Es.17,8-13;
Sal.120;
2Tm.3,14-16.4,1-2;
Lc.18,1-8; - “Il Figlio dell’uomo troverà la fede sulla terra?”.
Comunione:
Gli occhi del Signore sono su quanti lo temono
Su quanti sperano sulla sua grazia,
per salvare la loro vita dalla morte, e per farli sopravvivere in tempo di fame.
C’è una circolarità tra fede e preghiera. Se è vero che per pregare bisogna credere, è anche vero che per credere bisogna pregare. La preghiera perseverante è espressione e nutrimento della fede in Dio.
1. Cosa è la preghiera. La preghiera è un dialogo con Dio, è una comunione intima con Dio. La più bella definizione è l’esperienza che ognuno si è fatto, pregando: a pregare si impara pregando. Pregare non è “dire preghiere”: ma è voler bene. Compito della preghiera non è tanto l’essere esauditi, ma piuttosto aprirci a Dio, perché allora la preghiera ottiene Dio stesso.
Gesù è il modello sublime della preghiera. Gesù aveva tre tempi nella sua vita: il tempo per la gente, il tempo per gli amici e il tempo per Dio. Al Padre suo celeste Gesù riservava dei tempi forti; spesso fuggiva, andava nei luoghi deserti, si ritirava, e Luca dice che Gesù non voleva popolarità, perché in certi momenti voleva solo pregare: “andò sulla montagna a pregare, e passò la notte in orazione”.
2. Come pregare. La nostra preghiera deve essere perseverante, insistente, fin quasi ad essere molesti con Dio, fino ad importunarlo: pregare sempre, senza stancarsi. Se persino l’uomo perverso e disonesto - del racconto evangelico – cede di fronte alla supplica incessante di una povera vedova importuna, Dio che è buono, non ascolterà e salverà chi lo invoca notte e giorno? Mosè pregò per la vittoria del popolo di Dio; la vedova pregò per avere giustizia. Una preghiera fatta con fede attende da Dio la vittoria della giustizia, e la salvezza contro ogni speranza.
Per i cristiani pregare è il figlio che parla con il proprio Padre, una cosa deve risplendere soprattutto nella sua preghiera: la libertà. Che la preghiera sia libera e spontanea non significa dire che si è liberi di pregare o di non pregare, o di pregare solo quando se ne ha voglia, né significa giustificare il disordine, la pigrizia e la superficialità nel pregare. Libertà è qualcosa di molto profondo, è la confidenza, la sincerità, l’assenza di complessi, nel parlare con Dio.
3. A questa libertà nella preghiera si oppongono alcune schiavitù:
- a. La prima schiavitù è quella delle formule. È la convinzione che per pregare Dio bisogna usare certi formulari fissi come forza magica. Le formule possono aiutare a pregare, ma non sono la preghiera. Se voglio parlare ad una persona che amo, non adopero formule fisse di un prontuario!
Inoltre c’è qualcosa di meglio della parola: c’è il silenzio meditativo che parla col cuore. Saper ascoltare Dio nel silenzio, è una preghiera bellissima! Le persone che si amano, entrano in comunione ascoltandosi.
- b. Una seconda schiavitù è quella dei luoghi. Il pregare solo in chiesa, o in un santuario o in un luogo di culto. Possiamo pregare e dialogare con Dio dappertutto. S. Caterina da Siena diceva che si era costruita una cella interiore (nel suo cuore) che si portava sempre dietro nei suoi viaggi apostolici. E S. Agostino diceva a se stesso: “Rientra in te stesso; dentro di te abita la Verità e ti aspetta”.
- c. La terza schiavitù è quella dei tempi. Dio non ha un ufficio con su scritto: Si riceve solo dall’ora tale all’ora talaltra! “Pregare sempre, senza stancarsi mai.”.
I cristiani della primitiva comunità, si dice che: “Erano assidui nella preghiera” (At.2,42). Ma pregare incessantemente non significa stare sempre in ginocchio. C’è la preghiera interiore di desiderio. Chi ama il Signore, anche se tace con la lingua, canta e prega col cuore. Pregare non è tempo sprecato!
4. Ecco alcuni esempi sulla preghiera.
* S. Giovanni Maria Vianney (Curato d’Ars) dice: “Il bel compito dell’uomo è pregare e amare. Se uno prega e ama, ecco, questa è la felicità dell’uomo sulla terra”.
** Racconta Tommaso da Celano che “frate Francesco (d’Assisi), alla fine non pregava più, era diventato preghiera”.
*** La risposta della nonna. “Un giorno un sacerdote vide in chiesa una vecchietta, che passava ore intere in profonda preghiera: talvolta leggendo il suo libro consunto, più spesso guardando verso il Tabernacolo, o il Crocifisso. Dopo alcuni giorni, il sacerdote le fece questa domanda: “Nonna, dove prendi le tante cose che dici al Signore?”. Ella guardò il sacerdote con occhi pieni di gioia e rispose: “Io ho niente da dire al Signore; è Lui che ha sempre un mucchio di cose bellissime da dire a me”!
Consapevoli di non saper pregare, facciamo nostra l’invocazione che gli apostoli fecero a Gesù un giorno, dopo averlo visto pregare: “Signore, insegnaci a pregare”! (Lc. 11,1). Ecco, impareremo anche noi a pregare come Gesù.
La Vergine Maria, Madre di Gesù, ha vissuto una vita terrena di ininterrotta preghiera: contempliamola nelle immagini e nei dipinti che si trovano un po’ dappertutto … è sempre in preghiera!