Atti degli apostoli (5). L’evangelizzazione nelle case

Atti degli apostoli (5). L’evangelizzazione nelle case Foto Angelo Casadei
Pubblicato in Preghiera missionaria
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Il giorno seguente partì con loro e alcuni fratelli di Giaffa lo accompagnarono. Il giorno dopo arrivò a Cesarèa. Cornelio stava ad aspettarli con i parenti e gli amici intimi che aveva invitato. Mentre Pietro stava per entrare, Cornelio gli andò incontro e si gettò ai suoi piedi per rendergli omaggio. Ma Pietro lo rialzò, dicendo: «Àlzati: anche io sono un uomo!». Poi, continuando a conversare con lui, entrò, trovò riunite molte persone e disse loro: «Voi sapete che a un Giudeo non è lecito aver contatti o recarsi da stranieri; ma Dio mi ha mostrato che non si deve chiamare profano o impuro nessun uomo. Per questo, quando mi avete mandato a chiamare, sono venuto senza esitare. Vi chiedo dunque per quale ragione mi avete mandato a chiamare». Cornelio allora rispose: «Quattro giorni or sono, verso quest'ora, stavo facendo la preghiera delle tre del pomeriggio nella mia casa, quando mi si presentò un uomo in splendida veste e mi disse: «Cornelio, la tua preghiera è stata esaudita e Dio si è ricordato delle tue elemosine. Manda dunque qualcuno a Giaffa e fa' venire Simone, detto Pietro; egli è ospite nella casa di Simone, il conciatore di pelli, vicino al mare». Subito ho mandato a chiamarti e tu hai fatto una cosa buona a venire. Ora dunque tutti noi siamo qui riuniti, al cospetto di Dio, per ascoltare tutto ciò che dal Signore ti è stato ordinato». Pietro allora prese la parola e disse: «In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenza di persone, ma accoglie chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque nazione appartenga. Questa è la Parola che egli ha inviato ai figli d'Israele, annunciando la pace per mezzo di Gesù Cristo: questi è il Signore di tutti.

Pietro stava ancora dicendo queste cose, quando lo Spirito Santo discese sopra tutti coloro che ascoltavano la Parola. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, si stupirono che anche sui pagani si fosse effuso il dono dello Spirito Santo; li sentivano infatti parlare in altre lingue e glorificare Dio. Allora Pietro disse: «Chi può impedire che siano battezzati nell'acqua questi che hanno ricevuto, come noi, lo Spirito Santo?». E ordinò che fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo. Quindi lo pregarono di fermarsi alcuni giorni. (Atti 10, 23-36.44-48)

RIFLETTI

Nel libro degli Atti scopriamo l'audacia e la creatività dei primi cristiani nel testimoniare la loro fede. Li troviamo diffondere la Buona Novella di Gesù, morto e risorto, ovunque qualcuno potesse ascoltarli: per strada (At 2,14), alla porta del tempio (At 3,11), pellegrinando di luogo in luogo (Atti 8,4). Lo facevano quando erano in cammino (Atti 8,27), nella sinagoga e in piazza (Atti 17,17), nei pressi di un fiume dove la gente si riuniva in preghiera (Atti 16,13); approfittando anche di situazioni avverse come la prigione (At 4,8; 16,23; 21,40).

Paolo era solito rivolgersi alle persone prima di tutto nelle sinagoghe (Atti 9,20; 13,5.14; 17,1.10; 19,8), consapevole di essere stato mandato a predicare prima ai Giudei. Ma annunciò anche Gesù risorto in ambienti pagani, come attesta il discorso all'Areopago di Atene (17,22ss). L'Areopago era di solito la piazza pubblica, dove venivano giudicati i delitti e si interpretavano le leggi. Era anche usato da filosofi e predicatori itineranti per esporre le loro dottrine. Ora, il principale luogo di incontro e di evangelizzazione, e la principale piattaforma di evangelizzazione delle prime comunità cristiane, specialmente delle comunità lucane, era la casa.

L’evangelizzazione nelle case 

La casa, intesa nel suo doppio senso di abitazione e famiglia, ebbe un'enorme importanza tra i primi cristiani. Le prime comunità sono state chiamate "chiese domestiche", perché era una delle loro forme di organizzazione più peculiari fin dall’inizio.

Le riunioni domestiche resero i primi cristiani consapevoli della loro identità e della loro differenza dall'ebraismo. Le case permettevano la vita comunitaria, erano piattaforme missionarie, luogo di accoglienza per predicatori itineranti, sostegno economico del nascente cristianesimo. Hanno reso possibili relazioni interpersonali basate sulla fraternità, sulla comunicazione della fede e sulla partecipazione reale di tutti i membri. Nel suo spazio si annunciava e si ascoltava la Parola, si faceva la frazione del pane, si pregava e si condividevano i beni (At 1,13; 2,42).

