III Domenica Avvento - Anno C

Pubblicato in Domenica Missionaria

Letture:
Sof. 3,14-18;
Fil. 4,4-7;
Lc 3,10-18 – “Io vi battezzo con acqua, ma viene uno che è più forte di me … Costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco” - Rallegrati, la salvezza è vicina! Quale gioia?

Comunione:
Dite agli sfiduciati: «Coraggio, non abbiate timore:
ecco, il nostro Dio viene a salvarci».

Siamo giunti alla terza domenica di Avvento che è chiamata anche la domenica della gioia, perché il Natale si avvicina e le letture della Messa ci invitano all'esultanza.

Il profeta Sofonia così annuncia: «Rallegrati, figlia di Sion, grida di gioia, Israele, esulta e acclama con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme» (3,14). Questo invito alla letizia è rivolto a ciascuno di noi. Dobbiamo gioire perché è stata revocata la nostra condanna (cf. Sof 3,15) e Gesù viene a salvarci. A queste parole fanno eco quelle di san Paolo Apostolo che, scrivendo ai Filippesi, così esorta: «Siate sempre lieti nel Signore. [...]. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Ormai il Natale è vicino e noi dobbiamo preparare i nostri cuori al Signore che viene. 

Le folle andavano da Giovanni Battista per chiedere a lui una parola di vita. Per ben tre volte il brano dell'evangelista Luca riporta questa domanda: «Che cosa dobbiamo fare?». 

La prima volta il Battista risponde: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto» (Lc 3,11); la seconda volta, rispondendo ai pubblicani, dice: «Non esigete nulla più di quanto vi è stato fissato» (Lc 3,13); la terza volta, rivolgendosi ai soldati, insegna: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno» (Lc 3,14).

Giovanni non dà risposte solo sul piano sociale, umanitario: egli battezza l’anima dell’uomo, non i corpi, con un battesimo di penitenza e conversione. La sua risposta coinvolge tutto l’uomo: la sua anima, la sua intelligenza e il suo corpo:

- L’anima deve dare a chi non ha: con la preghiera, la supplica, il sacrificio perché Dio dia a tutti la sua vita divina. Di fronte alle sofferenze del corpo, prego per l’individuo? Gli do il mio aiuto?

- L’intelligenza, insegnando agli altri la retta via del cielo, soprattutto con il buon esempio. Chi vede me è invogliato a fare il bene? Evitare il cattivo esempio, che quello uccide.

- E anche il corpo, perché in esso l’anima possa amare Dio.

Da queste risposte impariamo che se vogliamo gioire anche noi nel Signore e a Lui piacere dobbiamo amare: praticare la carità fraterna, rispettare il prossimo e non commettere ingiustizie. “Ama Dio sopra ogni cosa e il prossimo come te stesso”. In altre parole, dobbiamo osservare i Comandamenti di Dio. 

Ogni peccato è un'offesa all'amore di Dio e del prossimo. Ai giorni d'oggi, ciò che manca veramente ai nostri cuori è proprio l'amore. Siamo dominati dall'egoismo, che è il peccato più grave, che è esattamente il contrario dell'amore e il contrario della gioia. E così, commettendo peccati su peccati, noi ci condanniamo alla tristezza e alla delusione. 

Guardiamo i Santi se vogliamo imparare ad amare. Nessuno più di loro ha amato su questa terra; nessuno più di loro ha gioito. Così è stato san Francesco d'Assisi, il quale all'inizio della sua conversione ha posto al Signore la domanda del Vangelo: «Che cosa devo fare?». Il Crocifisso gli ha risposto: “Ripara la mia chiesa”. Egli pensava di trovare la gioia nel fare; invece la voce del Signore lo invitava sempre di più ad abbandonare tutto e servirlo nella povertà e nella letizia. 

Guardiamo i nostri santi torinesi: Beato Allamano, S. Giovanni Bosco, S. G. Cottolengo, … amavano il prossimo perché erano tutti di Dio.

Oltre all'osservanza dei suoi Comandamenti, Dio domanda a ciascuna delle sue creature qualcosa di particolare: una missione da svolgere per il bene di tutti. Ognuno di noi è unico e irripetibile e deve chiedere ogni giorno al Signore di comprendere quale è questa sua Volontà. Ora tocca a noi. Da chi dobbiamo farci aiutare per comprendere la risposta? Dai Santi di cui possiamo leggere la vita e capire il loro modo di operare per Dio.

Per ottenere tutto questo, affidiamoci alla Madonna, alla «Causa della nostra Letizia», come la invochiamo nelle Litanie lauretane. Preghiamola ogni giorno con il Santo Rosario e ripetiamo tante volte quel saluto “Ave Maria”. 

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