XXIV Domenica - T. O. - Anno B

Published in Domenica Missionaria

Letture:
Is.50,5-9;
Sal.114;
Gc.2,14-18;
Mc. 8,27-35; Il figlio dell’uomo deve molto soffrire… essere ucciso … risorgere.

Canto al Vangelo:
Alleluia, alleluia.
Di null’altro mi glorio se non della croce di Cristo,
per mezzo della quale il mondo per me è stato crocifisso, e io per il mondo.

1. La prima domanda è una specie di "sondaggio": la gente cosa pensa, cosa dice di Lui? Gesù non è tanto interessato a sapere che cosa si pensa sul suo insegnamento, sulla sua attività, ma su di Lui. Al centro sta la sua persona. La gente lo colloca infatti tra i grandi personaggi della storia religiosa di Israele: un profeta. Giovanni Battista ... Altri inviati di Dio sono venuti prima di Lui, altri ne verranno. Uno dei tanti "grandi", ma non l'unico.

2. "E voi chi dite che io sia?". La risposta che dà Pietro a nome dell'intero gruppo è una stupenda confessione di fede sull'identità di Gesù: "Tu sei il Cristo (= il Messia)". Cioè l'unico, ultimo e definitivo Re e Pastore del popolo di Israele, l'inviato da Dio per dare a questo popolo e a tutta l'umanità la pienezza della vita. È una scoperta grande.

Facciamo anche noi simile scoperta su Gesù quando partecipiamo alla Messa domenicale, riceviamo la Comunione, oppure quando la nostra famiglia prega nelle nostre case…?

3. Gesù però, pur soddisfatto: "Cominciò a insegnar loro che il Figlio dell'uomo doveva molto soffrire... venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare".  Egli ne parla "apertamente", senza esitazione e con lucida consapevolezza. Sa di avere molti nemici, che cercano di eliminarlo e che presto ci riusciranno. Gesù intravede, quindi, il fallimento umano della sua missione: "doveva molto soffrire e ... venire ucciso". Tale "necessità" non è legata però a un destino cieco e crudele; non è neppure soltanto la conseguenza "logica" del suo comportamento contro corrente. Ma il verbo "doveva" indica il disegno di Dio, misterioso, che deve compiersi nella storia. Disegno annunciato già nella S. Scrittura (I lettura). Un disegno d'amore che si attua attraverso vie e modi non conformi alla logica umana. Tale piano divino riguarda anche la sua suprema glorificazione: "doveva...dopo tre giorni risuscitare".

Accettiamo noi nella nostra vita spirituale il piano di Dio, sempre misterioso e oscuro alla nostra intelligenza?

4. Gli apostoli, sono "shoccati" dall'annuncio della passione e della morte. Riconoscendo in Gesù il Messia promesso, Pietro e i suoi compagni pensavano al Liberatore politico e militare che con la forza di Dio avrebbe vinto tutti gli oppressori del suo popolo, instaurando una pace universale. Gesù invece rivela un aspetto del Messia che li coglie impreparati e li "spiazza" radicalmente: il Salvatore inviato da Dio non sbaraglierà gli avversari con una vittoria eclatante, ma subirà la sconfitta: non il Dio che schiaccia con la sua potenza, ma un Dio debole e "perdente", che condivide la condizione dell'uomo peccatore e così lo ricupera.

L'incomprensione e il rifiuto di un Dio di amore che perdona, si manifestano nella reazione di Pietro: "lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo".

Anche noi vorremmo dire a Gesù di non soffrire, non morire… di vincere i nemici in un altro modo, non con l’amore e il perdono fino alla morte.

5. La contro-reazione di Gesù è però quanto mai forte. Se Pietro rimproverava Gesù ora Gesù "rimproverò Pietro" (il verbo è identico). Lo fa "guardando i discepoli" (che sicuramente condividono il pensiero del loro compagno): "Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio ma secondo gli uomini".

Non può darsi che anche noi ragioniamo come Pietro e gli altri discepoli? Anche noi, come loro, spesso siamo prigionieri di un'immagine di Dio che, se è potente e buono, non può permettere il dolore in tutte le sue forme e dovrebbe sopprimere quanti operano il male. Questo Dio però non è il Dio di Gesù. Il rimprovero rivolto a Pietro è quindi anche per noi. Pietro dopo questo ha capito? Non sembra: nell’orto degli ulivi sguaina la spada e poi fugge e rinnega il maestro. Lo capirà solo dopo la venuta dello Spirito S. Nelle sue lettere dirà: “Beati voi se il Signore vi dà da soffrire…”.

6. Le sue parole non riguardano soltanto i discepoli più stretti, ma anche la "folla": "Se qualcuno vuol venire dietro di me, rinneghi se stesso...". Il discepolo deve essere pronto a spostare ogni sua visione della vita, a dire di no a ogni suo progetto, che non collimino con quelli del suo Maestro. "Prenda la sua croce e mi segua". Il discepolo, che aderisce a Lui, non può non mettere in conto tale prospettiva, cioè il "martirio". Ma già ogni giorno l'amore a Cristo può richiedergli tagli, rinunce, incomprensioni, disprezzo, che gli procurano sofferenze. "Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà". Chi è attaccato alla propria vita e vuole difenderla a ogni costo, anche col tradimento del proprio Maestro, in realtà "perderà"la vita eterna. Chi invece, per rimanere fedele a Gesù e al Vangelo, arriva anche a perdere la propria vita, la ritroverà in pienezza.

Queste parole di Gesù alludono al martirio, che non è una semplice eventualità nell'esistenza del discepolo. Ma esprimono anche la legge fondamentale della vita cristiana: il donarsi, che è l'essenza dell'amore, comporta il "saper perdere" infinite cose, il dimenticarsi, il "decentrarsi", il mettersi da parte, il "non essere" perché l'altro sia. Perdere per ritrovare, perdersi per ritrovarsi. La vita può essere data anche goccia a goccia in ogni gesto quotidiano motivato dall'amore se compiuto con amore.

7. Maria SS., l’Addolorata, colei che ha visto con l’occhio della fede la redenzione operata da Gesù nel piano meraviglioso, infinitamente luminoso di Dio, aumenti la nostra fede.

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