Il saluto a padre Valeriano Paitoni: “apostolo della consolazione”

Messa esequiale nella cappella della Casa di Accoglienza San Giuseppe Allamano  ad Alpignano Messa esequiale nella cappella della Casa di Accoglienza San Giuseppe Allamano ad Alpignano Foto: Gianantonio Sozzi

È deceduto ad Alpignano il 5 agosto 2025, il missionario da Consolata, padre Valeriano Paitoni. Nato a Pontevico nella provincia di Brescia, il 24 dicembre 1948, aveva 76 anni di età di cui 53 di vita religiosa e 48 di Sacerdozio.

La Messa esequiale nella cappella della RSA San Giuseppe Allamano è stata presieduta dal Vice Superiore Generale, padre Michelangelo Piovano, il 7 ottobre 2025.

Di seguito pubblichiamo il testo integrale della sua omelia.

“Nella Festa della Madonna del Rosario e nel giorno che ci ricorda ancora la Beatificazione di San Giuseppe Allamano avvenuta 35 anni fa celebriamo questa eucarestia che trasforma ciò che è umano in divino e che, per il sacrificio di Gesù sulla croce, ci apre le porte al banchetto del cielo e alla comunione piena dei santi.

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Padre Orazio Anselmi, padre Michelangelo Piovano e padre Pietro Trabucco

Le due letture che abbiamo ascoltato, della visione profetica di Isaia e del giudizio finale ci presentano il desiderio di Dio che ogni uomo e donna possa partecipare della comunione piena con Lui, un banchetto per tutti i popoli, di ogni nazione, razza, condizione sociale, senza alcun tipo di esclusione dove l’unica condizione per potervi partecipare è l’amore: donato, ricercato e sofferto che insieme all’amore misericordioso del Padre e al Sacrificio di Gesù ci salva.

Questa immagine biblica del banchetto penso possa esprimere bene ed aiutarci a comprendere la vita di padre Valeriano. Già come giovane maturo aveva sentito e risposto alla chiamata ad essere missionario ed ha così intrapreso il suo cammino formativo nel nostro Istituto partendo dalla sua famiglia e parrocchia di Pontevico (Brescia) che lo porterà, subito dopo la sua ordinazione sacerdotale, a lavorare in Brasile per 35 anni consecutivi. Metà di questi li abbiamo vissuti insieme e ringrazio il Signore per quanto ho imparato da lui fin dalla mia prima destinazione nella periferia di S. Paulo nella parrocchia di Jardim Peri dove ero suo viceparroco e poi ancora insieme in altre attività a servizio della Regione.

Noi siamo qui oggi per ringraziare il Signore per il dono della sua vita missionaria, una vita donata, offerta e sofferta fino alla fine.

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Padre Valeriano ha vissuto la sua vita religiosa e sacerdotale con una visione profetica, ad ampio respiro e desiderosa di concretizzare e rendere visibile le principali caratteristiche del nostro carisma ispirato dal Signore per mezzo della Consolata e di San Giuseppe Allamano.

L’Eucarestia, un banchetto per tutti senza distinzione. Ricordo la sua dedicazione nella formazione dei catechisti perché potessero preparare bene bambini, giovani e adulti a ricevere i sacramenti della vita cristiana. L’adorazione eucaristica che nelle parrocchie in cui ha lavorato ha voluto che si facesse in continuità in determinati giorni e soprattutto creare in ogni chiesa la capella del Santissimo e dell’adorazione. Cappelle e tabernacoli che lui stesso progettava e poi costruiva e senza “badare a spese” come aveva compreso dal nostro Fondatore. L’ultimo tabernacolo da lui fatto è nella Cappella della Chiesa Inferiore del Tempio del Colle don Bosco commissionatogli dai salesiani.

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Suor Anair Voltolini, Missionaria della Consolata brasiliana

L’Eucarestia era per lui la celebrazione che portava alla comunione, alla condivisione, alla missione, medicina e cura per la vita piena. Quante volte lo abbiamo sentito dire con voce forte che non aveva senso partecipare all’Eucarestia se poi la nostra vita non si traduceva in gesti concreti di carità, di accoglienza, di misericordia e di consolazione.

Ed è proprio a partire da questa profonda convinzione che ha dato vita a tante opere sociali, ma una in particolare se l’è presa a cuore con visione profetica e quando ancora nessuno sapeva cosa fare per chi era stato colpito da una infezione allora ancora senza cura come l’ HIV/AIDS che stava portando tanti giovani alla malattia e alla morte. Giovani e ragazzi messi fuori di casa dalla propria famiglia e dagli stessi ospedali. Ed è qui che padre Valeriano matura l’idea di aprire una casa per accoglierli, per assisterli, offrire le cure necessarie e per vari di loro inizialmente stare vicino nell’ora della morte.20251007Valeriano3

Padre Valeriano nella lotta contro i pregiudizi e l'ignoranza sull'AIDS. Foto: Archivio IMC Brasile

Oggi si parla tanto che ci si deve prendere cura degli altri ed in particolare dei più poveri, soli ed abbandonati. Per padre Valeriano questo prendersi cura è stato aprire Casa Betania (Lar Betania) nella Parrocchia in cui lavoravamo nella Periferia di S. Paulo e poi Casa Siloè, Lar Suzane e Villa Vittoria nella Parrocchia della Madonna del Rosario di Fatima. Nella Casa Betania, con questo nome significativo che lui avevo scelto di proposito, ogni domenica pomeriggio alle 16.00 si celebrava l’Eucarestia e cercava di coinvolgere parrocchiani, amici e benefattori affinché vincessero la paura, l’indifferenza e la discriminazione.

