Atti degli apostoli (4). I discorsi del libro degli Atti degli Apostoli

Atti degli apostoli (4). I discorsi del libro degli Atti degli Apostoli Foto Angelo Casadei
Published in Preghiera missionaria
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Da Mileto mandò a chiamare a Èfeso gli anziani della Chiesa. Quando essi giunsero presso di lui, disse loro: «Voi sapete come mi sono comportato con voi per tutto questo tempo, fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei; non mi sono mai tirato indietro da ciò che poteva essere utile, al fine di predicare a voi e di istruirvi, in pubblico e nelle case, testimoniando a Giudei e Greci la conversione a Dio e la fede nel Signore nostro Gesù. Ed ecco, dunque, costretto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme, senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo, di città in città, mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni. Non ritengo in nessun modo preziosa la mia vita, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore Gesù, di dare testimonianza al vangelo della grazia di Dio. E ora, ecco, io so che non vedrete più il mio volto, voi tutti tra i quali sono passato annunciando il Regno. Per questo attesto solennemente oggi, davanti a voi, che io sono innocente del sangue di tutti, perché non mi sono sottratto al dovere di annunciarvi tutta la volontà di Dio. Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti come custodi per essere pastori della Chiesa di Dio, che si è acquistata con il sangue del proprio Figlio. Io so che dopo la mia partenza verranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il gregge; perfino in mezzo a voi sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse, per attirare i discepoli dietro di sé. Per questo vigilate, ricordando che per tre anni, notte e giorno, io non ho cessato, tra le lacrime, di ammonire ciascuno di voi. E ora vi affido a Dio e alla parola della sua grazia, che ha la potenza di edificare e di concedere l’eredità fra tutti quelli che da lui sono santificati. Non ho desiderato né argento né oro né il vestito di nessuno. Voi sapete che alle necessità mie e di quelli che erano con me hanno provveduto queste mie mani. In tutte le maniere vi ho mostrato che i deboli si devono soccorrere lavorando così, ricordando le parole del Signore Gesù, che disse: “Si è più beati nel dare che nel ricevere!”». Dopo aver detto questo, si inginocchiò con tutti loro e pregò. Tutti scoppiarono in pianto e, gettandosi al collo di Paolo, lo baciavano, addolorati soprattutto perché aveva detto che non avrebbero più rivisto il suo volto. E lo accompagnarono fino alla nave. (Atti 20,18-38. Discorso di Paolo ai Presbiteri di Mileto)

RIFLETTI

Il discorso con il quale oggi facciamo la nostra preghiera ha come destinatari i presbiteri di Efeso che Paolo incontra a Mileto prima di partire per il suo ultimo e definitivo viaggio. Si tratta di un discorso di congedo (un testamento spirituale!) un genere relativamente comune nell’Antico Testamento ma non nel Nuovo che ne conserva solo due che per questo motivo sono particolarmente importanti: quello di Gesù (Gv 14-17) e questo di Paolo (At 20). 

Questo discorso, che ha come destinatari i presbiteri della comunità cristiana, è di fatto unico nel libro degli Atti, molto più comuni i discorsi Kergmatici che hanno come destinatari o una comunità ebraica o una comunità di origine greco-romano (pagani). 

I discorsi hanno una grande importanza negli Atti. Insieme costituiscono un terzo del libro. 

Sono inseriti in momenti importanti della narrazione: dopo la venuta dello Spirito Santo sugli apostoli a Pentecoste (At 2,14-39); dopo la guarigione del paralitico nel Tempio di Gerusalemme (At 3,12-26); dopo gli interrogatori del Sinedrio (At 4,8-12 e At 5,29-32); nell'incontro tra Pietro e Cornelio (At 10,34-43). 

Luca ha avuto la capacità di intrecciare questi discorsi con gli eventi che narra, ma se li guardiamo più da vicino scopriremo che parlano tutti della stessa cosa, e lo fanno anche con parole molto simili. Ciò suggerisce che Luca ha ripreso in essi il contenuto fondamentale dell'annuncio cristiano.

Qui si vede tutto il cuore di Paolo, che per tre anni è stato nell'Asia Minore per esortare, predicare, cercando di strappare il numero più grande possibile di persone dal male, da situazioni di peccato e di errore, lavorando con le sue mani per non essere di peso a nessuno, perché il Vangelo va dato gratuitamente, perché è un'opera di amore che deve essere donata nella gratuità. Egli stesso ha dato a tutti l'esempio, ha insegnato ad ascoltare la Parola del Signore e viverla, facendosi carico dei fratelli con quell'amore che Cristo ci ha comandato di avere, per crescere nella carità, Allora la vita si rigenera continuamente, non invecchia, non appassisce.

E ora che Paolo deve partire, che cosa fa? Prega e affida i suoi uditori alla grazia del Signore. Raccomanda allora a quelli che egli ha evangelizzato di vegliare e di confidare nella presenza dello Spirito, che il Signore ha già inviato e continuerà a mandare. Tutta la sua vita è stata spesa per il Signore, e per questo esorta anche loro a fare altrettanto, a consumarsi per il Signore, a non lasciarsi mai attirare dalla cupidigia delle cose di questo mondo; soprattutto li invita a essere generosi non tanto nel donare qualcosa ma nel donarsi, perché vi è più gioia nel dare la vita che nel risparmiarla egoisticamente. Li invita a essere gratuiti, generosi, a fare tutto con spirito di amore ricordando le parole di Gesù: «Si è più beati nel dare che nel ricevere». Questo detto di Gesù, assente nei Vangeli ma riportato da Paolo in questo discorso è un gioiello da tenere sempre nel cuore, una sentenza che può guidare tutta la nostra esistenza, per deciderci sempre ad allontanare l'egoismo e a far trionfare soltanto la carità e l'amore gratuito. 

