Letture:
Sap. 11,23-12.2;
Sal. 144;
2Ts. 1,11-1-2;
Lc. 19,1-10; - Zaccheo il pubblicano: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa”.
Comunione:
Tu indichi il sentiero della vita, Signore;
gioia piena nella tua presenza.
L’episodio forse più emblematico è quello di Zaccheo, racconto solo lucano: un uomo che viene strappato dal suo essere un “ultimo”. Egli resta esteriormente un ultimo, un disprezzato, ma la sua vita è mutata e per il Regno egli è “un primo.”
L’episodio è ambientato a Gerico, la città più antica (7000 a.C.), e la più bassa del mondo
(circa 300 m. sotto il livello del mare).
Nell’episodio di Zaccheo vediamo l’amore di Dio per tutte le sue creature, soprattutto per i peccatori. I farisei disprezzavano Zaccheo il pubblicano, perché, compromesso con i soldi e con il potere romano; era perciò tacciato come “peccatore pubblico”. Il Figlio di Dio invece lo va a cercare in casa sua, lascia la folla di ammiratori che lo hanno accolto a Gerico e va da Zaccheo, come il buon Pastore che cerca la pecora smarrita.
La ragione di tutto questo sta nella grandezza e tenerezza di Dio che ha compassione di tutti, che ama tutte le sue creature e nulla disprezza di ciò che ha creato. Nel profeta Ezechiele leggiamo che Dio dice “Non voglio la morte del peccatore, ma piuttosto che si converta e viva” (Ez. 33,11). E S. Ireneo dice: “La gloria di Dio è l’uomo vivente”. Gesù è venuto per accogliere in nome di Dio, sia i reietti dal sistema politico, (i poveri e gli oppressi), sia i respinti dal sistema religioso (pagani, peccatori pubblici, prostitute, ecc.). Chi non accetta questo agire di Dio, si esclude da solo dalla salvezza.
Così fu per il fariseo e il pubblicano nel Tempio, e in questo episodio, ove Gesù porta la salvezza alla casa di Zaccheo e lascia fuori a mormorare i “benpensanti” orgogliosi di Gerico! Gesù non ha paura delle critiche e di sporcarsi.
Dio ha fiducia nell’uomo, anche in ognuno di noi, nonostante noi stessi, nonostante la nostra miseria, nonostante i nostri peccati, perché appunto “il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”: anche un briciolo di pentimento fa breccia su Dio.
Chi era Zaccheo? Per ironia e strana coincidenza, il suo nome significa: pulito, chiaro. Era da tutti considerato pubblicano, ladro, capo-mafioso, rappresentante degli impuri, pubblico peccatore, e amico e succube degli odiati Romani nella raccolta delle tasse. Però “voleva vedere Gesù”.
Nell’episodio precedente a questo, Luca racconta la guarigione del cieco sulla strada di Gerico: costui pure voleva “vedere Gesù” con gli occhi del corpo (essendo cieco), mentre Zaccheo voleva vederci più chiaramente nell’animo e con gli occhi della coscienza! Per di più Zaccheo era anche “basso di statura” per difetto fisico, un altro segno di isolamento dalla società e difetto per i cosiddetti “puri” che rigettavano tali persone. A questo punto non è più Zaccheo che vuole vedere Gesù, ma Gesù “vede Zaccheo” sull’albero, e. “scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua”. Nessuno lo chiamava mai col suo “nome”, ma con l’appellativo di “impuro”. Gesù invece lo chiama col suo vero nome.
Inoltre, la storia termina con un pranzo: ed è la festa che Gesù voleva, è il banchetto di Dio per coloro che aprono gli occhi alla luce vera.
Chi partecipò al banchetto? non certo i cosiddetti “puri” che mormoravano sull’atteggiamento di Gesù:” è andato ad alloggiare da un peccatore”!. Vi entreranno gli “impuri”, i cercatori della salvezza e del perdono, coloro per i quali Cristo è venuto.
Zaccheo ora è pieno di gioia, perché si è sentito amato da qualcuno; forse prima, nessuno lo ha amato ma solo emarginato. L’amore di Dio lo ha convertito, anche se Gesù gli ha fatto nessuna predica!
A questo punto, Zaccheo espande il suo amore verso altre persone, quelle che ha frodato, restituendo loro il quadruplo. Così Zaccheo prima avido di ricchezze, sfruttatore dei suoi fratelli, si sente trasformato. Il denaro stesso, prima oggetto di cupida preda, cambia valore, servirà per riparare il male arrecato e per aiutare i fratelli bisognosi.
“Oggi la salvezza è entrata in questa casa”. Sembra di risentire l’eco dell’annuncio degli Angeli a Betlemme:” Oggi è nato per voi un Salvatore”, o l’eco delle parole di Gesù nella Sinagoga di Nazareth:” Oggi si compie questa Scrittura che avete udito con le vostre orecchie”, o ancora l’eco delle parole rivolte da Gesù al buon ladrone in croce:” Oggi sarai con me in paradiso”. Questo “oggi” sia per tutti noi, l’”oggi” del perdono, della pace e dell’amore. Facciamo sì che l’”oggi” di Gesù, la sua presenza, il suo amore, la sua misericordia, sia sempre attuale nella nostra vita.
Essere missionari è portare Gesù ad incontrare i peccatori: quel Gesù che abbiamo in cuore e che viviamo lungo la nostra giornata. Quel Gesù che Maria SS. ha portato ad incontrare S. Giovanni nel grembo della madre S. Elisabetta, quel Gesù che Maria ha presentato ai pastori nella grotta di Betlemme.