Nella frenetica corsa all'oro, sono le popolazioni indigene e la natura a pagarne il prezzo

Padre Bob Mulega pagaia sul fiume Catrimani. Padre Bob Mulega pagaia sul fiume Catrimani. Foto Archivio personale
Pubblicato in Notizie
Letto 1107 volte
Vota questo articolo
(1 Vota)

Con quasi 10 milioni di ettari, la riserva indigena dello stato del Roraima, con una popolazione di poco superiore ai 25 mila abitanti, sta vivendo una crisi senza precedenti, come ci raccontano quelle persone che da anni vivono e lavorano per la difesa dei diritti dei Popoli e della foresta pluviale che è la loro casa. In tutto questo dramma è molto evidente la colpevole negligenza dell'ultimo governo federale presieduto dal ex presidente Jair Bolsonaro (2019 al 2022).

L'estrazione dell'oro dal suolo o dai sedimenti dei corsi d'acqua, effettuata con tecniche manuali o con macchinari pesanti, è favorita da vere e proprie organizzazioni criminali ed è stata la causa principale della crisi umanitaria che ha svigorito le comunità Yanomami.

Uno studio condotto dalla University of South Alabama degli Stati Uniti rivela che la quasi totalità delle miniere illegali ( ben il 95%) si concentra in tre territori indigeni: Kayapó, Munduruku e Yanomami, che sono le zone più colpite da questa attività. 

Non è complicato capire che, se queste riserve sono abbandonate a se stesse, com’è successo in questi ultimi anni, si impone chi ha più risorse, appoggi e forze. 

L’abbondanza dei giacimenti di tutta la conca amazzonica ha quindi investito le popolazioni più deboli: favorita dai poteri economici, dalle élite locali e dall'aumento del prezzo dell'oro sul mercato internazionale l’estrazione illegale (garimpo) ha avuto la meglio. Grazie all’appoggio del precedente governo è stato perfino presentato in Parlamento un progetto di legge, poi dichiarato incostituzionale, per regolamentare e promuovere l'estrazione mineraria nei territori indigeni.

La strada di 10 km che conduce al territorio Yanomami appare oggi come una ferita aperta nel cuore della foresta. La deforestazione, l'inquinamento senza precedenti e gli enormi crateri aperti che squarciano la terra hanno conseguenze drastiche sulla vita, la cultura, la spiritualità e la salute fisica delle popolazioni autoctone. 

In un'intervista, padre Corrado Dalmonego IMC, che sta conducendo una ricerca di dottorato sull'impatto dell'attività estrattiva nel territorio indigena, ha dichiarato: "I centri sanitari hanno esaurito i medicinali di base come il diprone, il paracetamolo e i farmaci per il trattamento della malaria. Di conseguenza, più di 500 bambini sono morti per malattie curabili. A questo si aggiunge che il garimpo illegale non solo ha danneggiato la salute degli indigeni ma ha anche sconvolto la vita familiare, spingendo molte donne alla prostituzione o i giovani alla migrazione verso le periferie povere della città dove sono spesso vittime della tossicodipendenza e della miseria”.

Non c’è dubbio. Coloro che si addentrano nella foresta hanno atteggiamenti predatori nei confronti delle ricchezze naturali; i facili guadagni sono sempre realizzati a spese della vita della foresta e delle persone che la abitano e sanno vivere in armonia con essa. 

 

Le altre vittime

Per padre Bob Mulega, 34 anni, missionario della Consolata di origine ugandese e nel Catrimani dal 2019, anche le manovalanze minerarie sono a loro volta vittime di un sistema di sfruttamento: "noi sappiamo che nelle miniere le condizioni di vita sono terribili e coloro che vi lavorano sono i più poveri, senza terra e senza altre opportunità”. Gli fa eco Gilmara Fernandes, leader cattolica e membro del Consiglio indigeno missionario di Roraima (Cimi) che dice: "i veri responsabili della tragedia mineraria non sono coloro che stanno nelle miniere ma quelli che forniscono logistica, manutenzione, cibo e finanziamenti senza i quali il garimpo diventa una impresa impossibile. I lavoratori delle miniere sono solo la punta di un iceberg che va molto più in profondità; sono i poteri occulti, spesso vere e proprie imprese criminali sostenute da politici conniventi, quelle che devono essere ritenute responsabili e assicurate alla giustizia”.

Quando nel 1993, quasi trent’anni fa, è stata espulsa dalle terre indigene una prima ondata di garimpeiros questi hanno potuto diventare agricoltori, ottenendo l'accesso alla terra e partecipando a progetti di riforma agraria. Oggi è tutto più difficile continua Gilmara: “con l'arrivo della soia, il valore della terra è aumentato considerevolmente e la maggior parte della terra in Roraima è concentrata nelle mani di politici, uomini d'affari, grandi produttori di soia, e diventa impossibile comprarla. Come potranno questi lavoratori illegali mantenere le loro famiglie? Se il governo non pensa a soluzioni per loro... saranno probabilmente riciclati in altre attività illecite o in nuove frontiere del garimpo”.

