“Guarire, Prendersi Cura o Salvare? Il Significato e lo Scopo della Medicina nel Pensiero di Leon Kass e Stanley Hauerwas”. Tesi di dottorato in Sacra Teologia di padre Nicholas Odhiambo Omondi, IMC, rettore nel seminario internazionale di Bravetta, difesa il 22 gennaio 2025, alla Pontificia Università San Tommaso d'Aquino (Angelicum) a Roma.
Come suggerisce il titolo di questa tesi, l'obiettivo è stato quello di esplorare quale sia il significato e lo scopo della medicina, nel pensiero di Kass e Hauerwas, soprattutto di fronte alla crisi morale e al progresso tecnologico che il mondo sta vivendo, al fine di evitare una perversione del significato e dello scopo stesso della medicina. Ho iniziato evidenziando il pensiero di ciascun autore, per poi proseguire confrontando e contrastando il loro pensiero sul ruolo della medicina.
Va notato che la scelta di Kass e Hauerwas ha avuto un criterio preciso, ovvero che entrambi gli autori si interessano di medicina e hanno scritto sul ruolo della medicina con un interesse per la moralità insita nella pratica della medicina stessa. Leon Kass, ebreo di Chicago, è un medico, un chimico e un educatore; Hauerwas è un metodista, un texano e un teologo cristiano.
La tesi ha esplorato come, secondo Kass e Hauerwas, a fronte dei progressi tecnologici che hanno aumentato la capacità della medicina di intervenire sul corpo umano, vi debba essere un limite non scavalcabile che la medicina può oltrepassare nell’applicazione del suo know-how. I due autori resistono all'aspettativa utopica dello scopo della medicina. Perciò Kass dichiara che una professione senza limite di scopo è una professione finita.
I due autori sostengono, con enfasi diverse, l'incondivisibilità della sofferenza. Mentre Hauerwas insiste sul fatto che il dolore rimane tale, comunque lo si curi, e sulla necessità che il medico si fidi del paziente anche se questi non è in grado di diagnosticare la malattia, Kass sostiene invece che, come conseguenza dell'incondivisibilità del dolore, il medico deve servire gli interessi del paziente e non quelli dei parenti o della comunità, che potrebbero non comprendere appieno ciò che il paziente sta passando.
Questa tesi ha mostrato che questi autori ritengono che la medicina sia un'arte morale impegnata nel prendersi cura, e che fin dall'inizio abbia sviluppato norme e confini per difendere la vita e la sua dignità; ad esempio attraverso una comunità che condivide una narrazione comune e la pratica delle virtù, un impegno per il bene del paziente, un rapporto paziente-medico ben regolato e l'adesione dei medici a un codice etico.
Con enfasi Hauerwas ha spiegato che non tutte le sofferenze sono prive di significato e che la sofferenza può essere resa significativa se vissuta in una comunità attenta al prendersi cura di ciascuno dei suoi membri. Sia nella opinione di Kass che di Hauerwas, la medicina comporta il riconoscimento della morte come parte della natura umana: si nasce, si cresce e si muore.
La tesi ha esplorato l'importanza della formazione virtuosa di medici e pazienti nella pratica della medicina. Su questo punto, le loro enfasi sulle virtù specifiche differiscono: Kass pone l'accento sulla virtù della finitudine, mentre Hauerwas sottolinea la virtù della pazienza come importante sia per il paziente che per il medico nella pratica quotidiana della medicina. Vi sono anche altre virtù che i due autori sottolineano, come la prudenza, la fiducia e la compassione.
Questa tesi ha evidenziato come lo sforzo della medicina di curare e prendersi cura della persona umana sia allo stesso tempo uno sforzo per onorare e rispettare il corpo umano, che è creato a immagine e somiglianza di Dio e quindi ha la sua dignità come persona umana. Il paziente, a cui la medicina risponde nella sua sofferenza, è un essere umano composto da un corpo mortale e da un'anima immortale.
In sintesi, sono giunto alle seguenti conclusioni: sebbene l'impegno della medicina sia quello di curare il paziente, tale tentativo non può essere promesso perché la medicina stessa è fallibile. La tesi ha inoltre sostenuto che la medicina ha sempre il ruolo di prendersi cura dei pazienti, anche nei confronti dei malati incurabili, degli anziani, dei disabili e dei morenti, e ha sottolineato che tale ruolo di prendersi cura coinvolge non solo i medici ma anche la comunità (amici e parenti). Infine, la tesi ha chiarito che non è il ruolo della medicina a salvare le persone, ma che è Dio a salvare ogni essere umano.
* Padre Nicholas Odhiambo Omondi, IMC, rettore nel seminario internazionale di Bravetta a Roma.