“Beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”

Pubblicato in Preghiera missionaria

Canto: PREGHIERA DI GESU’

Dove due o tre sono riuniti nel mio nome,
io sarò con loro
pregherò con loro, amerò con loro
perché il mondo venga a Te, o Padre,
conoscere il tuo amore è avere vita con Te.

Voi che siete luce della terra miei amici,
risplendete sempre
della vera luce, perché il mondo
creda nell’amore che c’è in voi, o Padre,
consacrali per sempre e diano gloria a Te.

Ogni beatitudine vi attende nel mio giorno,
se sarete uniti,
se sarete pace, se sarete puri
perché voi vedrete Dio, che è Padre,
in Lui la vostra vita gioia piena sarà

Voi che ora siete miei discepoli nel mondo,
siate testimoni
di un amore immenso, date prova
di quella speranza che c’è in voi, coraggio,
vi guiderà per sempre io rimango con voi.

Dal Vangelo secondo Giovanni

La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse. “Pace a voi!”. Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: “Pace a voi! Come il padre ha mandato me, anch’io mando voi”. Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”.

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”.

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”.

Poi disse a Tommaso: “Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente”. Rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!”.

Parola del Signore

 

Tempo di preghiera personale

 

“Ricevete lo Spirito Santo”

Li hai riempiti di te, Signore, ed è nata la Chiesa, tuo Corpo. Erano pieni di paura e ti sei fermato tra loro. Hai mostrato le mani e il costato: i segni del tuo amore fedele. Hai donato la pace e la grande gioia è esplosa.

 

“A chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”

A loro hai consegnato la tua missione: perdonare i peccati. Comunione, annuncio, celebrazione, servizio. La tua presenza viva per noi, oggi. Per tutti. Ma, a volte, non ti vediamo.Ti cerchiamo altrove. Anche noi come Tommaso.

 

“Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi...non crederò”.

Ti cerchiamo nel passato. ...Invece sei qui, nel presente, nelle nostre comunità spesso piccole e povere, dove la  comunione è debole, timido l'annuncio, stanco il celebrare, incerta la testimonianza. Ti cerchiamo nel passato....e sei nel presente. Ti sei fermato tra noi, nel nostro quotidiano e noi non ti vediamo! Anche noi come Tommaso....

 

“Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro”.

Anche noi increduli come Tommaso. Ma il Signore è la luce che vince la notte. Ci capisce. Viene Gesù nel nostro dolore. Penetra la nostra incredulità. Rischiara ogni nostra notte. Come Tommaso, anche a  noi mostra i segni del suo amore fedele. Ci dona la pace, c’invade di gioia. Ti credevamo lontano Signore e sei dentro di noi. Ti pensavamo assente dai nostri giorni, ma Tu fai fiorire la certezza della tua presenza amica. Doni colore a ogni nostra giornata: e fiorisce primavera nell'umile quotidiano. Lo crediamo, Signore, sei presente tutti i giorni con noi sempre!

“Mio Signore e mio Dio”.

Tempo di preghiera personale

Lettore 1: Caro Tommaso, ogni anno, dopo l'ebbrezza della festa di Pasqua, puntualmente leggiamo il Vangelo che ti riguarda; il motivo è semplice: Giovanni ci racconta che il fatto è accaduto otto giorni dopo l'apparizione di Gesù a porte chiuse nel Cenacolo, la sera di Pasqua.

Lettore 2: Ora: nel racconto, a prima vista, ci appari come un incredulo; su te abbiamo addirittura composto un proverbio: «Tommaso, che non ci crede se non ci mette il naso» e, così, sei arrivato fino a noi con la falsa nomea d'incredulo.

 

L1: È il rischio che corriamo quando leggiamo il Vangelo senza la voglia di approfondire ciò che dovrebbe nutrire la nostra vita e la nostra fede.