Le case come luoghi di incontro appaiono frequentemente nel Nuovo Testamento: di Paolo si dice che abbia "predicato e insegnato in pubblico e nelle case" (Atti 20,20). E ripetutamente, dopo l'annuncio della Buona Novella, appare la formula della conversione al cristianesimo del destinatario dell’annuncio e tutta la sua famiglia. Come per esempio Lidia che dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, ci invitò dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». (Atti 16,15). Si capisce meglio questa conversione di tutta la casa se teniamo conto che a quel tempo tutti i membri della famiglia erano sotto l'autorità del capofamiglia, in modo che se questo si convertiva al cristianesimo, tutti i suoi famigliari facevano il passo con lui. Questo è ciò che accadde al carceriere di Paolo e Sila a Filippi, che “subito fu battezzato con tutti i suoi” (At 16,33). 

Nelle Lettere del Nuovo Testamento, i capi o i membri di spicco delle comunità sono spesso salutati: in Rm 16,14-15, Paolo saluta due chiese domestiche. In Colossesi, Ninfa è salutata "e la chiesa della sua casa". La seconda Lettera di Giovanni è indirizzata alla "signora eletta e ai suoi figli" (2 Gv 1,1), ricordando con questa immagine l'ambiente familiare. 

Recuperare la creatività dei primi cristiani

Possiamo dire, allora, che i primi cristiani "andavano dappertutto ad annunciare il messaggio" (At 8,4) a coloro che erano dentro e fuori, facendo di ogni luogo uno spazio adatto per l'annuncio della Buona Novella. Questo dovrebbe farci riflettere sui nostri luoghi di evangelizzazione oggi, perché forse sono stati ridotti a chiese, o al massimo, a incontri puntuali e funzionali nelle sale parrocchiali. Forse abbiamo perso l'audacia e la creatività dei primi cristiani nell'annunciare, ma soprattutto stiamo imbavagliando il Vangelo e impedendogli di raggiungere tutti, quelli di fuori e quelli di dentro.

Dio non fa preferenze di persone. 

È una realtà che non sempre appare chiaramente ed è anche una realtà che non sempre è gradita a tutti. Eppure è certo che “Dio non fa preferenze di persone”, pur amando tutti in un modo unico, in un modo personale, e dando a ciascuno una grazia, una chiamata unica e speciale, per cui ciascuno è insostituibile nella sua missione, ciascuno ha un posto che nessun altro può occupare.

Certo la precisazione “a qualunque nazione appartenga” non suonava bene alle orecchie dei Giudei, non era gradita a chi si riteneva preferito e viveva questa predilezione escludendo nel proprio cuore gli altri dalla benevolenza di Dio. Neppure noi abbiamo del tutto superato questa discriminazione quando facciamo ragionamenti basati sul senso di giustizia umana, mentre la giustizia di Dio è desiderio di salvare a ogni costo tutti, è sovrabbondanza di amore e di misericordia dove c’è più miseria, suscitando così meraviglie là dove sembra che non vi sia nessuna possibilità di riuscita nel bene.

La Chiesa ora non solo cammina, ma si estende a tutti gli uomini, e riceve il carattere universale. All’inizio era più particolareggiata, ora si apre, ed è lo Spirito Santo che le apre la via, che spinge a uscire dal particolarismo e dal nazionalismo. Dio infatti ha mandato per tutti il suo Figlio come Salvatore. Noi stiamo sempre camminando verso una comprensione più completa del disegno di Dio, e di giorno in giorno, di ora in ora possiamo sperimentare che il Signore ci apre davanti un orizzonte più largo.

Quindi, non dobbiamo mai fossilizzarci nei nostri schemi, nel pensare di sapere già, di capire già tutto, ma sempre rimanere nell’attesa di scoprire di più e di comprendere meglio per grazia di Dio. E questo avverrà non contando sulla nostra intelligenza, che non arriverà mai a conoscere il mistero di Dio, ma con l’intelligenza che viene dall’alto, dono dello Spirito Santo che è dato agli umili, a quelli che sanno di non sapere. (Anna Maria Canopi, La loro voce percorre la terra. Lectio divina sugli Atti degli Apostoli, 2022)

DOMANDE

Possiamo recuperare la casa, la nostra casa, le nostre case, come spazio di evangelizzazione? Come?

I primi cristiani erano molto creativi al momento di scegliere l’occasione per l’annuncio della buona notizia e hanno saputo superare non poche barriere. Potremmo magari anche noi recuperare questa creatività? Con che attività? in che modo? con che impegno?

PREGA

Signore Gesù, per mezzo dei tuoi inviati continui a recarci il lieto annunzio della tua salvezza.

Donaci la luce dello Spirito per discernere quello che è bene e cooperare alla diffusione del Vangelo in mezzo a tutti gli uomini.

Fa' che anche per la nostra testimonianza tutte le genti conoscano il tuo Nome e aderiscano a te con purezza di fede e con slancio d'amore senza frontiere, fino a fare di tutti gli abitanti della terra l'unica e santa famiglia di Dio. Amen.

20230530PreghieraB

Ultima modifica il Martedì, 30 Maggio 2023 20:55

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