II Domenica dopo Natale - Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi

Sir 24,1-4.12-16; Sal 147; Ef 1,3-6.15-18; Gv 1,1-18

In questa II Domenica dopo Natale, la liturgia ci popone il prologo del vangelo di Giovanni, cioè i primi diciotto versetti nei quali l’evangelista riesce a rinchiudere, riassumere e riformulare tutto il vangelo, per cui ogni singola parola è ricca di significati. Ebbene, questo prologo inizia correggendo il primo libro della Bibbia, il libro della Genesi.

Il libro della Genesi, lo sappiamo, inizia con le parole “In principio Dio creò il cielo e la terra”; ebbene, l’evangelista non è d’accordo; l’evangelista scrive che “In principio c’era il”, ed è un termine greco, che viene tradotto con “verbo” o “parola”, “logos”, che ha una vasta gamma di significati. Il logos nella Bibbia è la parola creatrice che realizza il progetto di Dio nella creazione. Quindi questo logos, questa parola, è il progetto di Dio che viene realizzato nella creazione.

Il versetto centrale di tutto il prologo è quello più importante. Infatti, scrive l’evangelista al versetto 12 “A quanti però lo hanno accolto” questo progetto - cioè, un uomo con la condizione divina, questo era il progetto di Dio sull’umanità - “ha dato il potere di diventare i figli di Dio”.

Ebbene, la seconda lettura di oggi è il miglior commento a questo inizio del prologo di Giovanni. Ce l’abbiamo nella lettera agli Efesini di Paolo (Ef 1,3-6.15-18), con un testo che, se compreso, cambia veramente il rapporto con Dio e il rapporto con gli altri.

Inizia Paolo la lettera agli Efesini con una benedizione al Signore, dice che ci ha benedetto con ogni benedizione spirituale. Spirituale non significa eterea, evanescente, ma che agisce nello Spirito; perché? “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo”.

Ecco, come ha scritto l’evangelista Giovanni, che Dio in principio non creò il cielo e la terra, ma, prima ancora di creare il cielo e la terra, c’era questo progetto sull’umanità, un uomo con la condizione divina, e lo stesso dice Paolo. Quindi prima della creazione del mondo ci ha scelti.

Noi non veniamo al mondo, alla luce per un caso, veniamo perché Dio ci ha scelti. Dio, prima ancora di creare il mondo, ha pensato a ognuno di noi perché voleva manifestarsi attraverso ognuno di noi in una forma nuova, originale e creativa, voleva arricchire la creazione con la nostra presenza.

E dice che ci ha scelti per essere “santi”, santi significa separati da ogni forma di male, e immacolati al suo cospetto. Cosa significa immacolato? Dio è nella purezza e l’immacolato è colui che non ha ostacoli, non ha barriere per entrare in comunione con questo Dio che è puro. Quello che rende impuro l’uomo nei vangeli, lo sappiamo, è il male che volontariamente si fa agli altri.

Ma continua qui l’apostolo Paolo, dice “predestinandoci” - c’è quindi una predestinazione - “ad essere suoi figli adottivi”. L’adozione alla quale si riferisce Paolo non è l’istituto che noi conosciamo, l’accoglienza in seno alla famiglia per amore di un bambino, no; si rifà a un’istituzione giuridica in voga a quel tempo, con la quale il regnante non lasciava mai il proprio regno in eredità a uno dei figli, ma sceglieva tra i propri ufficiali, tra i propri generali, colui che pensava avesse la capacità di portare avanti il suo regno e lo adottava come figlio.

Quindi era il gesto con il quale normalmente l’imperatore sceglieva qualcuno che portasse avanti il suo impero. Abbiamo, per esempio, nella storia imperatori come Traiano, come Adriano, come Marco Aurelio che sono stati tutti adottati dall’imperatore precedente.

Allora cosa significa questa adozione a figli adottivi? Che Dio, il creatore, ha tanta stima in ognuno di noi, si fida tanto di ognuno di noi che ci crede capaci di collaborare alla sua azione creatrice. Per Gesù Dio non ha creato il mondo, Dio lo crea e ha bisogno di ognuno di noi per continuare a creare questo mondo. Allora il brano del vangelo e l’augurio che ci facciamo in questo inizio dell’anno è di comprendere, accogliere questo progetto di un Dio che ci ha creati per creare, siamo vivi per vivificare gli altri e poi amiamo per rendere gli altri capaci di accogliere l’amore.

* Padre Alberto Maggi, OSM, Centro Studi Biblici G. Vannucci, a Montefano (Mc).

Ultima modifica il Domenica, 05 Gennaio 2025 22:47

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