Il Centro di Spiritualità Bethany House a Sagana, Kenya, ha ospitato dall’8 settembre all’8 ottobre 2025 un corso di formazione permanente per un gruppo di giovani missionari della Consolata con 10 o più anni di ordinazione sacerdotale.
Organizzato dal Consiglio Continentale dell’Africa sotto il coordinamento di padre Erasto Mgalama, Consigliere Generale per l’Africa, il programma del corso ha incluso lo studio di vari argomenti con l’aiuto di esperti, momenti di riflessione, condivisione e preghiera.

La prima settimana è stata dedicata alla maturità umana e relazionale, con sotto-temi come l’intelligenza emotiva, la gestione dello stress, il perdono come mezzo di realizzazione personale, la gestione dei conflitti, la comunicazione, la famiglia d’origine, l’esperienza della perdita e il lutto. La seconda settimana ha trattato l’identità e la missione sacerdotale; la terza settimana è stata incentrata sulla consapevolezza di sé e l’integrazione psicosessuale con temi come l’obbligo del celibato e il voto evangelico di castità, inclusi alcuni casi disciplinari relativi al sesto comandamento secondo il Diritto Canonico, oltre a una condivisione sul problema della dipendenza dall’alcol. L’ultima settimana, la quarta, è stata dedicata al ritiro spirituale per concludere il corso.
Intelligenza Emotiva (IE)
Nel contesto della maturità umana e relazionale, ci siamo soffermati sull’intelligenza emotiva (IE), ovvero la capacità di consapevolezza di sé (comprendere i propri sentimenti), consapevolezza sociale (comprendere i sentimenti degli altri), gestione di sé (motivarsi e gestire efficacemente la propria vita) e abilità sociali (gestire efficacemente le relazioni). O, in altre parole, su come le nostre emozioni influenzino la nostra vita e il nostro lavoro.
Padre Alex Mwake Kiamba, missionario in Kenya:
L’intelligenza emotiva è una qualità personale molto importante, ha detto la facilitatrice Suor Lucy Thuo delle Suore di San Giuseppe di Mombasa.
L’intelligenza emotiva e sociale fa la differenza tra leader o persone altamente efficaci e quelle nella media. È fondamentale per costruire relazioni solide, comunicazione efficace, risoluzione dei conflitti, leadership e lavoro di squadra, e infine per la crescita personale e il benessere.
In sintesi, è molto utile conoscere cos’è l’IE e saperla utilizzare in varie circostanze, specialmente nella nostra vita e nel nostro lavoro. L’IE influisce su tutte le dimensioni della nostra vita, comprese le relazioni, la spiritualità e il ministero.

Gestione dello stress
"Pumzika! (Riposa!) La stanchezza uccide!" è stato il primo avvertimento su questo tema, sviluppato da padre Paul, sacerdote della Diocesi Cattolica di Muranga, l’11 e 12 settembre.
Cos’è lo stress? Il termine "stress" è stato originariamente usato da Selyle nel 1956 per descrivere la pressione vissuta da una persona in risposta alle richieste della vita. Queste richieste sono chiamate "fattori di stress". Lo stress può essere positivo (eustress) o negativo (distress).
L’eustress è una forma di stress che può motivare ad affrontare sfide nel lavoro, nello studio o nella vita personale. Il distress, invece, è lo stress negativo che fa sentire sopraffatti. Questo tipo di stress può compromettere l’umore e la visione della vita, disturbare il sonno e causare problemi di salute come depressione e ansia. Il distress si verifica quando si ha la percezione di non riuscire a gestire le pressioni ricevute.
Padre Danstan Balayangaki, missionario in Tanzania:
I sacerdoti svolgono molti compiti come la guida spirituale, l’amministrazione dei sacramenti, incarichi amministrativi, l’insegnamento e la predicazione del Vangelo, e la cura pastorale della comunità parrocchiale, inclusi visita ai malati, consulenza e preparazione al matrimonio. A volte si trovano ad affrontare incarichi per i quali non sono stati adeguatamente formati. Offrono il proprio ministero a persone in diverse situazioni emotive e di vita: possono passare da un matrimonio a un funerale. Spesso lavorano lontano da casa, dovendo adattarsi a nuovi ambienti.
La gestione dello stress è vitale per sacerdoti e missionari a causa dell’elevato rischio di burnout dovuto a carichi di lavoro esigenti, mancanza di supporto sociale, isolamento e pressione costante nel gestire ruoli pastorali complessi e aspettative contrastanti da parte dei fedeli e della propria famiglia.
Padre Duwange Wema Meta William, missionario in Costa d'Avorio
Come affrontare lo stress?
Ecco alcune modalità proposte per affrontare lo stress: identificare i primi segnali di allarme;
individuare la fonte dello stress; fare esercizio fisico; gestire il tempo e organizzarsi bene; mantenere uno stile di vita sano; praticare tecniche di rilassamento; bilanciare lavoro e vita personale; migliorare la propria vita sociale; stabilire dei limiti; rendere il lavoro interessante con nuove conoscenze e metodi (Luca 5,4); cambiare mentalità (essere positivi e ottimisti); imparare a delegare (Esodo 18,13-23); vivere con integrità (essere ciò che si è chiamati ad essere); evitare stress inutili (imparare a dire “no”); adattarsi allo stress; accettare ciò che non si può cambiare; pianificare la cura di sé; imparare a perdonare; vivere una vita spirituale attiva.
Ricorda: la tua salute è la tua più grande ricchezza. Devi custodirla con zelo, nessun altro lo farà per te. Hai la massima responsabilità di proteggerti.

