LEGGI
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia.
Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». (Mt 13,1-9)
RIFLETTI
La figura del seminatore richiama quella della Chiesa nel suo impegno di evangelizzazione: saper comunicare in maniera nuova la figura di Gesù e i valori del vangelo. La Chiesa deve distinguersi per l’autorevolezza del suo insegnamento, per la franchezza del suo dire e per la forza della sua azione. Oggi si necessita di evangelizzatori fiduciosi, solerti e infaticabili. Ogni comunità ecclesiale è sollecitata dalla parabola del seminatore a non svolgere un’azione di selezione circa le persone o contesti sociali dove annunciare il vangelo; è necessario avere larghezza di vedute e dedicarsi anche alle situazioni che sembrano impossibili per comunicare il vangelo. Ogni azione pastorale di evangelizzazione conosce un primo momento di effimero entusiasmo, al quale, però, può seguire una risposta di freddezza e opposizione. I vari tentativi della pastorale, paragonabili al triplice tentativo del seminatore, alla fine sono ricompensati dall’abbondanza del triplice frutto. Certamente la parola di Gesù germoglia e fruttifica in cuori disponibili alla sua azione, ma non bisogna desistere nello scuotere il torpore, l’indecisione e la durezza d’ascolto di molti credenti.
La parabola sul seminatore, riguarda ognuno di noi, le strade della nostra vita, la durezza del vivere quotidiano, le difficoltà e i momenti di docilità e che costituiscono il nostro paesaggio interiore. Siamo tutti, di volta in volta: strada, sassi, spine ma anche terra fertile e buona. Abbiamo bisogno di liberarci dalla tentazione delle potenze negative che tentano di annullare la forza della Parola; fortificare la nostra volontà quando emozioni fuggevoli e l’incostanza rendono meno efficace la seduzione della Parola.
Conserviamo la gioia che l’incontro con la Parola sa generare nel nostro cuore. Vinciamo le resistenze che poniamo alla Parola quando sopraggiungono le preoccupazioni del mondo. Trasformiamo la nostra vita in terreno buono che ci fa capaci di essere accoglienti e di rendere il nostro servizio alla Parola.
DOMANDE
La parabola cosa può dire alla Chiesa oggi? Quale terreno presenta la nostra comunità ecclesiale?
A livello personale quale disponibilità interiore e comprensione manifestiamo davanti all’ascolto della Parola?
PREGA
Tu visiti la terra e la disseti:
la ricolmi di ricchezze.
Il fiume di Dio è gonfio di acque;
tu fai crescere il frumento per gli uomini.
Così prepari la terra: ne irrighi i solchi,
ne spiani le zolle, la bagni con le piogge
e benedici i suoi germogli.
Coroni l’anno con i tuoi benefici,
al tuo passaggio stilla l’abbondanza.
Stillano i pascoli del deserto
e le colline si cingono di esultanza.
I prati si coprono di greggi,
le valli si ammantano di grano;
tutto canta e grida di gioia. (Salmo 64)