Scuola di A. Rublev - Inizio XV secolo
Galleria Tetrjacov, Mosca
Misura 71 x 54 cm
Il brano del Vangelo
Lc 2, 1-20
"In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirinio. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c`era posto per loro nell`albergo.
C`erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, 1ma l`angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. 1Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". 1E subito apparve con l`angelo una moltitudine dell`esercito celeste che lodava Dio e diceva:
e pace in terra agli uomini che egli ama" .
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono dunque senz`indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com`era stato detto loro. "
I tre livelli di lettura dell'icona
Nel mondo delle icone è una tra le più belle, ma anche tra le più difficili per la sensibilità occidentale. Tre sono i livelli di lettura dell'icona: il primo nella fascia superiore, il secondo nella fascia di centro. Il terzo nella fascia inferiore.
Il primo livello ci parla dell'annuncio, con la stella al centro della montagna, che indica la presenza di Dio, i Magi, che sono primizia di coloro che vanno verso Betlemme e gli angeli, due che stanno in adorazione, mentre un terzo guarda verso i pastori: i cieli e la terra rifanno amicizia.
Il secondo livello ci parla dell'Incarnazione, con il Bambino in una culla, che è già tomba, la Vergine di stesa su un manto regale, gli angeli e i pastori in adorazione.
Il terzo livello ci parla dell'aspetto umano, con San Giuseppe e le donne che portano le prime cure al Bambino.
La stella
Il centro assiomatico dell'icona di questa icona è la testa del Bambino Gesù perché essa si trova sul medesimo asse di simmetria su cui è posta la stella che distendendo i suoi raggi in tre diramazioni, rappresenta la Santa Trinità, la Luce trisolare, che è presente fin dal principio.
"Una stella di insolita lucentezza apparve allora a tre Magi d`Oriente, stella più brillante e più bella di tutti gli altri astri, che facilmente attrasse gli occhi e i cuori di coloro che la contemplavano; si poteva in tal modo comprendere che non fosse del tutto gratuito quanto di insolito era dato vedere. Colui che concedeva quel segno a quegli osservatori del cielo, ne concesse del pari l`intelligenza; ciò che fece capire, fece anche ricercare; e una volta cercato, si lasciò trovare.
I tre uomini si lasciano condurre dalla luce proveniente dall`alto e si fissano, contemplandolo senza stancarsi, al chiarore dell`astro che li precede e fa loro da guida; così, sono condotti dallo splendore della grazia fino alla conoscenza della verità, essi che, secondo il buon senso, avevano ritenuto un dovere cercare in una città regale la nascita di un re che era stato loro rivelato da quel segno."
Le montagne
Anche nelle tre montagne che si intrecciano tra loro si manifesta il mistero della Trinità. Dio trino ed unico e la montagna centrale, che ospita tutta la scena, rappresenta la seconda persona che è il Cristo.
Questo monte non è sulla terra: è il Cristo stesso. Cita Is 2,2s: Negli ultimi giorni il monte sarà innalzato... ed essi diranno: Venite, saliamo al monte del Signore... ed Eb 12,22: Vi siete accostati al monte Sion. Salirvi è incorporarsi al Cristo.
I Magi
I tre cavalieri che si vedono nella parte superiore sinistra della icona che indicano "la divina stella" sono i Magi. Essi arrivano da lontano per adorare il Re e quando ne annunciano la nascita, Erode per paura di essere detronizzato, cerca il Bambino per ucciderlo.
"Quale grande dono di grazia! Per quali meriti questi bambini hanno guadagnato la vittoria? Non parlano ancora e già confessano il Cristo. Le loro membra non hanno ancora l`agilità che li renderebbe capaci di sostenere il combattimento, e già riportano la palma della vittoria."
Gli Angeli e i pastori
Sempre nella parte superiore dell'icona, ma questa volta a destra della cima del grande monte centrale, troviamo tre angeli: due rivolgono lo sguardo verso il cielo, mentre un terzo, chinandosi, guarda verso i pastori che raffigurano il popolo che camminava nelle tenebre e che vide una grande luce (Is 9,2).
"Un altro angelo ancora recò la buona notizia ai pastori perché essi si purificassero ritirandosi in raccoglimento lontano dalla folla; dopo di lui, poi, la moltitudine delle coorti celesti trasmise agli abitanti della terra quel celeberrimo canto di gloria che si canta lassù."
Davanti alla grotta vi sono altri tre angeli, chinati e con le mani velate, che adorano il Verbo incarnato: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà" (Lc. 2,14).
La grotta
Al centro dell'icona si spalanca un'ampia grotta nera, simbolo degli Inferi (è la stessa grotta raffigurata nell'icona della Resurrezione). Il peccato genera la morte ed effonde intorno a noi l`oscurità, la tenebra in modo che non possiamo più riconoscere e confessare Dio.
