino a una vita di contemplazione".