Gestione dei conflitti
Questo tema è stato presentato da padre Stephen Kinuthia, della Diocesi Cattolica di Muranga. Imparare a conoscere i conflitti è importante perché promuove relazioni sane; i conflitti non risolti danneggiano la fiducia e creano distanza emotiva.
La gestione dei conflitti insegna l’ascolto attivo, la comunicazione assertiva e l’empatia. È il processo di affrontare i conflitti in modo rispettoso, costruttivo e orientato alla riconciliazione. Comprende strategie come la negoziazione e il pensiero creativo per trovare soluzioni vantaggiose per entrambe le parti.
Le fonti comuni di conflitto sono molteplici: differenze di personalità; problemi di leadership e autorità; differenze culturali e generazionali; allocazione delle risorse (finanze, risorse parrocchiali, priorità dei progetti); approcci teologici e pastorali; aspettative non soddisfatte e confusione nei ruoli; stili di vita e abitudini; competizione e gelosia; comunicazione inefficace (pettegolezzi, voci, malintesi e mancanza di trasparenza); stress, burnout e difficoltà personali.
Padre David Oginga Onyango, missionario in Tanzania
Esistono diversi tipi di conflitto:
intrapersonali (dentro se stessi); interpersonali (tra individui);
istituzionali, spesso con le strutture ecclesiali (es. problemi con nomine, trasferimenti, tensioni tra coscienza personale e autorità ecclesiastica, frustrazione con regole e burocrazia)
spirituali, che si manifestano con dubbi, aridità, oscurità spirituale, difficoltà nel vivere il celibato, la castità o la fedeltà ai voti.
I religiosi e missionari vivono e servono in comunità che naturalmente generano differenze di opinione, approcci pastorali diversi e personalità contrastanti. Se ben gestite, queste differenze favoriscono la crescita, la comprensione reciproca e una comunione più forte nel ministero; se mal gestite, generano tensioni, incomprensioni e divisioni.

Gestire efficacemente i conflitti richiede dialogo aperto, discernimento condiviso, tempo, pazienza, maturità e ascolto orante per costruire fiducia, unità e soluzioni durature nelle nostre comunità.
Il gruppo dei missionari della Consolata che ha partecipato al corso era composto dai padri Alex Mwake Kiamba (Regione Kenya-Uganda), Raphael Ndirangu Njoroge, John Baptist Odunga Ominde e Duwange Wema Meta William (Delegazione Costa d’Avorio), Mathias Pascal Chipoli, David Oginga Onyango, Jean Tuluba e Danstan Balayangaki Mushobolozi (Regione Tanzania-Madagascar).
* Padre Jean Tuluba, IMC, missionario in Madagascar.










