L’avventura di 50 anni di sacerdozio, (seconda parte)

Pubblicato in I missionari dicono
Dottorato in Teologia Biblica e Insegnamento al MIL

In prospettiva dei grandi sviluppi per la Teologia e nell’intento di avere un centro di cultura e di ricerca era necessario che gli insegnanti avessero il Dottorato nel loro campo. Per questo motivo, anche incoraggiato da altri padri già in possesso di Dottorato, decisi di chiedere ai Superiori Maggiori la possibilità di una Specializzazione in Teologia Biblica. 

Nel Luglio del 1987 lasciai Langata e raggiunsi Roma. La ricerca dell’Università e del Direttore di Tesi fu molto impegnativa. Provai alla Gregoriana, ma non vi trovai il professore che fosse disposto a seguire il mio campo di ricerca. Finalmente il Professor Tommaso Federici, ordinario di Teologia Biblica all’Urbaniana, accettò di seguire la mia ricerca. Mio interesse specifico era di lavorare sui Salmi come esperienza del popolo eletto accumulata nell’arco dei secoli. Una esperienza di Dio che Israele aveva sperimentato nel fluire della sua storia. Una esperienza di salvezza che diventa sempre un inno di lode e di ringraziamento all’indirizzo dell’autore della salvezza. 

Al termine dei tre anni il 27 Febbraio del 1990 difesi la mia tesi dal titolo: “La Teologia dell’esodo nei Salmi” e mi fu conferito il grado di summa cum laude con il voto di 29/82 su 30. Grande soddisfazione sia per il risultato sia per la pubblicazione integrale della Tesi con prefazione del Prof. Tommaso Federici. 

Tutti i Salmi sono una fonte inesauribile di sentimenti umani. Ci sono sentimenti di lode, ringraziamento, fiducia, tenerezza, gioia, amore o odio, desiderio o indifferenza, rabbia o mitezza, tristezza o allegria, compassione o crudeltà, invidia o ammirazione, dolore e sofferenze atroci, speranza o disperazione, benedizioni o maledizioni, paura o coraggio, gratitudine. E molti altri, secondo l'argomento del salmo che si sta pregando. Essi costituiscono la voce di tutta l'umanità. La nostra anima li raccoglie tutti e "lentamente l'anima del salmista diventa la nostra anima, la sua battaglia la nostra battaglia, la sua gioia la nostra gioia, il suo dolore il nostro dolore, la sua agonia la nostra agonia", e così via, in un ritmo eterno nel fluire di tutte le generazioni del passato e del futuro.

Per loro natura, questi sentimenti sono universali e non appartengono né al salmista, né ai salmi, né a noi. Sono i sentimenti dell'essere in quanto tale e devono essere pregati in questa luce. La persona che prega non è che la cassa di risonanza di tutti i sentimenti dell'umanità.

Nel frattempo l’allora P. Generale aveva ricevuto la richiesta dal Rettore della CUEA che mi invitava a unirmi al Corpo insegnante come professore di Sacra Scrittura. Senza neppure consultarmi egli aveva risposto che mi aveva già destinato al London Missionary Institute. Non avanzai obiezione alcuna e accettai senza risentimenti e senza commenti. 

Gli anni di insegnamento al MIL furono intensi e gratificanti, ma soprattutto mi resero indipendente nell’uso della lingua inglese, anche se rimane il fatto non è la mia madre lingua. Il rapporto con il corpo insegnante era buono. Nel contempo ero anche incaricato di tenere la contabilità sia della casa di Finchley che del Seminario di Totteridge Green. L’economia di Finchley era solida in quanto ricevevo una buona quantità di piccole donazioni che arrivavano a seguito di un “Rivistina” che inviavo ai nostri benefattori quattro volte l’anno. In più avevamo a disposizione anche le entrate degli affitti delle case di Brighton. 

Spesso sono rimasto solo nella casa di Finchley. Questo mi ha aiutato a enucleare una teologia della solitudine e a ripensare al valore cosmico dell’Eucaristia e della recita dell’ufficio. Il sacerdote si deve convincere che egli è la cassa di risonanza dell’umanità e deve dare voce a tutti gli esseri umani per indirizzare le loro voci verso il cuore del Padre attraverso il cuore di Cristo.

