Effetti del neocolonialismo sulla pace nel mondo

Professor Marco Massoni durante il corso nella Sala della Conciliazione nel Palazzo Lateranense il 15 marzo 2025 Professor Marco Massoni durante il corso nella Sala della Conciliazione nel Palazzo Lateranense il 15 marzo 2025 Foto: Jaime C. Patias
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“Facciamo pace”, il corso di formazione promosso dal Centro Missionario della Diocesi di Roma. L'intervento del professor Marco Massoni. Quando controllo delle materie prime e leva del debito si trasformano in armi di controllo. Il caso della Repubblica Democratica del Congo

"Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen". Con la preghiera di Papa Francesco per la pace, datata 7 giugno 2024, padre Giulio Albanese, mccj, direttore dell’Ufficio per la Cooperazione missionaria della diocesi di Roma, ha inaugurato il terzo incontro del percorso formativo "Facciamo pace". Svoltasi sabato 15 marzo a Roma nell'Aula della Conciliazione del Palazzo Lateranense, la mattinata è stata dedicata al tema “Effetti del neocolonialismo sulla pace nelle periferie del mondo" e ha visto la partecipazione di Marco Massoni, docente all'Università Luiss Guido Carli di Roma.

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"Si vis pacem, para pacem"

L'appuntamento rientra all'interno del corso di formazione missionaria avviato in formato gratuito lo scorso 18 gennaio e articolato in sei incontri a cadenza mensile. L'obiettivo è approfondire le molteplici sfaccettature delle sfide internazionali che stanno caratterizzando il "cambiamento d'epoca" di cui ha spesso parlato Papa Francesco, rivolgendosi a tutti ma in particolare a chi cerca, quotidianamente, di annunciare la gioia del Vangelo, a chi ha il cuore illuminato e trasformato dalla Parola, così ardente da consumarsi d'amore per gli altri. Cioè, rivolgendosi ad animatori missionari, catechisti, insegnanti di religione, operatori pastorali. Che se, da un lato, si recano sul luogo per ascoltare, dialogare e affrontare problemi, dall'altro, hanno urgente bisogno di dotarsi di una bussola per comprendere ciò che avviene nel mondo e per portare ovunque la profezia evangelica indicata dall’indimenticabile don Tonino Bello: "Si vis pacem, para pacem!"

Effetti del neocolonialismo sulla pace nelle periferie del mondo. Con Marco Massoni.

Dinamiche neocolonialiste

Un impegno quasi impossibile se si guarda al palcoscenico internazionale o alle difficoltà sociali che caratterizzano tanti Paesi in varie aree del mondo, eppure proprio per questo necessario. Dunque, dopo i primi due appuntamenti con il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, e con Fabrizio Battistelli, presidente dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo, il terzo incontro è stato dedicato al neocolonialismo. "Una dinamica di dominio economico, politico e culturale che le potenze capitalistiche esercitano sulle ex colonie e su altre aree strategiche del mondo - ha detto il professor Massoni -. Questo fenomeno si radica nel capitalismo finanziario, ovvero nel predominio della finanza globale, delle multinazionali e delle istituzioni economiche internazionali che subordinano i Paesi più deboli agli interessi delle economie avanzate".

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La competizione per le materie prime

Repubblica Democratica del Congo, Sudan, Sud Sudan, Myanmar, Nigeria sono conflitti emblematici: è qui che, dietro la produzione di conflitti e guerre che alimenta disuguaglianze, tensioni sociali e crisi politiche, s'annidano gli effetti di quello che Massoni definisce "neocolonialismo". Si combatte, prosegue il docente, per "il controllo delle risorse di cui il Sud del mondo è ricco - petrolio, gas, terre rare, minerali preziosi - e di cui i Paesi più ricchi hanno bisogno per compiere la fantomatica transizione energetica. Il risultato finale è che le élite locali, corrotte o cooptate, garantiscono l'accesso ai capitali stranieri, mentre le popolazioni restano impoverite e marginalizzate. Così la competizione per il controllo delle risorse si allinea con ribellioni e guerre civili".

