Abbiamo dialogato con Claudia Graciela Lancheros, missionaria della Consolata in Kazakistán da due anni, e ci ha parlato della sua esperienza in una terra dove i cattolici sono una minoranza che sarà visitata prossimamente da Papa Francesco.
Kazakistán perché?
Il carisma della comunità delle Missionarie della Consolata da sempre è l'annuncio ai non cristiani, e per questo abbiamo analizzato alcune possibili presenze di prima evangelizzazione in Asia dove la presenza cristiana è fortemente minoritaria. Abbiamo visto che una comunità in Kazakistan era in linea con il carisma e, quindi, la missione è stata aperta.
In questo paese, dove la presenza di cristiani è propio minima, una prima sfida è quella di mantenere l'identità, fare in modo che la gente ci sappia riconoscere come cristiani. In Kazakistán la religione più diffusa è l'islam e quidi diventa importante valorizzare piccoli spazi di dialogo che si sono concessi e permettono spiegare cosa significhi essere cristiani, cos'è la Chiesa cattolica, anche cosa significa la vocazione religiosa delle donne che si dedicano totalmente al servizio di Dio senza sposarsi né avere figli.
Con la nostra piccola comunità di missionarie viviamo a 40 chilometri dalla città di Almaty, in un ambiente rurale e fraterno. Devo riconoscere che i nostri vicini hanno compiuto bellissimi gesti di accoglienza: da quando ci hanno conosciute, non manca il saluto per strada, l’invito a prendere tè e, se c’era una festa, è condiviso anche un piatto del loro cibo. Quando gli anziani passano davanti al nostro orto ci danno qualche consiglio o raccontano una storia.
Ci hanno fatto sentire come in casa e abbiamo fatto la grata esperienza di vedere come qualsiasi famiglia, indipendentemente dalla religione, ci apriva le porte dell’accoglienza. In un’occasione mi sono trovata con un insegnante musulmano che mi ha detto che per loro ogni ospite è segnale della presenza di Dio. Stiamo quindi vivendo in modo concreto l’esperienza della fraternità, come invita a fare Papa Francesco nella sua enciclica Fratelli tutti.
Questi dialoghi ci fanno vedere davvero la presenza di Dio in mezzo alle genti: la gente, così paziente, semplice e disponibile, ci mostra un’autentico spirito di accoglienza, e il desiderio di una relazione autentica con noi.
Al momento, nella nostra missione, non stiamo facendo grandi cose. La nostra è una presenza umile e minuscola, in un piccolo villaggio, ma siamo qui per testimoniare la nostra fede. Le persone ci chiedono preghiere, anche quelle di altre religioni. Sanno che siamo qui per loro, per ricordarli e per unirci davanti a Dio.
Così la missione è andare a prendere il tè con i nostri vicini, ascoltarli, condividere la vita, condividere la fede, condividere ciò che accade nella nostra vita quotidiana. È una presenza di consolazione reciproca.
Suor Claudia visita una chiesa ortodossa con alcuni giovani
I kazaki si preparano ad accogliere Papa Francesco
In vista della visita pastorale che il Pontefice compirà dal 13 al 15 settembre, la piccola comunità cristiana kazaka è molto entusiasta. È una Chiesa che sta muovendo i primi passi: pregano sempre per il Santo Padre alla fine del rosario o quando celebrano l’eucaristia. Averlo fra di loro è un'occasione per far conoscere cos'è la Chiesa cattolica, spiegare chi è Papa Francesco e incoraggiare l’incontro. I nostri pochi cristiani conoscono i problemi di salute di Papa Francesco: la visita del vescovo di Roma la considerano un segno molto forte e un grande gesto d'amore.