Visita ai Seminari maggiori e minori di Calabria e Sicilia

Dopo 13 anni di insegnamento e dopo la chiusura del MIL tornai in Italia e il mio ardente desiderio era di tornare in Kenya e offrire il mio insegnamento al Tangaza, dove avevo già insegnato nell’anno accademico 1986-87, prima di lasciare Nairobi per il Dottorato.

L’allora P. Generale non si oppose alla mia richiesta di tornare in Kenya, ma prima di ripartire per la missione mi chiese di far visita ai Seminari minori e maggiori della Calabria e della Sicilia. Questo perché il Dicastero delle missioni della Santa Sede richiede agli Istituti missionari italiani di visitare periodicamente i Seminari diocesani per un’animazione e una sensibilizzazione del problema dell’evangelizzazione. 

L’accoglienza fu eccellente dovunque e tutti erano disposti a darmi una mano. Dovunque trovai apertura e accoglienza oltre ogni mia aspettativa. Sia i Superiori che gli studenti erano aperti e desiderosi di conoscere meglio il mondo delle missioni. 

Devo riconoscere che l’Italia meridionale ha un cuore grande. I suoi giovani sono generosi e pronti a donare la loro vita al Signore. I miei incontri con loro prevedevano sempre un tempo per rispondere alle loro domande. La loro conoscenza delle missioni non era, certo, molto accurata, tuttavia mostravano il desiderio di essere edotti circa i veri problemi dell’evangelizzazione, dell’inculturazione e della interculturalità. Trovai le chiese della Calabria e Sicilia molto vive, ben organizzate e aperte a nuove sfide.

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Gli anni proficui dell’Insegnamento

Al termine di questo mio impegno, il 30 Dicembre del 2003 volai a Nairobi, dove incontrai la Direzione Generale in visita canonica alla Regione. Purtroppo devo dire che l’accoglienza fu molto fredda e, senza esagerare, potrei definirla ostile. 

Cercai di capirne il motivo. Ipotizzai che esso fosse nascosto negli anni 1982-87, il tempo trascorso nel Filosofico. A capo della Regione si trovavano persone che erano state con me in quel tempo, quando il mio gruppo sosteneva che il reclutamento doveva essere fatto con più oculatezza e adottare un tipo di formazione che fosse più consona con il carisma del Fondatore. Questo comportamento induceva “l’intellighenzia” ed anche gli alunni a tacciarci di “razzismo”. Quello che mi rattrista molto, anche a distanza di tanti anni, è il fatto che nel Filosofico regnava un’aura che oggi tutti riconoscono e definiscono di “cover up”. Quanti disastri ha causato questa attitudine alla Chiesa di Dio! Chi allora era in autorità faceva fatica ad affrontare la verità e a farla trionfare. Tempi duri. 

Il Padre Generale, che era presente in Kenya e che era venuto a conoscenza della situazione, mi propose di tornare in Italia. Al che io chiesi di aspettare a fine semestre in quanto dovevo onorare l’impegno preso con il Tangaza, nella speranza anche che le cose potessero cambiare. L’allora Regionale del Congo, P. Camerlengo, anche lui presente a Nairobi e venuto a sapere della cosa, mi offrì un posto nella sua Regione.

La mia permanenza in Casa Regionale si protrasse fino a Pasqua 2004, che in quell’anno cadde l’11 Aprile. Ricordo che poco prima della Settimana Santa fui convocato dal Superiore Regionale, P. Luigi Brambilla, nel suo ufficio, dove era ad aspettarmi anche un dei Consiglieri regionali, P. Franco Cellana. La scena si presentava solenne. Entrai in quell’ufficio senza timore e direi con una totale indifferenza di quanto potessero dirmi.

Con somma sorpresa, meraviglia, disappunto, sconcerto accolsi la proposta da parte del Superiore di andare all’Allamano come superiore della comunità dei professori. Pensai, ma non dissi: “Qui o sono pazzo io, o sono pazzi costoro”. Normale che pensassi così sulla scorta di come ero stato accolto al mio arrivo. Diventare superiore dei Professori mi apparve come un “volo pindarico”, incomprensibile. Ricordo che dissi solo: “Chiedete ai Padri, se sono d’accordo, io non ho problemi”.  I padri non si opposero.