20230214YanomamiB

Suor Mery Agnes, MC, visita una comunità Yanomami.

Dietro le quinte

I missionari della Consolata che vivono con gli Yanomami nella regione del Catrimani da più di 50 anni conoscono quello che le telecamere non possono vedere e ciò che si muove dietro le quinte. Per padre Mulega, gli Yanomami sono una società strutturata e fortemente ancorata alle loro credenze e alla loro forma di concepire la vita e la creazione. Tutto è ben costruito: l'ora di mangiare, le regole per vivere bene in società, la cura della natura, il posto delle donne e dei bambini, il ruolo degli uomini... questo mondo merita il massimo rispetto.

Il padre Mulega si appella alla società affinché non veda gli indigeni come dei poveri disgraziati ma come un popolo originario che condivide con tutti diritti, doveri, dignità e bisogni. "Non dimentichiamoci che loro sono persone degne, e non una popolazione che vive rinchiusa in una riserva ed è oggetto di studi. A loro bisogna offrire politiche di salute pubblica ed educazione basate sulla loro lingua. Difendere la selva è difenderne la vita, la casa e luogo sacro per tutti loro".

In questo contesto, appare fondamentale una conversione dello sguardo e del cuore che permette un incontro autentico con la popolazione indigena. Un rapporto di colonizzazione, da qualsiasi parte provenga –dal governo, dai proprietari terrieri o perfino da organizzazioni che sono al servizio delle comunità indigene–, non farà altro che aumentare i danni. Il genocidio e l'etnocidio, che oggi è alla luce del sole, continueranno.

* Rosinha Martins è Missionaria scalabriniana e giornalista. FONTE

Altro in questa categoria: La devozione ai piedi di Gesù »

Gli ultimi articoli

10 anni di vita della Repam

29-11-2023 Missione Oggi

10 anni di vita della Repam

La nostra risposta deve essere drastica, intensa e con l'impegno di tutti! (cfr. Laudato Si' 59). La Rete Ecclesiale Pan-Amazzonica (Repam)...

Leggi tutto

La “Travesía” della Pastorale Afro …

27-11-2023 Notizie

La “Travesía” della Pastorale Afro di Cali

“A nome della mia comunità, Robles, vi ringrazio per averci dato uno spazio così meraviglioso. Abbiamo imparato cose che non...

Leggi tutto

Tremila chilometri a sud della Frontiera

27-11-2023 I Nostri Missionari Dicono

Tremila chilometri a sud della Frontiera

In Messico siamo giunti 15 anni fa con un progetto che era nato come una apertura voluta dal continente America...

Leggi tutto

Domenica XXXIV del Tempo Ordinario (Anno…

22-11-2023 Domenica Missionaria

Domenica XXXIV del Tempo Ordinario (Anno A). Cristo Re

Ez 34,11-12.15-17;Sal 22;1Cor 15,20-26.28;Mt 25,31-46. Il testo del vangelo di oggi fa parte di un lungo discorso escatologico (24,1-25,46) pronunciato da...

Leggi tutto

La risurrezione di Lazzaro

20-11-2023 Preghiera missionaria

La risurrezione di Lazzaro

LEGGI Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betania distava da Gerusalemme meno di tre...

Leggi tutto

In Amazzonia la sinodalità si chiama Mi…

20-11-2023 Missione Oggi

In Amazzonia la sinodalità si chiama Minga

La parola Minga appartenente alle culture indigene andine ed indica una forma di azione collettiva che nasce dall'incontro di diversi...

Leggi tutto

E intanto a Castelnuovo Don Bosco

20-11-2023 I Nostri Missionari Dicono

E intanto a Castelnuovo Don Bosco

Nel pomeriggio di mercoledì 15 novembre, nel Municipio di Castelnuovo Don Bosco, si è tenuto il conferimento della cittadinanza onoraria...

Leggi tutto

VII Giornata mondiale dei poveri (19 nov…

18-11-2023 Notizie

VII Giornata mondiale dei poveri (19 novembre 2023)

«Non distogliere lo sguardo dal povero» (Tb 4,7) La Giornata Mondiale dei Poveri, segno fecondo della misericordia del Padre, giunge per...

Leggi tutto

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario (Ann…

14-11-2023 Domenica Missionaria

Domenica XXXIII del Tempo Ordinario (Anno A). Accogliere il dono di Dio

Pr 31,10-13.19-20.30-31;Sal 127;1Ts 5,1-6;Mt 25,14-30. La “Parabola dei Talenti” (Mt 25,14-30) fa parte del quinto discorso di Gesù nel vangelo di...

Leggi tutto

Articoli correlati

onlus

onlus