Is 50,4-7; Sal 21; Fil 2,6-11; Lc 22,14-23,56
Le letture di quest'ultima domenica di Quaresima, la Domenica delle Palme, ci invitano a contemplare questo Dio che, per amore, è venuto incontro a noi, ha condiviso la nostra umanità, si è fatto servo degli uomini, si è lasciato uccidere affinché l'egoismo, il male e il peccato fossero superati. Attraverso Gesù, Dio ci ha offerto la possibilità di una Nuova Vita.
La prima lettura (Is 50,4-7) ci propone le parole e il dramma di un profeta anonimo, chiamato da Dio a testimoniare la Parola di salvezza tra le nazioni. Nonostante le sofferenze e le persecuzioni, il profeta confidò in Dio e realizzò, con caparbia fedeltà, i progetti di Dio. I primi cristiani vedevano in questo “servo di Dio” la figura di Gesù.
La missione del profeta/servo non è facile; prende forma nella sofferenza e nel dolore. La parola proclamata in nome di Dio è una parola che dà fastidio e provoca resistenze che, per il profeta, assumono quasi sempre la forma del dolore e della persecuzione. Tuttavia, il profeta/servo di Dio non può resistere all’aggressione e alla condanna e rende il suo volto “duro come la pietra” di fronte a chi lo aggredisce e lo ferisce. Non per insensibilità, ma perché è determinato a sopportare tutto per compiere fino in fondo la missione che Dio gli ha affidato. Il vero profeta non si arrende né si rassegna: la sua passione per la Parola supera la sua sofferenza e gli fa mettere al di sopra di ogni altra cosa la missione che Dio gli ha affidato.
Siamo consapevoli che la nostra missione profetica comporta l'essere Parola viva di Dio che risuona nel mondo degli uomini? Nelle nostre parole, nei nostri gesti, nella nostra testimonianza, la proposta liberatrice di Dio arriva al mondo e al cuore degli uomini?
La seconda lettura (Fil 2,6-11) ci propone un bellissimo inno che riecheggia le catechesi primitive su Gesù. Fedele al disegno del Padre, Egli è sceso incontro agli uomini, ha vissuto la vita degli uomini e ha sofferto una morte atroce per amore degli uomini. Ma la sua vita non è stata sprecata: Dio lo ha esaltato, mostrando che la strada da lui seguita è la strada che conduce alla Vita. È questo stesso percorso che siamo sfidati a seguire.
Questo inno costituisce un'ottima chiave di lettura per interpretare, sentire e vivere, nella “Settimana Maggiore” in cui stiamo entrando, gli eventi centrali della nostra fede. Al “suono” di questo bellissimo inno possiamo comprendere il cammino di Gesù, il senso delle sue scelte, il senso della sua vita, della sua passione, morte e risurrezione. Cercheremo, questa settimana, di seguire le orme di Gesù? E, rivivendo il suo amore e il suo abbandono, rinnoveremo la nostra adesione a Lui e al cammino che Egli propone?
Il Vangelo (Lc 22,14-23,56) ci racconta la passione e la morte di Gesù. È il momento culminante di una vita spesa a realizzare il progetto salvifico di Dio: liberare gli uomini da tutto ciò che genera egoismo, schiavitù, sofferenza e morte. Sulla croce dove Gesù ha offerto la sua vita fino all'ultima goccia di sangue, si rivela l'amore incommensurabile di Dio per noi; Sulla croce Gesù ci ha detto che l'amore estremo genera Vita nuova ed eterna.
All’inizio della Settimana Santa, la Settimana Grande, la liturgia ci invita ad ascoltare il racconto impressionante della Passione e Morte di Gesù. Il rapporto, innegabilmente basato su fatti concreti, non è un semplice resoconto giornalistico della condanna a morte di un uomo innocente; ma è, soprattutto, una catechesi pensata per mostrare come Gesù, offrendo la sua vita fino al dono totale, sulla croce, realizza il progetto salvifico del Padre.
L'ambiente fisico della passione e morte di Gesù è, nel Vangelo di Luca, lo stesso degli altri vangeli sinottici: il Cenacolo (l'edificio con «una grande stanza ammobiliata al piano superiore», dove Gesù consumò quell'indimenticabile cena d'addio con i suoi discepoli – Lc 22,12), il Monte degli Ulivi (il giardino dove Gesù, dopo l'ultima cena, si ritirò a pregare, e dove fu arrestato dalle guardie del Tempio – cfr Lc 22,39-53), il palazzo del sommo sacerdote Caifa (dove Gesù fu processato, condannato dal Sinedrio e fu imprigionato per il resto della notte prima di essere condotto davanti alle autorità romane – cfr Lc 22,54-71), il pretorio romano della Torre Antonia (dove Gesù, venerdì mattina, fu torturato e coronato di spine e dove il governatore Pilato confermò la sua condanna a morte – cfr Lc 23,1-6.13-25) le vie della città di Gerusalemme (per le quali passò Gesù, portando la trave della croce, secondo il rituale proprio delle crocifissioni – cfr Lc 23,26-32), il Calvario (la piccola collina, fuori città, dove Gesù, verso le 9 del mattino di venerdì, fu crocifisso – Lc 23,33-49), e il sepolcro nuovo offerto da Giuseppe d'Arimatea (dove il corpo morto di Gesù fu deposto prima del tramonto del venerdì – cfr Lc 23,50-56).
Il racconto della passione e morte di Gesù è una storia di violenza inaudita, perpetrata contro un uomo che, nella prospettiva di coloro che lo conoscevano bene e che lo accompagnarono dalla Galilea a Gerusalemme, non ha fatto nulla per meritare la condanna decretata contro di lui. Come si è arrivati a questo risultato?
Il progetto liberatore di Gesù si scontra –come era inevitabile– con il clima di egoismo, di cattiva volontà e di oppressione che domina il mondo. Le autorità politiche e religiose ebraiche si sentivano a disagio di fronte alla denuncia di Gesù: non erano disposte a rinunciare a questi meccanismi che assicuravano loro potere, influenza, dominio, privilegi; Non erano disposti a correre rischi, ad allontanarsi e ad accettare la conversione proposta da Gesù. Decisero allora di mettere a tacere Gesù: lo arrestarono, lo processarono, lo condannarono e lo inchiodarono sulla croce. La morte di Gesù è la logica conseguenza dell'annuncio del “Regno”: è il risultato delle tensioni e delle resistenze che la proposta del “Regno” suscitò tra coloro che dominavano il mondo.
Sulla croce vediamo apparire l'Uomo Nuovo, prototipo dell'uomo che ama radicalmente e che fa della sua vita un dono per tutti. Così la croce contiene e propone il dinamismo di un mondo nuovo: il dinamismo del “Regno di Dio”. La croce, vile strumento di sofferenza e di morte, diventa in questo modo fonte di Vita e di speranza.
Luca presenta Gesù, poche ore prima di essere ucciso sulla croce, chiedendo ai suoi discepoli di non mettere al centro della loro vita le preoccupazioni per le posizioni importanti, i posti di potere, gli onori, le distinzioni, i privilegi, ma piuttosto il servizio semplice e umile ai fratelli. La Chiesa nata da Gesù o sarà una comunità di amore e di servizio, oppure non sarà nulla. Cosa abbiamo fatto di questo “testamento” che Gesù ci ha lasciato? Abbiamo la sua stessa disponibilità per accogliere il progetto della croce e la sua stessa determinazione per vivere fino in fondo lo stile di Dio?
* Padre Geoffrey Boriga, IMC, studia Bibbia nel Pontificio Istituto Biblico a Roma.