L2: Eppure, leggendo bene il racconto di Giovanni, si capisce subito che tu hai creduto al Rabbì, fin troppo. Dalle tue parole s'intuisce l'amarezza che ti ha sconvolto il cuore, all'indomani della croce...

 

L1: Tommaso, molte volte ci riconosciamo in te: ti vediamo nel volto di molti fratelli scoraggiati e delusi dopo aver dato l'anima in un sogno, in un progetto.

L2: Più voli in alto e più - cadendo - ti fai male. La croce, inattesa, aveva inchiodato la tua vita insieme al tuo Maestro e messo fine al tuo sogno.

 

L1: Ti vediamo - sbalordito, attonito - che ascolti i tuoi compagni. Le tue ferite sanguinano copiosamente e invece questi, giulivi e gioiosi, ti raccontano di avere visto Gesù vivo, risorto.

L2: Giovanni, che c'era, ha scritto solo la prima parte di ciò che hai detto: la frase durissima del «non crederò» e, non ha riportato le tue altre frasi, dette con la voce rotta dalla rabbia e strozzate dalla voglia di piangere.

 

L1: Le possiamo immaginare… rivolte agli altri apostoli: «...Voi mi dite che Lui è vivo? Siamo scappati tutti, come conigli... Come faccio a credervi?».

L2: Hai ragione, Tommaso: anche a noi capita di incontrare molti cristiani come te, feriti dalla pessima testimonianza di noi discepoli di oggi, scandalizzati dal baratro che mettiamo tra la nostra fede e la nostra vita, increduli al Vangelo a causa della nostra piccolezza.

 

L1: Ma Giovanni ci dice che, nonostante credevi che gli apostoli ti prendessero in giro, otto giorni dopo tu eri ancora con loro. Non li hai mollati, non ti sei sentito superiore, migliore, a parte. Hai voluto condividere la tua amarezza con loro.

L2: E finalmente è accaduto: apposta per te è venuto il Maestro. Vedi come ti ama? Le sue piaghe, il suo costato, stesi, aperti, mostrati, sono l'icona attraverso cui vedrai in Cristo il tuo dolore superato. Gesù, ora, ti parla:  «Tommaso, so che hai sofferto tanto. Guarda le mie mani trafitte: anch'io ho sofferto tanto».

 

L1: A quel punto ti sei arreso: hai lasciato che la diga del pianto rompesse gli argini, ti sei lasciato travolgere dall'amore e dalla fede, ti sei buttato in ginocchio e tu, per primo, hai osato dire ciò che nessuno prima aveva osato neppure pensare: “Mio Signore e mio Dio”, Gesù è Dio.

L2: Per tutto questo possiamo affermare con forza che non solo non sei incredulo, ma sei stato uno dei pilastri della fede e il primo a dire che Gesù è il Figlio di Dio!

 

L1: Caro Tommaso, grazie, grazie a te e al nostro comune Signore per come ti ha trattato.

 

Tutti:
Signore Gesù,
io mi sento spesso vicino a Tommaso,
vicino ai suoi dubbi, ai suoi interrogativi,
alla sua voglia di vedere e di toccare.

Ed in effetti, Signore, quante volte mi sono vergognato
della mia incredulità, delle mie domande,
di tutto quello che mi trattiene
dall’abbandonarmi con fiducia nelle tue braccia.

Quante volte ho detto che proprio non mi bastava
la testimonianza degli altri
perché volevo sperimentare di persona,
volevo vederti, incontrarti, senza intermediari.

Perdona, Signore, le mie reticenze,
perdona la mia voglia di capire,
di spiegarmi tutto, per filo e per segno,
perdona il mio bisogno di toccare, di mettere il dito.

E’ la strada che devo fare proprio come Tommaso
per arrivare alla fede.
È una strada tortuosa, Signore, ma porta anch’essa
a riconoscere il mio Signore e il mio Dio.

Proprio come ha fatto Tommaso
a cui mi sento vicino anche nello slancio
e nell’entusiasmo della fede.
Signore, aumenta la mia fede! Amen.

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