A proposito di collaboratori del Fondatore, questa sera, noi vogliamo ricordare in modo speciale il canonico Giacomo Camisassa, che nella storia del nostro Istituto ha giocato un ruolo importantissimo. (...) Oggi, a 75 anni dalla sua morte, lo vogliamo ricordare principalmente per la sua esemplarità:
SPIRITO DI UMILTÀ. Giacomo Camisassa dicono i biografi - non ha accettato di essere vescovo nonostante ne avesse tutte le qualità, e preferì rimanere un amico fedele e un collaboratore assiduo dell’Allamano. Però, questo atteggiamento subalterno non gli era naturale. Di questo ne parla lui stesso nel suo “progetto personale di vita”, in cui riconosce di avere un carattere forte, un po’ imperioso, certamente non facile per tenere un ruolo di secondo. Eppure, vi si è adattato, l'ha accettato - non per un giorno - ma per tutta la sua vita. Tanto che l'Allamano diceva che «il Camisassa aveva l’arte di sapersi nascondere»
UNITÀ D'INTENTI. Un’altra dote di questo sacerdote era la capacità di rimanere in comunione, di ricercare con il suo amico, l’Allamano, l'unità d'intenti e ci riuscì. A conferma di questo, l'Allamano soleva dire: «Queste cose che io vi insegno, io le ho sperimentate, le ho vissute per tutta la vita». Aveva fatto questo, in particolar modo, con il Camisassa.
COMPLEMENTARITÀ. Questa è stata pure una caratteristica molto spiccata in loro due, riuscendo a realizzare opere grandi nella Chiesa. Però, anche qui, intesa e complementarità non erano un risultato di naturale attitudine. L'unità d'intento e la complementarità la cercavano e la costruivano nel dialogo. Si sa infatti che ogni giorno spendevano almeno due ore per scambiarsi idee, vagliare progetti, decidere assieme il da farsi. E di cose grandi ne hanno fatte! Alla morte del Camisassa il Fondatore poteva dire: «Eravamo un cuor solo e un'anima sola e questo per 42 anni»
RICERCA DELLA VOLONTÀ DI DIO. Sia l'Allamano, che il Camisassa non facevano nulla se non quando erano moralmente certi della “volontà di Dio”. A questo proposito, ricordiamo la risposta che diede il Fondatore al Prefetto di Propaganda Fide dopo aver ricevuto il via libera per l'apertura missionaria al Tanzania: «Per me, per noi [cioè per lui e per il Camisassa] e per il mio Istituto la sua è la voce di Dio». Infatti, era il Camisassa che metteva in bella copia le lettere da inviare a Roma.
LABORIOSITÀ. Il Camisassa aveva il dono della laboriosità al sommo grado. L'Allamano, nel giugno del 1922, due giorni prima che il Camisassa morisse, all'età di 68 anni, così disse di lui: «Ha sempre lavorato, è un uomo frusto, logoro dalla fatica come se avesse 90 anni. Il Signore lo ha sempre benedetto, riusciva in tutto, in tutto era primo». E, dopo la morte, si lasciò andare a questa confidenza: «È come se avessi perso le due braccia. Un tempo c'era lui; era tutto per me, e questo per 42 anni!»
L’Allamano e il Camisassa sono stati complementari l'uno all'altro. Ecco, quindi, un bel esempio per noi, per essere veramente una famiglia di consacrati per la missione e poter riuscire a fare opere grandi per il Signore e la sua Chiesa». (Nel 75 anniversario della morte. Da Casa Madre. Aprile 1997, pp. 5-6)
* Piero Trabucco è stato Superiore Generale dal 1993 fino al 2005