Anche qui gli inizi non furono facili per il semplice motivo che la comunità dei professori andava riorganizzata. 

 Dal Gennaio 2004 alla fine di Giugno 2020 ho fatto parte del corpo insegnante del Tangaza, dove ho insegnato i Libri Sapienziali, Salmi, Letteratura Paolina, Luca e Atti, e la Letteratura Giovannea. Anni intensi e affascinanti, pieni di tanta soddisfazione. Inoltre ho anche insegnato per 4 anni sia alla CUEA sia ad Hekima come anche dai Salesiani. In 36 anni di insegnamento hanno  ascoltato la mia voce di insegnante più di 2.500 studenti che ora si trovano sparsi nei 4 punti cardinali. Dovessi racchiudere il mio insegnamento in uno slogan direi senza ombra di dubbio e senza sbagliarmi che è stato caratterizzato da una “Cristologia soteriologica”.  Il focus del mio insegnamento è stato senza dubbio l’evento Cristo in tutte le sue possibili sfaccettature.

La vita di studioso della Bibbia e i 36 anni spesi per insegnarla mi hanno costretto a non partecipare ad una pastorale pratica nei tempi previsti dalla liturgia. E’ vero, tuttavia i 2.500 miei ex studenti lavorano nella vigna del Signore anche a nome mio. Inoltre va notato che dal 1982 ogni anno ho predicato uno o due corsi di esercizi spirituali nelle diverse comunità religiose, sia maschili che femminili. Anche questo impegno ha un sapore pastorale. 

Conclusione

Visto che il bilancio consuntivo dei 50 anni di sacerdozio è abbastanza positivo mi corre l’obbligo di ringraziare i molti attori che lo hanno reso possibile. Innanzitutto un senso di gratitudine e di ringraziamento profondo va  al Padre Celeste che non si è vergognato dei miei limiti umano-spirituali. Come non ringraziare ancora il Signore per aver celebrato nell’arco di 50 anni oltre diciannove mila SS. Messe. Forse non tutte sono state celebrate con una intensa partecipazione personale, ma son certo che nel fluire del tempo si sono adornate di un valore cosmico e hanno funzionato come una cassa di risonanza del cuore del mondo.

Un grazie speciale ai Missionari della Consolata che ho trovato nel mio cammino e che hanno creduto in me negli anni della formazione di base. 

Un grazie anche a Mons. Giuseppe Marafini che accettò di impormi le sue mani e rendermi sacerdote del Cristo. Lo ringrazio anche per avermi dato il permesso di lasciare la Diocesi di Veroli-Frosinone ed entrare tra le fila della Consolata.

Un grazie va anche al Consigliere Generale, che, al momento della prima destinazione, promise di richiamarmi dalla Missione per gli studi biblici dopo una esperienza in prima linea. Ringrazio inoltre lo Spirito del Signore, che mi ha guidato e sostenuto sempre nei 36 anni di insegnamento della Parola eterna del Padre. 

Come posso dimenticare di ringraziare la Madonna che mi affidò un compito speciale da espletare lungo il corso della mia vita. Me lo affidò nel 1973 a Lourdes. Arrivato con un gruppo di pellegrini da Londra, mentre si era di fronte alla grotta una voce investì il mio spirito. Una voce chiara e distinta che mi sussurrò: “Io non ti voglio qui, vai più in su”. Mi mossi e oltrepassai gli archi e mi fermai all’inizio della scalinata. La voce tornò insistente: “più in su”, mi disse. Mi mossi di nuovo e arrivai a metà della scalinata che porta alla Basilica, ma la stessa voce ancor più insistente aggiunse: “Non fermarti, vai più in su”. Mi mossi ancora e mi ritrovai dentro la grande Basilica. Mi inginocchiai al primo inginocchiatoio e alzando lo sguardo vidi il Santissimo Sacramento intronizzato sull’altare maggiore. La voce subito aggiunse con un tono di comando: “Lui e solo lui tu devi predicare”. Finalmente capii quale sarebbe stata la mia vocazione. L’accettai e devo dire con gioia che vi sono rimasto fedele. Di questa vocazione privilegiata la ringrazio, perché mi ha sempre ricordato in tutti i giorni della mia vita di non togliere mai lo sguardo dal cuore di suo Figlio.

BIBLIOGRAFIA

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