Poco per volta si è creata una famiglia tra chi era accolto e chi veniva a visitare e nasceva così la condivisione e anche l’aiuto concreto per sostenere la casa, ma soprattutto far sentire a chi era accolto che non era solo, che c’era gente che voleva loro bene anche se erano stati abbandonati dalle loro famiglie. Dopo la comunione si faceva sempre una preghiera alla Consolata composta da lui stesso nella quale si chiedeva la presenza materna di Maria per questi suoi figli e soprattutto la cura spirituale e che si arrivasse anche a trovare un giorno la cura per questa nuova malattia. Ed oggi, dopo quasi 40 anni possiamo dire che vi sono queste cure che impediscono di morire  o almeno di vivere una vita migliore. Le altre case le ha volute per le mamme che già portavano in grembo una creatura con la stessa infezione arrivando, in alcuni casi, a fare nascere dei bambini “negativizzati” all’HIV. L’ultima, Casa Vittoria, era per questi bambini divenuti ragazzi e giovani e che non avevano ancora un luogo dove abitare o ancora in cerca di lavoro. Erano anche diventati i chierichetti della parrocchia ed ora sono papà e mamme di famiglie riconoscenti per questo padre che hanno avuto e che ha salvato le loro vite.

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Ma in questo lavoro padre Valeriano ha creato una grande rete di aiuti nella parrocchia e fuori, di benefattori, di famiglie che adottavano i bambini più piccoli e a volte quasi neonati. Le Missionarie della Consolata hanno sempre accolto nella loro scuola primaria e secondaria del Collegio Consolata questi bambini e ragazzi gratuitamente e vincendo anche qui tante remore e pregiudizi.

Ma questo non bastava, era necessario formare e informare i ragazzi e i giovani sul modo di comportarsi e soprattutto sulla prevenzione. Ed è così che insieme ad alcuni volontari andava nelle scuole per fare campagne di sensibilizzazione e prevenzione trovando tante volte ostacoli, giudizi e richiami per farlo tacere e questo più volte, a partire dalla stessa chiesa. Anche noi, come Istituto, abbiamo fatto fatica nei primi anni a comprendere questa realtà e Padre Valeriano ne soffriva molto, ma non per questo si arrendeva ed andava avanti, spesso contro tutti e tutto.

“Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuto a trovarmi”. (Mt 25, 31-46)

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Padre Valeriano e padre João Pereira Monteiro nel 2023

Era questo che lo spingeva, era questo che testimoniava ed insegnava ed è questa realtà da lui vissuta che ora gli apre le porte del cielo, del regno e del banchetto preparato anche per lui dove assieme al Signore troverà ad accoglierlo una schiera di uomini, donne e bambini che lui ha accolto, curato e consolato durante la sua vita e nei quali ha solo e sempre visto la presenza di Gesù.

Due nostri confratelli lo hanno voluto definire “apostolo della consolazione” e “il missionario che ha trasformato il dolore in speranza”.

Come buon missionario della Consolata ha sempre avuto un rapporto particolare con l’Allamano, con San Giuseppe Cafasso e con la Consolata dei quali ha fatto stampare immagini e preghiere, ha fatto fare statue e cappelle.

Ha seguito con professionalità la ristrutturazione di molte nostre case ed il suo ultimo lavoro è stato proprio quello della ristrutturazione delle case dell’Allamano e del Cafasso a Castelnuovo insieme alla casa del nipote dove ore vive la nostra comunità. Aveva un gusto spiccato per l’arte, per le cose belle e, come ci ha insegnato l’Allamano voleva che il bene e le cose fossero ben fatte, arrivando anche a farle rifare quando notava che il lavoro non era ben fatto.

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Padre Eugenio Butti, superiore della Comunità IMC Alpignano

La sofferenza ha segnato in particolare la sua vita in questi ultimi anni, una sofferenza tante volte tenuta nascosta e che però non gli impediva di continuare a lavorare, a voler continuare a fare tante cose fino alla perdita della memoria, ma sempre con quello sguardo che si illuminava quando ti vedeva e che avrebbe voluto dire molte cose. Ma le cose le aveva già dette e fatte lungo tutta la sua vita e noi ne raccogliamo la testimonianza e ringraziamo il Signore.

Siamo in molti qui che lo abbiamo conosciuto e che in qualche modo abbiamo vissuto con lui. Tanti altri sono in Brasile e in comunione con noi in questo momento: parenti, confratelli, amici, parrocchiani e benefattori. Portiamo in cuore ciò da lui abbiamo imparato, chiediamo perdono per le volte che non lo abbiamo compreso e ci è stato scomodo o abbiamo preferito criticarlo, chiediamo per noi e per lui la misericordia di Dio che è Padre come lui tante volte diceva e continuiamo a credere che “tutto vince l’amor”.

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Grazie a padre Eugenio Butti che ha condiviso con lui tanti anni di missione in Brasile e che in questi ultimi tre anni lo ha accompagnato in questa casa e gli è stato acconto da vero fratello e amico.

La Madonna del Rosario che ci porta a contemplare la vita Gesù nei suoi grandi misteri accolga anche il mistero della vita di Padre Valeriano nella sua nascita al cielo dopo la sua nascita in questa terra nella notte di Natale del 24 dicembre del 1948.

* Padre Michelangelo Piovano, IMC, Vice Superior Generale. Alpignano, 7 ottobre 2025, Festa della Madonna del Rosario.

Ultima modifica il Mercoledì, 08 Ottobre 2025 22:51

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