Il bue e l'asino
Nell'interno della grotta ci sono il bue e l'asino che sono figura l'uno del paganesimo idolatra e l'altro della concupiscenza della carne. Isaia (1,2-3) dice: "Ho generato dei figli e li ho cresciuti, ma essi si sono allontanati da me. Il bue conosce il suo proprietario, e l`asino la greppia del suo padrone. Ma Israele non mi ha conosciuto, il mio popolo non mi ha compreso".
Tra i vari significati del bue ritroviamo anche quello dell'abbondanza, del sacrificio, della stoltezza e della pace. L'asino invece era una cavalcatura nobile destinata ai re (Gdc 5,10); Gesù stesso cavalca un puledro d'asina entrando trionfalmente in Gerusalemme (Mt 21, 4- 10).
Il Bambino
La luce risplende fra le tenebre; ma le tenebre non l`hanno ricevuta (Gv 1,5). All'interno della grotta la Vergine Maria diede alla luce la Luce. Gesù Bambino è posto in una mangiatoia che ha l'aspetto di una tomba ed è avvolto in fasce come un morto; questi aspetti stanno a simboleggiare la missione per la quale Egli è venuto nel mondo.
"…Ora che è cessata la varietà dei sacrifici carnali, la sola oblazione del tuo corpo e del tuo sangue sostituisce perfettamente la molteplicità delle vittime, poiché tu sei il vero Agnello che toglie i peccati del mondo. In te perfezioni tutti i misteri, perché ci sia un unico regno formato da tutte le genti, come c`è un solo sacrificio che sostituisce tutte le vittime."
"Affinché l`uomo mangiasse il pane degli angeli e la manna scendesse sull`autentico popolo d`Israele (cfr. Sal 77,23ss), il Verbo si fece carne e abitò fra noi (Gv 1,14). Dio ci vuole umili e ci vuole alti: umili, per evitare la superbia; alti per acquistare la sapienza..."
La Vergine Maria
Fuori della grotta, la Madre di Dio è raffigurata distesa e vestita di abiti regali. Maria, il cui grembo è sullo stesso asse di simmetria della stella, e per questo del Bambino, rappresenta l'umanità riconciliata. Il suo "si" a Dio ora la vede esausta, stanca nella posa del mento sulla mano, e distesa su un manto di uno splendido color porpora, simbolo della regalità e della passione del Cristo (il Pantocràtore ha le vesti rosse). Lo sguardo della Vergine non è sul Bambino, ma è nel contempo rivolto verso l'infinito, perché "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" (Lc. 2,19), e verso i pastori , nell'amorevole gesto di voler estendere il suo amore di mamma nell'accoglienza dell'umanità .
Essa è anche immagine del roveto ardente (Es. 3,2) che brucia e non si consuma: "Un grande stupore si impossessa dell`uomo quando considera il miracolo che Dio scese prendendo dimora in un seno materno, che la sua somma essenza assunse un corpo umano e per nove mesi abitò nell`utero della madre senza contrarietà, e che quel seno di carne fu in grado di portare il fuoco, che la fiamma abitò nel corpo delicato senza bruciarlo. Proprio come il roveto sull`Oreb portava Dio nella fiamma, così Maria portò Cristo nel suo seno verginale." (Efrem Siro, Inno per la nascita di Cristo, 1).
Le tre stelle che Maria porta sulla testa e sulle spalle sono infatti segno della sua santa verginità ante partum, in partum et post partum (prima, durante e dopo il parto).
Giuseppe
Nella parte inferiore dell'icona, nel terzo livello di lettura, incontriamo Giuseppe seduto in una espressione pensosa e silenziosa. Lo sposo di Maria rappresenta l'umanità che si interroga davanti all'evento inspiegabile. Il dubbio, personificato da Tirso, il pastore che gli sta davanti, lo assale; le tenebre e la paura avvolgono la sua mente.
"Tieni, dice l`angelo in sostanza, la tua sposa che avevi deciso di lasciare, poiché è Dio che te la dà, non i suoi genitori. Te la dona, non per i soliti scopi del matrimonio, ma soltanto perché dimori con te, e la unisce a te per mezzo di me stesso che ti parlo. Ella è affidata ora a Giuseppe, come piú tardi Cristo la affiderà al suo discepolo..."
L' alberello e le pecore
Il piccolo alberello tra Giuseppe ed il pastore è il germoglio che spunterà dal tronco di Iesse, il virgulto che germoglierà dalle sue radici (Is. 11,1). Le pecorelle, invece, rappresenta la creazione intera che resta immobile ed estasiata davanti al mistero dell'Incarnazione. La verità è sorta dalla terra, e la giustizia si è affacciata dal cielo (Sal 84,12), in questa natività si è adempiuta anche la parola di Isaia che dice: La terra produca e germini il Salvatore, e sorga insieme la giustizia (Is 45,8).
Le donne e il bagno del Bambino
In basso a destra nell'icona troviamo due donne che hanno cura del Bambino provvedendo al suo bagnetto. Con questo gesto umano viene simboleggiato il Battesimo.