Il saluto finale è veramente commovente: tutti infatti sanno che Paolo va dove lo Spirito lo sospinge e hanno quindi il presentimento che non lo vedranno davvero più; lo salutano perciò piangendo e baciandolo. Poi «lo accompagnarono fino alla nave», che lo condurrà ancora ad annunziare Gesù con il coraggio che gli dà lo Spirito Santo. È una bellissima scena dove si vede che l'amore di Cristo, che ha riempito e infuocato il cuore dl Paolo, è come un fuoco che ha incendiato anche il cuore dl questi cristiani di Efeso, è un fuoco che divampa crescendo, e non si estingue, perché è il fuoco dello Spirito Santo e viene sempre ravvivato.

Troviamo quindi in questa scena una testimonianza della grande umanità di Paolo e della vita del cristiano, che se ama il Signore veramente, ama teneramente anche i fratelli. Volersi bene nel Signore procura anche quelle sofferenze che sono umane: quando qualcuno soffre, quando qualcuno parte, quando si saluta qualcuno e si sa che non lo si rivedrà più, certo ci si commuove, si soffre, ma è una sofferenza dolce e buona, è una sofferenza di amore che fa crescere sempre di più nella comunione. 

La Chiesa diventa dunque la dispensatrice dell'amore che ha ricevuto da Gesù, amore che Gesù ha portato nel seno del Padre e che ha effuso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo. Se viviamo immersi nell'amore, come possiamo allora non essere benevoli gli uni verso gli altri? Questa realtà meravigliosa che abbiamo dentro trasfigura tutto: soffrire per il Signore e per i fratelli, donare noi stessi insieme al Signore Gesù per la salvezza del mondo è già motivo di gioia. (Anna Maria Canopi, La loro voce percorre la terra. Lectio divina sugli Atti degli Apostoli, 2022)

MEDITAZIONE

Paolo è stanco e già anziano, ha il presentimento di essere vicino alla fine e allora nei luoghi in cui passa parla con accenti di addio, di congedo, parla come uno che lascia un testamento, un po' come Gesù nei suoi ultimi discorsi in cui si rivolge ai suoi discepoli.

Paolo ha sempre come imminente il senso della morte perché è sempre perseguitato ovunque vada. Questo però non impaurisce Paolo, non lo arresta, ed egli continua il suo cammino disposto a soffrire per il Signore. Solo questo interessa a Paolo: rendere testimonianza al messaggio della grazia di Dio fino alla fine. Non basta infatti correre un po', bisogna proseguire fino alla meta senza fermarsi per timore di quello che sarà dopo (cf. 1 Cor 9,19-27). 

Al principio di questo commuovente discorso il saluto più umano e toccante: «Ora so che non vedrete più il mio volto...». C'è nel cuore di Paolo una carità ardente che è lo Spirito Santo, l'amore divino, ma c'è anche quei sentire umano che è la potenzialità dell'affetto del cuore umano trasfigurata dalla carità divina; quindi chi ama veramente Dio, ama i fratelli anche con quel cuore umano con cui Cristo stesso è venuto ad amarci. E tuttavia si tratta di un amore sempre oblativo, non possessivo, che non cerca per sé, ma è sempre generoso, sa dare la vita.

Perciò Paolo, salutando questi anziani della Chiesa dell'Asia minore, raccomanda loro di custodire il gregge loro affidato. Come Cristo ha versato il suo sangue per il gregge, così coloro che sono i suoi servi e che continuano la sua missione devono essere disposti a dare a loro volta la vita. Il gregge è tutta l'umanità, e tutti i nostri fratelli sparsi nel mondo sono il nostro gregge su cui dobbiamo vegliare come custodi, pregando perché siano preservati dal maligno e dalla caduta. 

Non mancano in tutto il mondo e all'interno della Chiesa le insidie del maligno. Sempre quindi dobbiamo vigilare e pregare per non cadere in tentazione. E la tentazione da vincere ogni giorno è soprattutto quella di mancare di fede e di fiducia nel Signore nei momenti di prova. Paolo non nasconde che perfino in mezzo a loro sorgeranno alcuni a parlare di cose perverse. Questa consapevolezza è ancora più dolorosa: i nemici si trovano non solo tra coloro che dall'esterno pongono ostacoli alla comunità dei fedeli, ma anche all'interno, perché anche lì il nemico si nasconde per colpire più indisturbato. E allora ancora Paolo nuovamente li esorta a vigilare e cioè a pregare, a rimanere fedeli e attaccati al Signore ricordando il suo esempio. Anche dentro la stessa comunità sorgeranno dei falsi fratelli, dei falsi profeti, dei falsi apostoli; questa triste realtà purtroppo permane, perciò per mantenersi fedeli al Signore bisogna sempre combattere contro il nemico subdolo e insidioso, contro il padre della menzogna che cerca di presentarsi come luminoso per trarre in inganno, mentre è il principe delle tenebre. 

DOMANDE

Che atteggiamenti o sottolineature pastorali percepiamo in tutto questo discorso? Che cosa possono insegnare nella nostra comunità cristiana? 

Quali sono le maggiori tentazioni che dobbiamo sopportare nella nostra comunità cristiana? Quali sono quelle che vengono da fuori e quali sono quelle che vengono da dentro?

Esiste amore nelle relazioni della nostra comunità cristiana? Esistono lacrime e sofferenza?

PREGA

Chiamaci ancora, Signore, e fa' che possiamo ogni giorno trovarci disposti a camminare con te, e come te pensare, sentire e agire, lasciandoci alle spalle tutto quello che siamo o crediamo di essere, tutto quello che sappiamo e possediamo.

20230523PMdiscorsi2

Last modified on Friday, 26 May 2023 14:33

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