Gaza: Pizzaballa, “per guidare il futuro servono leader nuovi”

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme Foto: Vatican Media
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A Credere, “non si può dimenticare quanto accade in Cisgiordania. Speriamo nel riconoscimento dei due Stati”.

Sono passati 753 giorni da quel 7 ottobre, e il cardinale Pierbattista Pizzaballa appare determinato e fiducioso che una pace sia possibile e il sentiero per arrivarci, percorribile.

Nell’intervista di copertina rilasciata al settimanale ‘Credere’ del Gruppo Editoriale San Paolo da oggi in edicola il cardinale commenta quanto sta accadendo a Gaza in queste ore: «Le immagini non rendono l’idea, la distruzione è drammatica. Il tessuto umano e sociale è stato completamente lacerato e la vita quotidiana è saltata».

Tema su cui ritorna è il cambio di leadership: «Se vogliamo davvero qualcosa di nuovo, servono leader nuovi. È evidente che chi ha portato il conflitto a questo punto non può essere l’unico a guidare il futuro. Senza una nuova visione dentro Israele, senza una nuova leadership palestinese forte e riconosciuta, sarà difficile arrivare a una soluzione stabile».

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Gaza tra nuovi raid israeliani e un cessate il fuoco sempre più fragile. Foto: Oneindia

Su chi minimizza il dolore di entrambe le parti, il patriarca commenta: «Nessuno ha il monopolio del dolore. Non ce l’hanno i palestinesi, non l’hanno gli israeliani. Il popolo israeliano ha vissuto l’orrore del 7 ottobre, la sensazione di essere accerchiato – mentre – il popolo palestinese ha conosciuto la devastazione e l’abbandono. Senza il riconoscimento del dolore dell’altro non c’è futuro, è da lì che bisogna ripartire».

Senza dimenticare la Cisgiordania, la grande assente nel discorso pubblico, per la quale avverte: «Non si può pensare di pacificare Gaza, sconfiggere Hamas, e dimenticare quanto accade in Cisgiordania: la questione palestinese è un tutt’uno. Per capire il futuro dei palestinesi, bisogna cercare di capire dove sta andando la società israeliana»

Non manca il dialogo interreligioso, necessario per accompagnare questo momento: «Serve ricostruire una rete ecclesiale tipica della Chiesa in Terra Santa, a servizio di tutti, indipendentemente dalla religione. Dobbiamo essere dove ci sono le scuole, disabili, anziani e orfani». Sul futuro dei cristiani a Gaza: «Con i bombardamenti cessati solo ora possono prendere coscienza di quello che sta succedendo. Alcuni resteranno, altri partiranno, è inevitabile. Il rischio concreto è che siano sempre meno».

Infine, Donald Trump: «È un dato di fatto che il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi siano stati possibili anche grazie alla pressione degli Stati Uniti, Paesi arabi e altri fattori. Per la pace ora serve inclusione, giustizia e due Stati che convivano in sicurezza e dignità. Serve una visione politica nuova».

* Fonte: www.tracieloeterra.blog

Ultima modifica il Giovedì, 30 Ottobre 2025 11:19
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