Il Consiglio elettorale nazionale (Cne), organo presieduto da un alleato del presidente del Paese, ha riferito che Nicolás Maduro ha vinto le elezioni tenutesi domenica, 28 luglio, ed è stato rieletto con il 51,2 per cento dei voti, contro il 44 per cento del suo avversario, Edmundo González. L'opposizione, tuttavia, contesta i risultati, denuncia i brogli e sostiene che González ha vinto con il 70 per cento.
I Paesi latinoamericani annunciano una riunione di emergenza dell'OSA (Organizzazione degli Stati Americani), mentre Stati Uniti e UE chiedono i tabulati dei voti per il sospetto che i voti non rispecchino la vera volontà del popolo venezuelano. Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha chiesto un incontro con il Presidente Luiz Inácio Lula da Silva per discutere sull’elezioni in Venezuela.
Una vittoria e una rielezione contestate, quelle di Nicolás Maduro, al terzo mandato consecutivo della presidenza del Venezuela, secondo i dati comunicati dal Consiglio elettorale nazionale (Cne), ha ottenuto il 51,2 % dei voti. Immediata la reazione dell’opposizione, che confidava di porre fine a 25 anni di governo chavista, e che ha denunciato irregolarità e intimidazioni. La leader dell’opposizione, María Corina Machado, interdetta a ricoprire incarichi pubblici e politici per i prossimi 15 anni, afferma che il proprio candidato, Edmundo González Urrutia, accreditato ufficialmente al 44,02 per cento, ha in realtà ottenuto il 70 per cento delle preferenze.
Manifestazioni
Lunedì, 29 luglio, i manifestanti anti-Maduro sono scesi in piazza per protestare contro i risultati delle elezioni. Decine di persone sono state arrestate nelle ultime ore per aver partecipato ad azioni "criminali" e "terroristiche" in Venezuela, ha dichiarato il presidente Nicolas Maduro, che ha attribuito la responsabilità di questi eventi al maggior partito di opposizione.
Per questo, Maduro ha annunciato la sospensione temporanea dei voli commerciali tra il Venezuela e Panama e la Repubblica Dominicana a partire dalla serata di mercoledì. Lo rende noto l'Istituto nazionale venezuelano di aeronautica civile, indicando che la decisione è stata presa contro "l'ingerenza di questi Paesi nella sovranità venezuelana".
Espulsione del corpo diplomatico di sette Paesi
Sempre nella giornata di lunedì 29 luglio, il governo di Nicolás Maduro ha espulso l'intero corpo diplomatico di sette Paesi: Argentina, Cile, Costa Rica, Perù, Panama, Repubblica Dominicana e Uruguay.
La lettera di espulsione è stata pubblicata dal ministro degli Esteri venezuelano, Yván Gil Pinto. Egli afferma che il Paese “rifiuta le azioni e le dichiarazioni di un gruppo di governi di destra, subordinati a Washington e apertamente impegnati nelle sordide ideologie del fascismo internazionale” e che questo gruppo vuole ignorare il risultato delle elezioni tenutesi domenica, 28 luglio.
Finora, tra i paesi che hanno contestato i risultati elettorali ci sono Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Spagna, Italia, Ecuador, Perù, Colombia, Guatemala e Portogallo.
Invece, tra i Paesi che si sono congratulati con Nicolás Maduro per il risultato elettorale figurano Russia, Cina, Iran, Honduras, Bolivia, Qatar, Cuba e Nicaragua.
Considerato un attore chiave nel processo di monitoraggio delle elezioni, il Brasile farà una dichiarazione ufficiale in una nota congiunta con Messico e Colombia. Il governo brasiliano ha difeso la divulgazione dei dati suddivisi per seggio elettorale come “un passo indispensabile per la trasparenza, la credibilità e la legittimità dei risultati elettorali”. Se i verbali elettorali non saranno resi noti, il governo brasiliano si troverà di fronte a un “impasse” per decidere se riconoscere o meno l'elezione di Maduro.
L'opposizione ha accusato l'ente elettorale nazionale di aver nascosto i verbali per truccare i risultati delle elezioni. Il gruppo di opposizione, che si è riunito intorno alla candidatura di Edmundo González, ha sostenuto che gli exit poll hanno mostrato che González ha battuto Maduro in maniera netta.
I Paesi latino americani chiedono una riunione urgente
Richieste di trasparenza sui risultati elettorali sono pervenute anche da molti altri leader di Paesi latinoamericani, dal Cile all’Argentina al Costa Rica, con il Perú che ha richiamato il proprio ambasciatore da Caracas. Nove i Paesi del centro e sud America che, in una dichiarazione congiunta, hanno espresso la loro profonda preoccupazione per lo svolgimento delle elezioni presidenziali in Venezuela, e chiesto una revisione completa dei risultati elettorali nonché una riunione urgente dell'Organizzazione degli Stati Americani.
Le reazioni di Usa e Unione Europea
“Serie preoccupazioni” che il risultato annunciato non rifletta la volontà del popolo venezuelano sono state manifestate anche per gli Stati Uniti, nelle parole del segretario di Stato, Antony Blinken e del portavoce della sicurezza nazionale americana John Kirby, che ha chiesto al governo di Caracas di diffondere i tabulati delle elezioni. Un aspetto messo in risalto anche dall’Alto rappresentante dell’Unione europea per la politica estera, Josep Borrell, che sui propri canali social ha chiesto che venga assicurata “piena trasparenza” sull’esito del voto: “Il conteggio dettagliato dei voti" e "l’accesso" ai registri elettorali dei seggi sono "di vitale importanza”, ha evidenziato.
Nota della Presidenza della Conferenza Episcopale Venezuelana
“Questo 28 luglio è stato caratterizzato dalla partecipazione massiccia, attiva e civica di tutti i venezuelani al processo elettorale. In questo modo abbiamo ratificato la nostra vocazione democratica.
Come pastori del Popolo di Dio, stiamo seguendo con attenzione lo sviluppo degli ultimi eventi e vogliamo esprimere a tutti la nostra vicinanza e la nostra disponibilità a fornire un accompagnamento pastorale in questi momenti di preoccupazione. Restiamo saldi nella speranza.
Le nostre riflessioni e le nostre giuste richieste devono essere fatte con gli atteggiamenti pacifici di rispetto e tolleranza che hanno prevalso finora. Uniamo la nostra voce a quella di tutti coloro che, all'interno e all'esterno del Venezuela, chiedono un processo di verifica dei registri di voto, a cui partecipino attivamente e pienamente tutti gli attori politici coinvolti”, dichiarano i vescovi.
L'Organizzazione degli Stati americani (OSA) ha dichiarato martedì (30) di non riconoscere il risultato delle elezioni presidenziali annunciato dalla giustizia elettorale venezuelana, che indica la vittoria del presidente del Paese, Nicolás Maduro. In un rapporto redatto dagli osservatori che hanno monitorato le elezioni, l'OSA afferma che ci sono prove che il governo di Maduro ha falsato il risultato.
I sospetti di brogli circondano ancora una volta le elezioni venezuelane, come nel 2018. L'organizzazione di queste elezioni presidenziali è stata concordata segretamente tra gli Stati Uniti e il chavismo in Qatar come un modo per riportare il Paese alla normalità democratica. In cambio della revoca delle sanzioni da parte di Washington e del rilascio di alcuni prigionieri, Maduro si è impegnato a organizzare elezioni libere e competitive alle quali l'opposizione avrebbe potuto partecipare in condizioni di parità.
* Segretariato per la Comunicazione IMC con informazioni dei media internazionali.