Generare una nuova umanità

Generare una nuova umanità Foto SozziJA
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La Settimana dei Popoli Indigeni che ogni anno si celebra nel mese di aprile deve essere per noi chiesa una occasione per vivere con intensità e aiutarci a valorizzare la grande pluralità di culture e volti nei quali scopriamo la bellezza dal progetto di un Dio Creatore e Padre.

La saggezza ancestrale dei popoli nativi, la loro esperienza di vita, la loro cultura e il legame con gli elementi della natura sono un modo originale di sentire, comprendere e vivere il rapporto con il cosmico, l'umano e lo spirituale. Offre un'alternativa viabile alla società dei consumi che sta distruggendo la nostra cassa comune.

Nei suoi numerosi incontri con le comunità native del continente americano anche papa Francesco ha ammesso che "voi avete molto da insegnarci. I vostri popoli, come hanno riconosciuto i vescovi dell'America Latina, sanno come relazionarsi armoniosamente con la natura, che rispettano come fonte di cibo, casa comune e altare della condivisione umana". (Cfr. Aparecida, 472). Roxana Alfieri in Vida nueva digital (Argentina)

LEGGI

E se chiamate Padre colui che, senza fare preferenze, giudica ciascuno secondo le proprie opere, comportatevi con timore di Dio nel tempo in cui vivete quaggiù come stranieri. Voi sapete che non a prezzo di cose effimere, come argento e oro, foste liberati dalla vostra vuota condotta, ereditata dai padri, ma con il sangue prezioso di Cristo, agnello senza difetti e senza macchia. Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma negli ultimi tempi si è manifestato per voi; e voi per opera sua credete in Dio, che lo ha risuscitato dai morti e gli ha dato gloria, in modo che la vostra fede e la vostra speranza siano rivolte a Dio. (1 Pt 1,17-21)

RIFLETTI

Anche se siamo i più vulnerabili, abbiamo una saggezza e un potere nelle nostre mani, il potere della vita, il potere di quel progetto che viene dai nostri antenati, ma che viene, alla fine, anche da Dio. Ecco perché questo è un tempo di grazia, un tempo di “kairos” e, come dicono i nostri popoli, un tempo di “pachakuti”, di profondo rinnovamento e da lì possiamo fare appello al resto dell'umanità. Anche se questa situazione non l’abbiamo creata noi stessi, noi abbiamo qualcosa da contribuire, non per salvare noi stessi, ma per salvare tutta l'umanità, per salvare la Madre Terra.

Questo è il momento, quindi, di generare e far nascere il nuovo sole, la nuova terra, il nuovo cielo, la nuova umanità. In questo siamo d'accordo con l'approccio di Gesù. I nostri antenati parlavano della terra fiorita, piena di vita e di bellezza, la terra del nostro sostentamento, la terra che ci nutre, la terra che ci dà la vita come espressione della presenza amorevole di Dio.

È il tempo del Sumak Kawsay, come dicono gli andini, della vita e della convivenza buona tra di noi e con gli altri elementi della terra. Come dicono i popoli Guaraní è giunto il tempo della terra “senza mali”.

Questi ideali, che i nostri antenati hanno sognato e in gran parte vissuto e che continuano a ispirare il nostro cammino, sono il nostro contributo e coincidono con le parole di Gesù: "Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza".

I popoli indigeni sono commossi da questa verità ancestrale dei nostri antenati: siamo tutti fratelli e sorelle, tutti gli esseri umani, di qualsiasi colore siamo; tutti siamo fatti della stessa matrice che è la terra. Questa ispirazione ci spinge verso la fratellanza universale –tutti i Popoli sono d'accordo su questo– e dobbiamo unirci per combattere e rendere effettiva questa armonia.

Come popoli indigeni abbiamo in noi veri semi di pace, amore e autentica fraternità. E abbiamo una parola che vogliamo dire a voce alta: “non vogliamo un progetto di morte ma vogliamo un progetto di vita”. (Padre Eleazar López Hernández, sacerdote indigeno zapoteco).

PREGA

Benedici Padre, con il tuo spirito, la nostra comunità umana. Accompagnaci in questo pellegrinaggio e in questo universo, creato dalle tue mani, all’incontro di tutti gli esseri viventi dei quali apprezziamo ogni loro particolare bellezza.

Crediamo che la fratellanza universale, rafforzata dalla Risurrezione di Cristo, apra i nostri cuori per abbattere le frontiere, le distanze e la diffidenza. Impegniamo i nostri cuori a prendersi cura gli uni degli altri e di tutti gli esseri che abitano la nostra casa comune. Dio, Padre e Madre, il suo Figlio risorto e il suo Spirito ci benedicano e ci rafforzino in questo cammino. Amen.

Ultima modifica il Mercoledì, 19 Aprile 2023 21:55
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