XXVIX Domenica del TO / C - La necessità di pregare sempre senza stancarsi mai

Es 17,8-13; Sal 120; 2Tm 3,14-4,2; Lc 18,1-8

99ª Giornata Missionaria Mondiale

Le letture della ventinovesima domenica del tempo ordinario ci propone ci ricordano l'importanza di mantenere con Dio un rapporto stretto, una comunione intima, un dialogo continuo e insistente, un ascolto attento a Dio.

Nella prima lettura (Es 17,8-13) ci narra che, durante il cammino del popolo di Dio, Mosè rimase in preghiera, in cima a una montagna, chiedendo a Dio di salvare il suo popolo.

Nella seconda lettura, Paolo scrivendo a Timoteo (2Tm 3,14-4,2), invitalo a tenere sempre presente, nella sua vita di fede, la Sacra Scrittura. Essa è un luogo privilegiato di incontro tra Dio e l'uomo. Ascoltare la Scrittura è ascoltare Dio che parla e che mostra la via che conduce alla vita vera. Anche la preghiera passa attraverso l'ascolto di questo Dio che ci parla attraverso la Sua Parola.

Dio farà giustizia ai suoi eletti che gridano verso di lui

Già nell’introduzione Luca (Lc 18,1-8) ci racconta che Gesù racconta ai discepoli una parabola  sulla “necessità di pregare sempre senza stancarsi mai”. Secondo Gesù, Dio ascolta sempre la preghiera dei suoi figli e, al momento opportuno, risponderà a tutto ciò che gli dicono. Tuttavia, indipendentemente dalla risposta di Dio, la preghiera fa bene: avvicina i credenti a Dio, li fa comprendere il progetto di Dio, li porta a confidare incondizionatamente in Dio, nella sua misericordia, nella sua bontà, nel suo amore.

Infatti, c’era un giudice e una vedova. Entrambi vivevano in una città non identificata. Il giudice non temeva Dio e non rispettava gli uomini. Il comportamento di quel giudice è definito “iniquo”, poiché egli non si preoccupa minimamente di rimediare alle ingiustizie commesse contro i più deboli della società. L'altro personaggio della parabola è una vedova, vittima dell'arroganza di un avversario che approfitta della sua fragilità per defraudarla. La vedova nella tradizione biblica è il prototipo della persona indifesa, al pari degli orfani e degli stranieri: non ha nessuno che la difenda e quindi è vulnerabile di fronte alle arbitrarietà dei potenti. La vedova  è descritta dunque come vittima dell’ingiustizia. E se dice che ella “andava dal giudice e gli diceva: “fammi giustizia contro il mio avversario”.

Per molto tempo il giudice, forse per inerzia o forse perché era stato pagato per farlo, ha ignorato le richieste di giustizia presentate dalla vedova. Potente e prepotente, il giudice sentiva di poter fare ciò che voleva e di non dover rendere conto a nessuno delle sue azioni. Tuttavia, la donna non si è rassegnata a quella “porta chiusa”: con insistenza, senza scoraggiarsi, ha continuato a portare avanti la sua causa. Ma alla fine apre la porta che era stata chiusa: “anche se non temo Dio e non ho riguardo  per alcuno, dato che questa vedova mi dà tanto fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente importunarmi”.

Nel discorso di Gesù, egli vuole rassicurarci che non dobbiamo scoraggiarci nei momenti delle prove e difficoltà. Dobbiamo essere costante e perseverante come la vedova. Bisogna vivere in continuo dialogo con Dio, in un ascolto costante della sua parola. Poiché quando dialoghiamo con Dio, approfondiamo i nostri rapporti con lo stesso Dio, consolidiamo la comunione con lui ed impariamo ad avere fiducia in lui.

Quando dialoghiamo con Dio, lo ascoltiamo e conosciamo il suo progetto che ha su di noi; sappiamo che Dio non solo ha un progetto ma anche si interessa a tutti i suoi figli. Sappiamo che, nelle difficoltà, Dio non tarderà a intervenire; Egli ascolta i suoi figli e renderà loro giustizia. Ciò che occorre è che gli uomini, nonostante tutte le vicissitudini che dovranno affrontare, non perdano la fede in Dio, non smettano di confidare in Lui, rimangano fedeli a Gesù e al Vangelo. Riusciremo in mezzo a tanta incertezza, a mantenere la nostra fiducia in Dio e ciò che Gesù domanda anche noi: “quando il Figlio dell'uomo tornerà, troverà la fede sulla terra?

Il discepolo missionario è colui che è capace di affrontare le dure battaglie che la vita gli impone, sapendo contare sull'aiuto e sulla forza di Dio; e questo aiuto e questa forza scaturiscono da un dialogo continuo, mai interrotto e mai finito, con quel Dio salvatore e liberatore che accompagna il suo popolo in ogni passo del cammino.

* Mons. Osório Citora Afonso, IMC, è vescovo della Diocesi di Quelimane e segretario della Conferenza Episcopale del Mozambico (CEM).

Ultima modifica il Domenica, 19 Ottobre 2025 23:13

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