Il caso di RD Congo

Il caso della Repubblica Democratica del Congo è, in questo senso, esemplare. Ad alimentare la guerra tra le Forze armate di Kinsasha e il gruppo di ribelli M23 sostenuto dal vicino Rwanda non sono solo le irrisolte questioni etniche o geografiche, spesso legate al colonialismo belga dello scorso secolo o al genocidio del 1994. Controllare la regione del Kivu significa controllare rame, coltan e cobalto, ossia materie sempre più strategiche da vendere alle grandi potenze, in primis Stati Uniti e Cina. Esse sono infatti necessarie per realizzare batterie elettriche, pale eoliche o pannelli solari, così come per alimentare gli schermi degli smartphone e dei computer. Non è un caso se, lo scorso 25 febbraio, in un'intervista al The New York Times il presidente congolese Félix Tshisekedi ha reso noto di aver inviato una lettera al dipartimento di Stato Usa in cui viene offerto al presidente Donald Trump l'accesso a tutte le materie prime del Paese in cambio del sostegno contro il gruppo di ribelli M23.

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Tragiche conseguenze

Il risultato di simili incastri geopolitici è che, come riportato dalla Banca Mondiale, la Repubblica Democratica del Congo è tra i cinque Paesi più poveri al mondo. Nel 2024 il 73% della popolazione viveva con meno di 2 dollari al giorno. Ulteriore fardello sono i fenomeni climatici estremi, come frane e inondazioni, alimentati dall’alta concentrazione di popolazione nei centri urbani (la capitale Kinshasa conta 17 milioni di abitanti) e da una crescita demografica superiore al 3 per cento. Perché, prosegue il professor Massoni, "l'imposizione di modelli economici neolibersti distrugge le economie tradizionali, costringendo milioni di persone a migrare".

Così, in RD Congo come in tanti altri casi, Massoni osserva come "il neocolonialismo si traduce in guerre per procura in cui le grandi potenze finanziano gruppi armati rivali per il controllo di territori strategici. Usa, Francia, Russia e cina si contendono Africa e Medio Oriente sostenendo governi o gruppi ribelli, come avvenuto in Libia, Siria, Yemen e Mali. Gli interventi militari diretti (Iraq 2003, Afghanistan 2001) dimostrano come il capitalismo finanziario non esiti a uasre la forza per garantire il dominio delle proprie multinazionali e del sistema bancario internazionale".

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Il padre Giulio Albanese e il fratel Alberto Parise

Scarica la scheda Piste di riflessione del 15 marzo 2025

Le parole di Papa Francesco

Nella Fratelli Tutti (2020) Papa Francesco ha denunciato le nuove forme di colonialismo economico e finanzario, sottolineando come "in vari Paesi poveri le peggiori conseguenze di alcune misure di austerità si registrano nell'abbandono scolastico, nel declino dei servizi sanitari e nel deterioramento delle infrastrutture. Chi lo paga?". Come in tante altre occasioni, il Pontefice ha invitato "la politica a non sottomettersi all'economia e questa non deve sottomettersi ai diktat e al paradigma efficientista della tecnocrazia. Oggi, pensando al bene comune, abbiamo assolutamente bisogno che la politica e l'economia, in dialogo, si mettano decisamente al servizio della vita".

Un auspicio che risuona ancora più attuale in queste ultime settimane e che si rivolge non solo ai decisori, ma anche a coloro che quotidianamente sono a contatto con la società civile nel mondo. Lo sforzo del Centro missionario diocesano va proprio entro questa direzione. Il prossimo appuntamento sarà il 12 aprile con Maria Grazia Galantino, coordinatrice dell’Area di ricerca di Archivio Disarmo, che spiegherà "Come essere costruttori di pace. L’impegno civile nel contrastare il ricordo alle armi". Il prossimo 17 maggio la giornalista Lucia Bellaspiga terrà una relazione su Guerra e pace nell’informazione giornalistica internazionale, mentre le conclusioni del percorso saranno affidate al comboniano Alberto Parise il prossimo 21 giugno. 

* Guglielmo Gallone - Città del Vaticano. Pubblicato originalmente in: www.vaticannews.va

Ultima modifica il Sabato, 22 Marzo 2025 14:17

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